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ARTERIOSCLEROSI

di Pietro Castellino - Enciclopedia Italiana (1929)
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ARTERIOSCLEROSI (dal gr. ἀρτηρία "arteria" e σκλήρωσια "indurimento", fr. artériosclérose; sp. arteriosclerosis; ted. Arteriosklerose, Arterienverhärtung; ingl. arteriosclerosis)

Pietro Castellino

L'arteriosclerosi, o degenerazione ateromatosa delle arterie, detta anche endoarterite cronica deformante, è un'alterazione nutritiva della parete delle arterie, prodotta da un processo in parte degenerativo, in parte sclerosante delle tuniche intima e media di questi vasi e che clinicamente si manifesta con un indurimento delle arterie e con il decorso serpiginoso visibile specialmente la dove le arterie sono poste immediatamente al disotto dei tegumenti, come nel caso della radiale, dell'omerale alla piega del gomito, delle temporali e talvolta delle stesse carotidi. Quest'alterazione nutritiva è l'espressione di un logorio vero e proprio delle arterie, prodotto dall'età e da cause meccaniche e chimiche, tra cui principalmente l'aumento della pressione cardiovascolare e i perturbamenti del ricambio. L'arteriosclerosi è perciò soprattutto una alterazione dell'età inoltrata, determinata quasi sempre da fattori predisponenti ereditarî e connessa di solito ad alcune affezioni del ricambio, come principalmente la gotta e il diabete. Non di rado è anche l'effetto di un esagerato e protratto strapazzo emozionale oppure muscolare, d'intossicazioni (alcool, tabacco) e d'infezioni tra le quali domina la sifilide. La lesione anatomopatologica che caratterizza l'arteriosclerosi consta di un processo regressivo che provoca necrosi e necrobiosi dell'intima e al disotto dell'intima, diffondendosi anche nella tunica media dell'arteria con distruzione delle fibre elastiche e delle fibrocellule muscolari, e con formazione di un connettivo, cicatriziale che si sostituisce a queste ultime. Questo connettivo, in seguito all'infiltrazione calcarea cui va soggetto, conferisce una caratteristica durezza ai vasi e determina quelle irregolarità nodulari alle loro pareti, che sono anche percepibili al tatto.

L'effetto immediato di quest'alterazione è la mancanza dell'elasticità dei vasi di grosso calibro e della contrattilità di quelli di medio, di modo che lo sforzo per sorreggere la pressione cardiovascolare e per imprimere il movimento al sangue, anche nelle parti più periferiche, poggia tutto sul miocardio del ventricolo sinistro. Si stabiliscono perciò le cause dell'ipertrofia di questo. Un altro effetto dovuto alle alterazioni sclerotiche dei capillari è la diminuzione della quantità di sangue circolante negli organi, causa a sua volta delle alterazioni nutritive nella struttura di questi e dell'indebolimento funzionale.

Le forme cliniche più frequenti dell'arteriosclerosi sono la cerebrale, la cardiorenale e la generale. Nella prima sono maggiormente compromesse le arterie del poligono di Willis e la silviana (v. cervello), con sintomi di deficienza nelle funzioni psichiche, con rammollimento cerebrale e con notevole predisposizione all'emorragia cerebrale. In gradi avanzati si può avere la demenza senile e il decadimento delle forze muscolari e, in generale, di tutte le funzioni nervose.

I sintomi clinici più importanti dell'arteriosclerosi cardio-renale sono l'aumento della pressione del sangue, la durezza e la tardità del polso, la pulsazione visibile delle arterie serpiginose, l'accentuazione del secondo tono sul focolaio di ascoltazione dell'aorta (che a volte ha un timbro metallico, e a volte è sostituito da un rumore rude, diastolico), l'intensità e la diffusione dell'itto della punta, dovuto all'ipertrofia secondaria del ventricolo sinistro del cuore. Nella diagnosi dell'arteriosclerosi periferica possono essere utili i raggi X, che rendono possibile la visibilità delle arterie (normalmente invisibili) a causa del loro ispessimento e della loro diffusa o saltuaria calcificazione. Non meno degni di considerazione sono i perturbamenti nella funzione renale (arteriosclerosi renale): si ha poliuria spesso notturna (nicturia) con urine di basso peso specifico, contenenti tracce minime di albumina e scarsa quantità delle sostanze cristalloidi, come i cloruri e l'urea. Tali perturbamenti, connessi a quelli immancabili dell'insufficienza epatica, possono essere causa d'uremia (rene atrofico). Altre sindromi morbose, che possono essere causate dall'arteriosclerosi, sono l'insufficienza aortica, l'insufficienza miocardica cronica, la claudicazione intermittente delle estremità, la cancrena spontanea degli arti, specialmente degl'inferiori, il diabete (arteriosclerosi del pancreas), le dilatazioni aneurismatiche dell'aorta, l'angina pectoris. Si vedano sotto le rispettive voci i quadri morbosi di queste malattie.

Si può arrestare o rallentare il progresso dell'arteriosclerosi togliendo le cause di essa (alcoolismo, tabagismo, strapazzi fisici e morali, abusi dietetici, ecc.). Va proibito l'uso abbondante della carne e la dieta dev'essere leggiera di quantità e preferibilmente vegetale. Un moderato uso delle uova può essere concesso. Godono molto credito i preparati iodici a piccole dosi prolungate e con opportune interruzioni. La diuretina (v.) associata al calcio (calciodiuretina) dà spesso evidenti vantaggi. I bagni tiepidi, le cure balneari (bagni di acido carbonico) e le cure climatiche sotto i 1000 metri di altitudine sono spesso assai utili.

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  • PRESSIONE DEL SANGUE
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    Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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Vocabolario
arterioscleròṡi
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cerebroscleròṡi
cerebrosclerosi cerebroscleròṡi (o cerebrosclèroṡi) s. f. [comp. di cerebro- e sclerosi]. – In medicina, sinon. poco usato di arteriosclerosi cerebrale.
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