Anglonormanna, Arte. Miniatura
La conquista normanna comportò il passaggio del potere politico ed economico nelle mani di una piccola minoranza di stranieri che si distinguevano dalla popolazione sottomessa, anglosassone, in primo luogo per la loro lingua, il francese. Mutamenti sociali ebbero naturalmente luogo in modo più graduale: in campo politico e militare Guglielmo fu costretto a combattere senza tregua per mantenere il dominio sull'Inghilterra sottomessa, riuscendovi solo con spietata brutalità. Le capacità amministrative dei Normanni - di cui l'introduzione del libro del catasto (Domesday Survey) del 1086 e la crescente efficienza e importanza della cancelleria reale sono il segno più evidente - la loro abilità militare, testimoniata dai castelli e dall'organizzazione della cavalleria pesante, e una forte crescita economica nel commercio e nelle disponibilità finanziarie, furono tutti elementi che nei centocinquant'anni seguenti trasformarono l'Inghilterra in un regno molto più forte e ricco.Il problema della successione, sempre fondamentale nelle dinastie medievali, provocò una serie di cambiamenti radicali, ma da ognuno di questi episodi la monarchia uscì rafforzata, nonostante restassero vivi motivi di tensione. Enrico I (1100-1135) riconquistò con la forza la Normandia da suo fratello maggiore, Roberto II Courte-Heuse, riunificando in tal modo le terre di suo padre. Dopo gli anni instabili del conflitto tra Matilde (figlia di Enrico I e nipote di Guglielmo I) e Stefano di Blois (figlio di Adela e nipote di Guglielmo I), re Enrico II (1154-1189), figlio di Stefano, con la sua eredità angioina e il suo matrimonio con Eleonora d'Aquitania (1152), venne infine riconosciuto come sovrano sia di gran parte della Francia, sia dell'Inghilterra. Suo figlio, Riccardo I Cuor di Leone (1189-1199), era sufficientemente sicuro del proprio potere per compiere una crociata in Terra Santa, il che gli valse un grande prestigio e fu soltanto per la sfortunata circostanza della sua cattura sulla via del ritorno e della sua prematura morte che la situazione si fece nuovamente incerta sotto il fratello Giovanni (1199-1216). Questi infatti si alienò le simpatie sia della nobiltà, sia della Chiesa, con il risultato di una nuova invasione francese nel 1216.I rapporti dei re anglonormanni con la Chiesa furono meno armoniosi di quelli dei loro predecessori anglosassoni; dalla fine del sec. 11° la lotta per le investiture nonché quella relativa ai limiti del potere non solo spirituale, ma anche e soprattutto temporale del papato, non poterono non provocare tensioni. Un altro problema era quello relativo alla tassazione delle chiese e alle richieste di tributi feudali; Guglielmo I cercò subito di insediare candidati di sua nomina nelle diocesi inglesi e Lanfranco, un italiano che era stato abate di Bec in Normandia, divenne arcivescovo di Canterbury (1070-1089). Ma i monasteri rappresentavano luoghi dove la resistenza ai Normanni poteva continuare e dove in realtà continuò, sia sul piano militare - come per es. a Ely - sia su quello culturale, con la difesa della lingua, del culto dei santi e delle tradizioni liturgiche locali. Anselmo, che succedette a Lanfranco come arcivescovo (1093-1109), si recò a Roma nel 1097 per cercare il sostegno del papa, a seguito delle controversie con Guglielmo II. Il martirio di Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury, nel 1170, segnò il momento culminante dell'ancor più aspro conflitto tra il papa e il re Enrico II.
Il Domesday Survey attesta la grande ricchezza materiale dei monasteri benedettini inglesi; il loro potere politico ed economico era alla base del loro mecenatismo, che fu il fattore più importante nella produzione artistica durante il sec. 12° in Inghilterra. Molte delle principali diocesi inglesi erano vescovadi monastici: per es. Canterbury, Winchester, Ely, Worcester e Durham erano tutte priorie cattedrali e, insieme, importanti centri di produzione libraria. Dal 1128 si stabilì in Inghilterra, a Warley nel Surrey, un nuovo ordine monastico, quello di Cîteaux; entro il 1152 esso aveva già fondato una quarantina di monasteri. L'austerità della regola cistercense nei primi anni comportò che, per le arti figurative e per la decorazione, la committenza dell'Ordine fosse meno importante che per l'architettura. Importanza avevano anche, verso la fine del secolo, i priorati agostiniani come collegamento con la committenza e la proprietà dei manoscritti da parte del clero secolare.
