arte
. In senso lato, significa " attività ", e propriamente l'attualizzarsi di una potenza nell'operare: If XI 100 natura lo suo corso prende / dal divino 'ntelletto e da sua arte (" dall'intelletto divino e dalla sua capacità di tradurre in realtà obiettiva la sua creatività ", Pagliaro, Ulisse 250). Nell'ambito di questa accezione, le attestazioni dei successivi vv. 103 e 105 significano l' " operare " o il " lavoro " umano, l'arte vostra quella, quanto pote, / segue, come 'l maestro fa 'l discente; / sì che vostr'arte a Dio quasi è nepote; il Chimenz opportunamente nota che l'avverbio quasi modificante nepote potrebbe " significare una certa differenza qualitativa " tra l'a. umana e la sua ascendenza divina: è comunque evidente che qui il rapporto a. divina-natura-a. umana prescinde da ogni considerazione di grado e di qualità, ed è istituito unicamente sulla continuità dell'operare divino, della mediazione della natura, dell'operare umano (" in qualibet operatione naturae et artis est creatio ", Sum. theol. I 45 8 1). Per una precisa interpretazione del passo, giova inoltre ricordare che l'usuraio in tanto è violento contro Dio in quanto disprezza la natura (per sé natura e per la sua seguace / dispregia, vv. 110-111), e che nel rapporto a. divina-natura D. vedeva - secondo gli atteggiamenti della filosofia scolastica - soprattutto la funzione strumentale della seconda rispetto alla prima (a coelo, quod organum est artis divinae, quam ‛ naturam ' comuniter appellant, Mn II II 3; " natura est quoddam instrumentum Dei moventis ", Sum. theol. I II 6 1 ad 3), con la conseguente identificazione delle due entità: Deus aecternus arte sua, quae natura est, in esse producit, Mn I III 2 (cfr. E. De Bruyne, Études d'esthétique méd., Bruges 1946, III 317 ss.).
Altra attestazione di a. divina che s'identifica con la natura-strumento è in If XIX 10. L'a. divina è alternativa della legge naturale in If XXI 16 tal, non per foco ma per divin'arte, / bollia; mentre in Pd IX 106 Qui si rimira ne l'arte ch'addorna / cotanto affetto, e in X 10 comincia a vagheggiar ne l'arte / di quel maestro, essa è vista nel proprio effetto della creazione; effetto in cui si documenta l'eccezionalità dei suoi caratteri inventivi e creativi.
Così anche in Pg XXV 71 lo motor primo a lui si volge lieto / sovra tant'arte di natura, dove a. significa, appunto, tanto l'effetto (in questo caso, la formazione del feto), quanto la meravigliosa mediazione della natura nella nascita della creatura umana. Operazione creativa e suo effetto si affiancano in una locuzione di particolare efficacia sintetica, in If XXXI 49 Natura certo, quando lasciò l'arte / di sì fatti animali, assai fé bene.
Riferita agli angeli, a. significa il realizzarsi di atti e uffici della natura angelica: contemplazione e adorazione della Divinità, e conseguenti influenze sul creato: Pd XXIX 52 L'altra [parte degli angeli] rimase, e cominciò quest'arte / che tu discerni, con tanto diletto, / che mai da circüir non si diparte, e XXXI 132 vid'io più di mille angeli festanti, / ciascun distinto di fulgore e d'arte (" Habent distinctionem in splendore et in officio, secundum diversitatem gratiae et gloriae ", Benvenuto).
Riferita all'uomo, ne significa l'abito operativo e ogni suo attualizzarsi; così in If IV 73 O tu ch'onori scïenzïa e arte, dove l'accezione, con valore assoluto di " operazione " o " attività pratica " meglio si determina nel rapporto disgiuntivo con scienzia: questa, espressione dell'abito speculativo, l'altra dell'abito operativo, secondo la distinzione aristotelica (Ethic. VI 3, 4) più volte illustrata dagli scolastici (" ars nihil aliud est quam ratio recta aliquorum operum faciendorum... Illae vero scientiae quae ad nullum huiusmodi opus ordinantur, simpliciter scientiae dicuntur, non autem artes ", Sum. theol. I II 57 3c, ad 3).
