Anglonormanna, Arte. Monetazione
I conquistatori normanni trovarono al loro arrivo in Inghilterra un sofisticato sistema monetario che, oltre ad assolvere le normali funzioni fiscali e commerciali interne, forniva al re una notevole fonte di reddito e costituiva una rispettata valuta internazionale.
La monetazione a. seguì il modello tardo anglosassone, che comprendeva unicamente monete d'argento di mm. 20 ca. di diametro e con un peso variabile tra 1,25 e 1,45 grammi. Unità più piccole venivano ottenute tagliando le monete a metà e in quarti lungo le linee della croce impressa sul rovescio. Il metallo delle emissioni ufficiali era l'argento puro (titolo 925‰ ca.), per la maggior parte ottenuto da monete estere importate e da verghe. Non furono coniate monete di nominali maggiori o d'oro.
Anche l'organizzazione del sistema monetario seguiva fortemente il modello precedente; una grossa riforma verso la fine del regno di Edgardo, intorno al 973, aveva introdotto un sistema ciclico secondo il quale le monete in circolazione venivano ritirate a intervalli regolari e nuovamente coniate con disegni notevolmente diversi dai precedenti.
Alcuni ritrovamenti di 'tesori' del periodo tardosassone, composti da monete di diversi tipi, fanno pensare che le riconiature fossero divenute meno sistematiche; sembra però che Guglielmo I le abbia attuate più rigorosamente. Il Domesday Book del 1086 testimonia che egli riorganizzò gli aspetti fiscali del sistema monetario secondo criteri più rigorosi, di ispirazione continentale. Le riconiature avevano luogo ancora ogni due o tre anni, ma non vi sono elementi sufficienti per una datazione esatta dei cambiamenti di tipo. È infatti ancora un problema dibattuto se la divisione tra le emissioni di Guglielmo I (1066-1087) e quelle di Guglielmo II (1087-1100) sia da collocare dopo l'ottavo tipo di monete che portano il nome 're Guglielmo', come normalmente accettato, o prima di esso. Le monete a., come quelle precedenti la conquista, hanno sul dritto un busto del re circondato dal suo nome e titolo.
La continuità è sottolineata dalla somiglianza tra le monete di Aroldo II, l'ultimo re sassone, e il primo tipo di Guglielmo I. Le effigi non sono dei veri ritratti, anche se vi appaiono tentativi di individualizzazione: Aroldo è raffigurato con una fitta barba e baffi; Guglielmo senza barba, ma anche lui con i baffi. Queste immagini indubbiamente contemporanee sono però in contrasto con il ricamo di Bayeux (Bayeux, Tapisserie de Bayeux) nel quale Aroldo è raffigurato senza barba e Guglielmo assolutamente senza barba né baffi.Le monete in cui Guglielmo è ritratto come 're degli inglesi' (Londra, British Mus., Trustees) furono disegnate da un anglosassone poiché il suo nome inizia con un wyn e non con il normanno W; una simile continuità è dimostrata anche dalle iscrizioni del rovescio.
Le emissioni di Guglielmo seguirono la prassi sassone di menzionare il nome dello zecchiere e la città dove questi aveva la propria officina. La maggior parte degli zecchieri di Aroldo, come per es. Anderbode di Winchester, eseguì monete anche per Guglielmo; questi fu probabilmente, a giudicare dal nome, uno dei molti tedeschi incoraggiati a trasferirsi in Inghilterra da Edoardo il Confessore (1042-1066). La maggior parte degli zecchieri continuò però ad avere nomi anglosassoni o nomi scandinavi, più comuni nelle zone orientali, fino a quando nomi normanni non divennero più frequenti sotto Enrico I (1100-1135). Con circa sessanta zecche, che operavano in maniera irregolare, sparse in tutto il paese e con circa duecento zecchieri nei primi anni, la monetazione fornisce una testimonianza importante dell'attività commerciale, non altrettanto bene analizzabile attraverso altre fonti.
Gli zecchieri erano imprenditori responsabili verso il re per la qualità dell'emissione; essi impiegavano lavoranti per la battitura manuale delle monete con coni in ferro; sembra che questi imprenditori operassero in laboratori propri e non in una zecca centrale.
Le effigi sulle monete dei re normanni furono fortemente influenzate da quelle adottate dai contemporanei imprenditori germanici e, attraverso di essi, dai prototipi bizantini. Un tipo di moneta di Guglielmo I (Londra, British Mus., Trustees) raffigura il busto del re entro un baldacchino, reminiscenza questa dell'arte ottoniana, mentre le corone imperiali con pendenti presenti su altre emissioni si riallacciano all'iconografia bizantina.I coni venivano in genere preparati centralmente da, o per, gli incisori per diritto ereditario, la famiglia Fitz Otto, e distribuiti in tutto il paese; di conseguenza non si riscontrano stili regionali. Bisogna inoltre fare attenzione nell'interpretazione dei dettagli di queste effigi, in quanto esse venivano prodotte con una gamma limitata di semplici punzoni e le differenziazioni erano dettate dalla necessità di ottenere un nuovo disegno piuttosto che dall'acquisizione di nuove tipologie di insegne regali.I disegni sul rovescio delle monete seguono per tutto il regno normanno i precedenti sassoni e presentano una croce decorativa eseguita in numerose varianti. Il sistema delle riconiature periodiche continuò durante il regno di Enrico I, anche se diversi 'tesori' presentano monete di vari tipi. Nel 1108 e nel 1124 il re dovette intervenire per reprimere abusi nella coniazione e benché negli ultimi anni del suo regno fossero ristabiliti gli alti livelli produttivi precedenti, questi non furono mantenuti dopo la sua morte, durante la guerra civile che contrappose il nipote Stefano (1135-1154) alla figlia, l'imperatrice Matilde. Per la prima volta venne interrotto il monopolio reale sulla produzione monetale; i baroni coniavano monete con il proprio nome e venivano a trovarsi in circolazione monete irregolari di qualità molto scadente. Durante i disordini, a York venne coniata una serie con disegni particolari del tutto diversi dai ripetitivi tipi inglesi.
Le monete di Eustace Fitzjohn (Londra, British Mus., Trustees) presentano una figura in armi che ricorda i santi soldati dell'arte bizantina, ma anche una immagine trovata su monete dei conti di Edessa, crociati che appartenevano come la moglie del re Stefano alla casa di Boulogne. Il cavaliere al galoppo sulle monete di Robert de Stuteville (Londra, British Mus., Trustees) trova confronti nei sigilli contemporanei, ma il suo parallelo numismatico si ritrova nel cavaliere molto più statico delle monete della Sicilia normanna coniate sotto Ruggero I (1072-1101).
Nel 1158 Enrico II abolì la pratica della riconiazione, mentre venne mantenuta l'indicazione della zecca e dello zecchiere sul rovescio delle monete.
Durante tutto il periodo normanno le monete coniate dalle zecche inglesi vennero usate anche come valuta internazionale; 'tesori' contenenti esemplari databili tra il 1066 e il 1154 sono stati trovati in tutta Europa, dalla Francia alla Russia, mentre alcune monete di Enrico I sono state ritrovate in Italia, a Bari.
Bibliografia
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v. anche Anglonormanna, Arte. Parte introduttiva