ARTEMIDORO ('Αρτεμίδωρος, Artemidürus) di Daldi in Lidia
Prosatore greco del sec. II d. C., autore, oltreché di altri scritti non conservati ma tutti riguardanti la divinazione, di una grande opera di "spiegazione dei sogni" ('Ονειροκριτικά), in cinque libri. L'opera è sorta a poco a poco: i due primi libri, dedicati a un Cassio Massimo retore fenicio (da alcuni identificato col filosofo Massimo Tirio), hanno intonazione piuttosto sistematica; il terzo si presenta quale appendice ai due primi. Il quarto, nel quale A. dichiara di doversi difendere contro critici ingiusti, è un compendio dell'arte della spiegazione dei sogni, e, secondo un uso ellenistico-romano diffusissimo in tutta questa letteratura di compendî, è indirizzato a un figlio omonimo e successore del padre nell'arte, al quale si dà anzi il consiglio di serbar il libro per sé e per pochi altri, evidentemente per non far sorgere concorrenti e per non rendere inutili i proprî servigi. Il quinto libro è di nuovo un'appendice al quarto, e contiene esempî di sogni avverati, di solito per vie inattese.
A. dichiara nel proemio del I libro di avere attinto a tutta la letteratura precedente, ma anche di aver prestato orecchio a indovini in fiere di tutti i paesi. E infatti, se alcune parti della sua opera mostrano connessioni con interpreti di sogni precedenti, quali le conosciamo da scarse citazioni, altre mostrano influssi popolari, e sono state studiate negli ultimi tempi con profitto dai folkloristi.
Artemidoro, come molti dei suoi predecessori, è stoico, o almeno inverniciato di stoicismo: di più non abbiamo diritto di attenderci da un professionale della divinazione. Lo stile è piano; la lingua, quale può aspettarsi in uno scrittore di scienza o pseudoscienza vissuto durante la reazione atticistica.
Fonte per la vita di Artemidoro, oltre un articolo in Suida, la sua opera, specie i proemî e gli epiloghi dei singoli libri: egli era veramente di Efeso, ma, come dichiara egli stesso, si firmò in quest'opera Daldiano, per dar gloria all'oscura patria di sua madre. Conviene ancora servirci dell'edizione non del tutto sufficiente e ormai esaurita di R. Hercher (Lipsia 1864). Tra i folkloristi diffusa è la traduzione tedesca di F.X. Krauss, Vienna 1884. Artemidoro fu popolare nel Rinascimento, specie in Italia, come mostrano le versioni latina di Giano Cornaro e italiana di Pietro Lauro, finché l'istituzione del lotto mise di moda un altro modo di giovarsi dei sogni, traendone i numeri.
Bibl.: Per lo stoicismo, A. Reichardt, in Commentationes Jenenses, 1894, V, p. 111; per le connessioni con la letteratura precedente, Oder, in Susemihl, Gesch. d. griech. Litt. in d. Alexandrinerzeit, I, Lipsia 1892, p. 688 segg. Su tutti i problemi orienta bene Christ-Schmid, Griech. Liter., II, p. 637.