Le cattedrali secolari, tenute da canonici, avevano anch'esse le proprie biblioteche e, in alcuni casi, le proprie scuole; persino alcune chiese parrocchiali, se abbastanza ricche, potevano disporre di libri di culto miniati. Le effettive conoscenze sull'argomento sono comunque assai scarse.La vita culturale del sec. 12° è segnata anzitutto da un'importante attività storiografica, sulla scia della tradizione di Beda e delle cronache anglosassoni, in cui spicca in modo particolare l'opera di Guglielmo di Malmesbury (ca. 1080-1143).Della Cronaca di Fiorenzo di Worcester una copia (Oxford, C.C.C., 157, p. 382) contiene una delle pochissime rappresentazioni contemporanee di un re anglonormanno, Enrico I, raffigurato nell'atto di sognare le varie classi sociali, i baroni, il clero, i contadini, che si lamentano con lui per le tasse e le ingiustizie.La letteratura spirituale è rappresentata da s. Anselmo, il cui trattato Cur Deus Homo modificò il giudizio sulla dottrina dell'espiazione. Di una raccolta di preghiere scritta per Matilde di Toscana esistono diverse copie illustrate. S. Aelredo di Rievaulx (1109-1167) scrisse testi mistici che ebbero un'ampia circolazione (si tratta peraltro di produzione non illustrata). Un'altra figura importante fu Giovanni di Salisbury (ca. 1115-1180), che studiò e insegnò all'Università di Parigi, prima di diventare vescovo di Chartres.
Si copiavano e in alcuni casi si illustravano (Durham, Cathedral Lib., Hunter 100) testi di medicina e astrologia insieme a testi classici; alla fine del secolo i monasteri inglesi erano dotati di biblioteche considerevoli per quantità e per varietà di opere; di alcune di queste biblioteche, come per es. quella della Christ Church a Canterbury, rimangono i cataloghi.Nelle arti figurative il periodo successivo alla conquista può vantare un'opera d'importanza eccezionale, il ricamo di Bayeux (Bayeux, Tapisserie de Bayeux), assieme a una produzione piuttosto limitata di manoscritti, che nell'insieme è conservatrice nello stile e si basa su precedenti anglosassoni. I Normanni aggiornarono le biblioteche dei monasteri inglesi, importando specialmente testi patristici e commentari biblici copiati in monasteri della Normandia. Scritti finemente e decorati con iniziali fantasiose, questi testi, in genere, non hanno miniature a piena pagina né cicli di miniature. Il Salterio di St Albans (Hildesheim, St. Godeshardskirche, 1169), rappresenta pertanto una novità con il suo fastoso ciclo di quaranta miniature a piena pagina interamente dipinte, cinque disegni colorati e duecentoundici iniziali istoriate; introduce di fatto un nuovo stile, al corrente della recente pittura italo-bizantina e continentale, con particolare attenzione per la miniatura tedesca. La sua iconografia riflette una molteplicità di fonti, anglosassoni, ottoniane e bizantine, con alcune innovazioni (quali l'Adorazione del calice) che sembrerebbero opera di mano dello stesso maestro principale. Si ritiene che il manoscritto sia stato eseguito intorno al 1120 per Cristina di Markyate, monaca di clausura corrispondente di Goffredo, abate di St Albans. Un confronto tra la miniatura della Sepoltura di Cristo (c. 48) e la stessa scena raffigurata nella chiesa di S. Angelo in Formis, presso Capua (1080 ca.), spinge a ritenere assai probabile che il maestro del Salterio di St Albans abbia egli stesso visitato l'Italia e ciò potrebbe far ipotizzare che si tratti di un artista professionista laico e non di un monaco. In ogni caso, egli lavorò anche per altri monasteri ed eseguì una Vita illustrata di s. Edmondo per l'abbazia di Bury St Edmunds (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 736). Il Salterio di St Albans sembra contenere allusioni ai conflitti personali di Cristina di Markyate - per la sua scelta di non sposarsi e di vivere come una reclusa - nelle miniature che illustrano la Vita di s. Alessio, che ugualmente rinunciò al matrimonio. La Vita di s. Edmondo contiene invece un ciclo di scene in cui sono illustrate le suppliche del monastero per ottenere la protezione celeste contro i suoi nemici: per es. i ladri che avevano tentato di spogliare il sepolcro del santo sono miracolosamente catturati e quindi impiccati (p. 36).A Bury, poco dopo, probabilmente intorno al 1135, il priore e il sacrista, come è noto dalla cronaca dell'abbazia, commissionarono al maestro Hugo, di certo un artista di professione, l'illustrazione di una Bibbia atlantica in due volumi dei quali è conservato solo il primo (Cambridge, C.C.C., 2), con sei miniature superstiti su pezzi separati di pergamena attaccati alle pagine, un dettaglio questo a cui si fa riferimento anche nella cronaca; le altre miniature sfortunatamente sono state erase. Una bibbia di questo tipo era usata per le letture nel refettorio al momento dei pasti e bibbie simili, eseguite nel sec. 12°, si trovano nei monasteri di tutta Europa. Si trattava di beni di prestigio che tutti i monasteri benedettini dovevano necessariamente possedere: quando Enrico II nel 1180 insediò Ugo di Avallon nella prioria certosina a Wetham, fondata dal re per espiazione dell'uccisione di Tommaso Becket, si premurò di procurare una di tali bibbie per s. Ugo.