Antichi commentatori, come il Boccaccio o l'Ottimo, furono attenti a tale distinzione: il Boccaccio ricorda il commento di Alberto Magno al citato passo aristotelico (anche se, distinto il sapere della scienza dall'operare dell'a., ne turba i confini col ricordare la natura speculativa delle a. liberali e quella meccanica delle a. servili), e quindi dalla distinzione di " sapienza " e " operazione " passa alle virtù specifiche di Virgilio, " ottimamente aver sentito in filosofia morale e in naturale... mirabilmente aver adoperato in ciò che alla composizione de' suoi poemi, o alle parti di quelli si richiede ". I moderni commentatori, invece, sottintendono o ignorano il valore primario dei due termini, scienza e a., e prospettano solo la deducibile accezione di a. come poesia (" sommo sapiente e sommo poeta ", Del Lungo; " Virgilio è per Dante ne lo stesso tempo ‛ famoso saggio ' e ‛ onore e lume degli altri poeti ' ", Chimenz) che appare come la più ovvia, ma è tanto limitativa da compromettere la relazione che l'apostrofe non può non avere - come sempre nel rapporto D.-Virgilio - con il contesto del momento particolare. Essa è la prima apostrofe che si sostituisca agli appellativi comuni di ‛ poeta ', ‛ maestro ', ‛ signore ', e proprio il contesto impedisce che si riduca a una mera e frammentaria captatio benevolentiae: D. vede nella zona illuminata del Limbo orrevol gente, e intuisce che la ragione del privilegio, ferma la comune assenza di fede come di peccato, sia nel merito conseguito nell'applicazione dei due abiti fondamentali, lo speculativo e l'operativo; Virgilio, campione dell'uno e dell'altro, potrà dargliene conferma. E infatti gli spiriti magni non sono soltanto sapienti e poeti, ma anche guerrieri, principi, scienziati, madri e mogli virtuose: tutti insieme rappresentano i gradi più nobili del sapere e dell'operare umano. D'altra parte va ricordato che nel concetto medievale di a. come poesia è già presente e indispensabile quello di scienza (cfr. l'Ottimo). La retta interpretazione di scienzia e arte non può pertanto non riferirsi ai due elementi primari, sapere e operare, nei quali consiste e si caratterizza la vita umana, come è confermato in Cv II I 3 lo savio uomo con lo strumento de la sua voce fa[r]ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e fa[r]ia muovere a la sua volontade coloro che non hanno vita di scienza e d'arte, e III XII 2.
La medesima accezione generica, di " operazione " regolata da nozioni e norme e indirizzata a un fine, è in Cv I XI 7 ellino [le populari persone] la loro usanza pongono in alcuna arte e a discernere l'altre cose non curano, XI 11, XII 4, IV IV 2, VI 6, XI 7 e XI 7. Numerose altre attestazioni ricorrono in IV IX, dove D., per dimostrare la possibilità di contraddire l'imperatore (nel definire la nobiltà) senza venir meno al rispetto della sua autorità, precisa i limiti dell'‛ a. imperiale ' ovvero dell'azione e dell'ufficio dell'imperatore nel formulare, promulgare, imporre la legge. Questa è definita con l'espressione di Celso (dal tit. I del Vecchio Digesto), " La ragione scritta è arte di bene e d'equitade " (IV IX 8); e il rapporto, tra a. imperiale e società umana è definito raffrontandolo al rapporto che in ogni a. umana è tra maestro e discente o tra artefice maggiore (o prencipe) e artefice minore.
È da notare - come suggeriscono Busnelli-Vandelli nel commento a IV IX 13 - che nell'intero raffronto a. è intesa, più che come recta ratio factibilium, come recta ratio agibilium: così in IX 10 in ciascuna arte e in ciascuno mestiere li artefici e li discenti sono, ed esser deono, subietti al prencipe e al maestro di quelle, in quelli mestieri ed in quella arte (dallo sviluppo di questa premessa risulterà che si intende per a. tanto il vogare quanto la medicina); IX 11(6 volte) dove l'a. è ‛ pura ' in quanto ha la natura come strumento; 12 (2 volte) dove essa è meno a. per essere instrumento de la natura; 13 (3 volte) dove si denunzia l'apparente parentela fra a. diverse;
14 Queste cose simigliantemente, che de l'altre arti sono ragionate, vedere si possono ne l'arte imperiale; ché regole sono in quella che sono pure arti, sì come sono le leggi de' matrimonii, 15 e 16 (2 volte), nei quali ultimi paragrafi, indicati i limiti dell'a. imperiale (al § 2 aveva premesso che come ciascuna arte e officio umano da lo imperiale è a certi termini limitato, così questo da Dio a certo termine è finito: e non è da maravigliare, ché l'officio e l'arte de la natura finito in tutte sue operazioni vedemo), si conclude che la definizione della nobiltà esula dalle prerogative imperiali, e quanto ad essa non esiste alcuna soggezione del suddito rispetto all'imperatore.
