ARTEMIDORO di Efeso
Geografo, fiorito intorno al 104-100 a. C., ebbe in patria una cospicua posizione ed un'alta rinomanza, visitò l'Italia (fu a Roma come ambasciatore degli Efesî), la Spagna, le coste europee dell'Atlantico, l'Egitto e i paesi contermini e forse altre regioni mediterranee. Buon osservatore ed assiduo studioso dei geografi greci anteriori (soprattutto di Timostene, Eratostene, Agatarchide, ed anche di Polibio), scrisse un periplo del Mare interno, che più tardi ampliò fino a comporne una descrizione di tutta l'Ecumene conosciuta, in undici libri, che fu tenuta in gran pregio dai posteri. Era forse la prima opera che, pur conservando lo schema e l'ordinamento degli antichi Peripli, si allargasse ad una trattazione di carattere corografico, descrivendo tutti i paesi conosciuti, sia nei loro caratteri fisici, sia soprattutto nelle condizioni storico-politiche; da ciò la sua mole tanto più considerevole di quella dei Peripli veri e proprî, da ciò il favore che godette presso i posteriori geografi seguaci dello stesso indirizzo, come Strabone, che vi attinse largamente.
Purtroppo l'opera è perduta; ne restano frammenti e citazioni numerose, non ancora raccolti in edizione critica. Marciano di Eraclea compose un'epitome dell'opera di Artemidoro, in un solo libro, ma anch'essa è perduta.