La Bibbia di Bury mostra sia nello stile, sia nell'iconografia, l'influenza dell'arte bizantina; non solo, infatti, la prima e la seconda crociata avevano accresciuto i contatti con l'Impero d'Oriente, ma sovrani normanni che avevano legami dinastici con i Normanni d'Inghilterra avevano fondato nell'Italia meridionale e nella Sicilia quello che a quei tempi era il regno più ricco d'Europa. Palermo, la capitale, era anche la massima città europea e nel regno poliglotta si parlava il greco, l'arabo, il latino, il francese. Non sorprende quindi il fatto che la Cappella Palatina e il monastero reale fondato sulla collina sovrastante, Monreale, siano gli edifici più sontuosamente decorati nell'Europa del sec. 12° nella tecnica più costosa, il mosaico. Né può sorprendere che essi abbiano avuto un peso sugli artisti di tutta Europa, peso riscontrabile molto chiaramente anche in Inghilterra nell'opera di un gruppo di artisti che, intorno al 1170-1180, curarono la decorazione della Bibbia atlantica, ancora oggi nella biblioteca della cattedrale di Winchester che all'epoca era una prioria cattedrale benedettina. Una iniziale delle Lamentazioni tiene chiaramente presente la figura del Pantocratore dell'abside della Cappella Palatina (Winchester, Cathedral Lib., Bibbia [2] 3, c. 169); essa è attribuita a un artista noto come Maestro del foglio Morgan, la cui denominazione deriva da un singolo foglio della Bibbia posto originariamente a introdurre il primo libro di Samuele (oggi a New York, Pierp. Morgan Lib., M. 619). Tale maestro introdusse una gravità e una monumentalità che sono in contrasto con la vigorosa animazione delle prime miniature della Bibbia, iniziata probabilmente intorno al 1150-1160. Le prime miniature scaturiscono da una tradizione locale di espressività lineare che, in un'altra Bibbia, eseguita intorno al 1150 forse in St Augustine a Canterbury (Londra, Lamb., 3; il secondo volume a Maidstone, Mus. and Art Gall., 1), è spinta ai suoi limiti estremi. Nelle sei miniature a piena pagina che di essa sono rimaste, oltre che nelle numerose iniziali istoriate, l'intento sembra quello di esprimere la spiritualità, smaterializzando le figure che sembrano così camminare senza peso in punta dei piedi, mentre l'intreccio dei motivi lineari serve a far apparire il modellato delle forme al di sotto del panneggio. Da un punto di vista iconografico sono state individuate fonti di origine paleocristiana e fonti europee coeve. L'importanza spirituale dell'intima assimilazione della parola di Dio rivelata è evocata in modo mirabile dall'iniziale che raffigura il profeta Ezechiele che ingoia un rotolo (c. 258v).
L'artista della Bibbia di Lambeth miniò anche i Vangeli per l'abate del convento benedettino di Lisieux, nel Nord della Francia; sembrerebbe inoltre attivo anche a St Albans. Poiché i monaci erano tenuti a rimanere nel proprio monastero senza la possibilità di viaggiare, è verisimile che questo artista sia stato un miniatore di professione; è certamente questo il caso di un altro miniatore che inserì il suo autoritratto nell'iniziale di un'altra bibbia della metà del sec. 12° (Cambridge, C.C.C., 3-4) nel Tardo Medioevo conservata a Dover, una prioria della Christ Church di Canterbury, che può essere stata eseguita nella stessa Christ Church.