In Pd II 96 esperienza... / esser suol fonte ai rivi di vostr'arti, il significato si fa ancora più vasto, in quanto comprende anche le scienze, sia come pura speculazione sia come presupposto di ogni operazione. Che l'esperienza sia fondamento di scienze e a. è concetto aristotelico sopravvivente nella scolastica: l'eccessivo entusiasmo di qualche critico ha visto qui un dantesco presagio del metodo galileiano (cfr. I. Sanesi, in Lett. dant.).
Dalla genericità delle precedenti attestazioni si passa a una certa individuazione quando l'a. è relativa a una qualche singolare natura o disposizione, come in If XIII 145 ond'ei [Marte]... / sempre con l'arte sua la farà trista (dove si allude alla guerra e più alle lotte civili che travagliano Firenze); XIV 6; Pg XXVIII 15 non però... / tanto, che li augelletti per le cime / lasciasser d'operare ogne lor arte (qui si attua l'abito istintivo degli uccelli, e può intendersi limitato al canto, come propongono Benvenuto, Buti, Landino, o comprendente anche altre manifestazioni, come il volo, il nidificare, ecc.); Pd VI 103 e VIII 128. L'a. si individua anche con la definizione della propria finalità, intuibile (Pg I 126 ond'io, che fui accorto di sua arte, / porsi ver' lui le guance lagrimose: Virgilio bagna le mani sull'erba per lavare il viso di D.), o espressa (If X 51 ei tornar d'ogne parte / ... ma i vostri non appreser ben quell'arte, che si ripete ai vv. 77 e 81).
Egualmente le varie a. e scienze, meccaniche o intellettuali, sono individuate da una specificazione implicita o esplicita: si riconoscono le a. ‛ servili ' in If IX 120 li avelli... / eran sì del tutto accesi, / che ferro più non chiede verun'arte; Pd II 128 Lo moto e la virtù d'i santi giri, / come dal fabbro l'arte del martello, / da' beati motor convien che spiri (la similitudine risale ad Aristotele Anima II 6 e Gen. animalium V 8; cfr. Cv IV IV 12); Cv IV VI 6 arte di cavalleria, e IX 5 sì come sono arti meccanice; o si tratta di scienze, come astronomia (Pg IV 80), aritmetica (Cv IV V 7), medicina (Cv XXVII 8 e 9, due volte), grammatica (Pd XII 138 e Cv II XII 4), o di arti figurative (Pg XI 80, Pd XIII 78, Cv II III 6).
E piuttosto sinonimo di " lavoro ", contrapposto al riposo, in Rime XCI 95 con rei non star né a cerchio né ad arte, mentre vale " atto magico " o " malia " in If XX 86 [Manto] ristette con suoi servi a far sue arti (" Il detto maestro fatte sue arti, un cappellano del papa molto sicuro fece portare a' dimonia ", G. Villani IX 59), e Fiore CXC 7 per arte nulla ch'ella gli facesse.
Vale poi " tecnica ", " metodo ", in quanto significa il complesso delle norme e dei criteri con cui si conduce un'operazione, in If XXVII 77 Li accorgimenti e le coperte vie / io seppi tutte, e sì menai lor arte; XXIX 115 volle ch'i' li mostrassi l'arte (gl'insegnassi a volare); Pd XIII 123; Fiore LXII 1, CLXXII 4 e CXCV 4. O ha preciso riferimento alla creazione artistica e ne significa le norme e gli accorgimenti retorici, come in Pg IX 71 io innalzo / la mia matera, e però con più arte / ... la rincalzo (dove la più arte consiste, secondo la poetica dantesca e il gusto contemporaneo, in " artificiosità di finzioni et allegorico intelletto " [Buti], oltre che nell'altezza del linguaggio ormeggiato a forme scritturali, e nella rarità delle rime); Vn III 9 con ciò fosse cosa che io avesse già veduto per me medesimo l'arte del dire parole per rima (in questa espressione si può riconoscere una definizione della poesia in volgare: cfr. XXV 4 dire per rima in volgare tanto è quanto dire per versi in latino, secondo alcuna proporzione); mentre in Cv IV VI 4 li poeti... con l'arte musaica le loro parole hanno legate, l'a. musaica è la poesia in genere, intimamente legata alla propria lingua (sappia ciascuno che nulla cosa per legame musaico armonizzata si può de la sua loquela in altra transmutare santa rompere tutta sua dolcezza e armonia, I VII 14).