In un periodo in cui poche opere d'arte sono datate con certezza da testimonianze esterne e quasi nulle sono le informazioni biografiche sugli artisti, differenze stilistiche quali quelle tra il primo e il secondo gruppo di artisti nella Bibbia di Winchester sono generalmente spiegate come uno sviluppo cronologico. A volte, tuttavia, tali differenze si possono meglio spiegare tenendo presente la diversa formazione dei maestri-monaci, che lavoravano nello scriptorium in uno stile più tradizionale, e degli artisti di professione, che giungevano dall'esterno ed erano più abili e aggiornati. In altri esempi si può trattare di una diversa destinazione del libro e di una diversità dei modelli copiati: questo è probabilmente il caso di un salterio (Londra, BL, Cott. Nero C.IV) che sembra essere stato eseguito per Enrico di Blois, vescovo di Winchester (1129-1171). Egli era fratello del re Stefano e fu un importante mecenate, oltre che un attivo uomo politico, specialmente durante i disordini verificatisi sotto il regno di suo fratello.Il salterio era un altro dei testi fondamentali per la comunità monastica, poiché tutti i centocinquanta salmi erano letti nel coro una volta alla settimana; era un manuale spirituale e insieme un libro profetico. Ogni grande biblioteca monastica nel sec. 12° possedeva anche il Commento ai Salmi di s. Agostino e, generalmente, anche quello di Cassiodoro. Il Commento ai Salmi di Pietro Lombardo, pubblicato dall'Università di Parigi intorno al 1158-1159, divenne un testo corrente nel tardo 12° secolo. Se ne conserva una lussuosa copia miniata in due volumi, eseguita per Tommaso Becket (Oxford, Bodl. Lib., Auct. E. inf. 6; Cambridge, Trinity College, B. 5. 4).
In un simile contesto di devozione e studio non sorprende la presenza di un certo numero di copie di lusso sulla scia del Salterio di St Albans. Il Salterio di Winchester contiene trentotto miniature introduttive a piena pagina, insieme a un calendario illustrato e a iniziali decorate; le miniature più importanti sono eseguite, come le iniziali più antiche della Bibbia di Winchester, in uno stile notevole per la sua linearità e per le soluzioni espressionistiche (c. 17). Si tratta di disegni colorati ad acquarello che risaltano su un fondo blu pallido. Le due miniature della Morte della Vergine e della Vergine in gloria fiancheggiata da angeli (cc. 29 e 30) erano originariamente disposte una di fronte all'altra, come un piccolo dittico devozionale. In questo caso la marcata differenza nello stile e nel colore non dipende da una datazione diversa da quella delle altre miniature, ma da una diversa funzione. Le due scene presentano un'iconografia tipicamente bizantina ed è perciò verisimile che riproducano un'icona bizantina o italo-bizantina, un tipo di oggetto che sarebbe potuto facilmente appartenere a Enrico di Blois: com'è noto, costui aveva portato da Roma anche antiche colonne di marmo per la chiesa di Glastonbury, di cui per un periodo fu abate. Opere di tale qualità presuppongono notevole raffinatezza e capacità di giudizio artistico.
Tra i vari salteri con cicli di miniature introduttive figurano il Salterio di Glasgow (Glasgow, Univ. Lib., Hunter U. 3.2) e il Salterio di Copenaghen (Copenaghen, Kongelige Bibl., Thott 143.2°), entrambi eseguiti nell'Inghilterra del Nord intorno al 1170-1175. Nel primo, una sequenza di scene relative alla morte della Vergine comprendente l'eccezionale immagine degli angeli che sollevano il corpo morto fasciato, visto dall'alto come se venisse osservato da Dio stesso (c. 19v), testimonia (come il dittico di Winchester) l'accresciuta devozione alla Vergine Maria, caratteristica del sec. 12°, messa in risalto anche dai testi che raccolgono i suoi miracoli. Il Salterio di Copenaghen contiene sedici miniature introduttive a piena pagina ed è illustrato da diversi artisti; uno di questi, che è presente con alcune iniziali istoriate, lavorò anche a St Albans in manoscritti eseguiti su commissione dell'abate Simone (1167-1183) e dovette essere senza dubbio un miniatore di professione, poiché lavorò anche a codici posseduti da conventi francesi.Si sono conservate due copie del sec. 12° di un salterio illustrato a Reims - datato all'820 ca. e ora a Utrecht (Bibl. der Rijksuniv., 32) - con un ciclo di immagini per i salmi concepito in modo diverso. Questo manoscritto giunse probabilmente a Canterbury verso la fine del sec. 10° o agli inizi dell'11° e qui fu subito copiato. Nel ciclo, in cui ogni salmo è introdotto da una miniatura, le parole agiscono quasi come leve di comando per le immagini o le scene, che vengono inquadrate in uno sfondo paesistico; è stato recentemente proposto che la funzione di questo procedimento fosse quella di aiuto per la memorizzazione dei salmi. La più antica delle due copie del sec. 12° (Cambridge, Trinity College, R. 17.1) fu scritta da un copista di nome Eadwine, un monaco della Christ Church; alla fine del manoscritto vi è un suo ritratto, completato da un'iscrizione laudativa che è stata recentemente considerata come un'aggiunta più tarda (c. 283v). Le illustrazioni sono a inchiostri colorati su fondi neutri e risalgono alla metà del 12° secolo. La seconda copia (Parigi, BN, lat. 8846), che non fu terminata, è dipinta nello stile internazionale bizantineggiante del tardo sec. 12°, intorno cioè al 1180-1190, in modo analogo alle miniature più tarde della Bibbia di Winchester. I colori sono pesanti e opachi e lo sfondo è costituito da una brillante foglia d'oro.Benché salteri e bibbie forniscano gli esempi più significativi della decorazione dei manoscritti, essi non erano certo gli unici testi illustrati. Libri di culto quali i sacramentari devono essere esistiti, ma furono senza dubbio distrutti durante la Riforma. Alla già ricordata Vita di s. Edmondo di Bury si aggiungono due superstiti Vite di s. Cutberto eseguite a Durham; una (Oxford, Univ. College, 165) è dell'inizio del sec. 12° e contiene cinquantacinque disegni colorati; l'altra (Londra, BL, Yates Thompson 26) è databile intorno al 1190-1200 e ha miniature interamente dipinte e dorate. La produzione di questi libri era collegata con il culto dei santi e l'incoraggiamento al pellegrinaggio, un altro rilevante aspetto della vita religiosa del 12° secolo.Vi erano poi altri testi illustrati, le cui origini risalivano al periodo tardoantico e i cui cicli iconografici erano stati trasmessi attraverso la mediazione della produzione figurativa carolingia e anglosassone. Questi comprendevano erbari con le rappresentazioni di piante medicinali, testi medici che illustravano soggetti quali la cauterizzazione o il salasso (Durham, Cathedral Lib., Hunter 100, c. 119), bestiari con le conoscenze tradizionali sugli animali e gli uccelli, testi astronomici con rappresentazioni dei pianeti, delle costellazioni e dei segni zodiacali. A St Albans all'inizio del sec. 12° venne eseguita una copia del poema allegorico-religioso di Prudenzio sul conflitto tra le virtù e i vizi e alla metà del secolo fu eseguita una copia, forse più sorprendente, delle commedie di Terenzio con figure di attori romani con maschere teatrali, anch'essa risalente a modelli italiani del sec. 5° o 6° noti forse attraverso la mediazione del mondo carolingio (Oxford, Bodl. Lib., Auct. F. 2.13). Uno degli esecutori del codice con le opere di Terenzio, ancora una volta certo un professionista, contribuì anche con alcuni disegni a piena pagina alla decorazione della Bibbia di Winchester nel primo libro di Samuele e in quelli di Giuditta e dei Maccabei. Questi manoscritti erano decorati anche con grande varietà di motivi derivanti da più antiche fonti locali, europee e orientali, presenti anche su tessuti o metalli lavorati. L'incorniciatura delle pagine e specialmente le lettere iniziali fornivano la materia per opere di questo genere, nell'esecuzione delle quali gli artisti erano liberi dalle costrizioni degli argomenti e lavoravano seguendo quei fini estetici dei quali s. Bernardo diffidava, come sostenuto da Schapiro (1977). Tutte le bibbie fin qui ricordate hanno iniziali di questo tipo; ne è un buon esempio una Bibbia di Oxford (Bodl. Lib., Auct E. inf. 1-2) che, come Oakeshott (1981) ha dimostrato, può essere stata quella che i monaci di Winchester furono costretti da Enrico II a donare all'abbazia di Witham e che fu scrupolosamente restituita da s. Ugo, quando questi ne conobbe la provenienza.
Altre lettere che rappresentano una caratteristica particolare dei manoscritti inglesi sono decorate con arabeschi in un gran numero di colori. In ogni monastero si svilupparono degli stili diversi, cosicché, per es., le iniziali di Reading sono facilmente riconoscibili. La regola cistercense stabiliva che le iniziali dovessero essere di un solo colore, ma anche in questo caso i colori erano alternati con intenti decorativi. Va infine ricordato che scrittura e decorazione sono strettamente legate nei sontuosi frontespizi e nelle rubriche, scritte in maiuscole miste e spesso con inchiostri colorati, così come nei diagrammi; questi ultimi costituivano un aspetto importante dell'esegesi e dell'insegnamento nel 12° secolo.
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