Acquista un valore normativo in Pg XXVI 123 ferman sua oppinione / prima ch'arte o ragion per lor s'ascolti (qui è forse preferibile il significato di " leggi dell'a. poetica ", piuttosto che quello di a. come poesia o di reale valore artistico), e XXXIII 141 non mi lascia più ir lo fren de l'arte. Di particolare interesse è l'accostamento di leggi della musica e leggi della parola in Cv I V 13 e 14 dicemo bello lo canto, quando le voci di quello, secondo debito de l'arte, sono intra sé rispondenti. Dunque quello sermone è più bello ne lo quale più debitamente si rispondono [le parole; e più debitamente si rispondono] in latino che in volgare, però che lo volgare seguita uso, e lo latino arte: nella prima attestazione a. è il complesso delle norme che regolavano l'ars organandi (cfr. A. Bonaventura, D. e la musica, Livorno 1904, 23); nella seconda significa la " prima a. ", la grammatica, o specificamente le norme del cursus.
In Cv II XIII 12 la Dialettica... è compilata e terminata in quello tanto testo che ne l'Arte vecchia e ne la Nuova si truova, è l'appellativo che si dava alla Logica vetus (comprendente Isagoge, Praedicamenta e De Interpretatione di Aristotele) e nova (Analytica priora e posteriora, Topica ed Elenchi); mentre in IV IX 5 operazioni... le quali si chiamano razionali, si come sono arti di parlare, ci si riferisce ai testi dipendenti dalla Logica, come Retorica, Poetica, ecc.
In Pd I 128 forma non s'accorda / molte fiate a l'intenzion de l'arte, al concetto di creazione artistica concorrono tanto quello di tecnica quanto della finalità, ambedue posti a fronte di una materia che ora risponde ora no (cfr. Mn II II 3, Cv III IV 7 e VI 6) sì che l'opera può non corrispondere all'intuizione dell'artista (cfr. Cv IV X 11). In tale concorso dei fattori soggettivi della creazione artistica, a. può avere anche valore metonimico e significare - come suggerisce il Chimenz - l'artefice. Tecnica e finalità dell'a. sono invece obiettivate nell'effetto, in Pd VIII 108 il ciel... / producerebbe... li suoi effetti, / che non sarebbero arti, ma ruine, dove appunto a. è predicativo di effetti per significare la perfetta attuazione (che qui si ipotizza in senso negativo) delle norme e degli intenti dell'a. divina mediata dal cielo di Venere.
Nei rari casi in cui al significato di creazione artistica si lega quello del piacere estetico che ne deriva, l'a. è vista come alternativa della natura: così in Pg XXXI 49 Mai non t'appresentò natura o arte / piacer, quanto le belle membra in ch'io / rinchiusa fui, e Pd XXVII 91 se natura o arte fé pasture / da pigliare occhi, per aver la mente, dove la bellezza-piacere è vista nello sviluppo dei suoi effetti: dal senso all'animo, secondo il processo fondamentale dell'amore già analizzato in Pg xvvii 19-33, e quindi dal bello al bene, secondo la dottrina stilnovistica; e in Rime XC 15 come pintura in tenebrosa parte, / che non si può mostrare / né dar diletto di color né d'arte, dove il colore costituisce l'elemento naturale e a. l'abilità d'imitare la natura.
Il valore di " tecnica " si limita a quello di " accorgimento " generico, in Pg X 10 Qui si conviene usare un poco d'arte / ... in accostarsi (" cioè di regula, imperò che l'arte è quella che ci stringe con regule e dottrine ", Buti); e di " astuzia " e del suo obiettivarsi nello " stratagemma " (di Ulisse e Diomede che, fintisi mercanti d'armi, fecero in modo che Achille abbandonasse Deidamia), in If XXVI 61 Piangevisi entro l'arte per che, morta, / Deïdamìa ancor si duol d'Achille. O si sviluppa nel significato di " competenza " o " scienza ", in Pg XV 21 sì come mostra esperienza e arte.
Sia come conoscenza di verità e di norme, sia come abilità operativa e creativa, a. si accompagna talvolta a ‛ ingegno ' come a naturale complemento: Pg IX 125 l'altra [chiave] vuol troppa / d'arte e d'ingegno avanti che diserri, XXVII 130 Tratto t'ho qui con ingegno e con arte (" ingegno chiamano li autori lo naturale intendimento che l'uomo ha; et arte è quella che ammaestra l'uomo con regole e con ammaestramenti ", Buti), Pd X 43, XIV 117, Rime XLVII 1 Savere e cortesia, ingegno ed arte.
Le locuzioni ‛ ad a. ' e ‛ studiare l'a. ' sono attestate solo in Fiore, e valgono rispettivamente " con preciso intento ", in cc 8 ver è ch'era socchiuso tutto ad arte, e " fare esperienza " o " ammaliziarsi ", in CXXXVII 13 ché molte volte avea studiato l'arte.