Kennedy, Arthur (propr. John Arthur)
Attore cinematografico e teatrale statunitense, nato a Worcester (Massachusetts) il 17 febbraio 1914 e morto a Branford (Connecticut) il 5 gennaio 1990. Caratterizzato da un talento non comune e da una grande versatilità, diede vita a una galleria di personaggi ambigui, emarginati e perdenti, figure di 'spalla' sempre in bilico fra cinismo e disperazione. Conobbe il periodo di maggiore successo tra la fine degli anni Quaranta e la fine dei Cinquanta, quando ottenne cinque nominations all'Oscar, quasi sempre come attore non protagonista.
Dopo aver compiuto gli studi alla Worcester Academy e al Carnegie Institute of Technology di Pittsburgh diede inizio alla sua carriera teatrale, che si svolse quasi interamente a New York, con l'ingresso a soli vent'anni nel celebre Group Theatre, e che proseguì con crescente successo con le produzioni shakespeariane del Globe Theatre a partire dal 1937 e con i drammi contemporanei del Federal Theatre dal 1939, culminando negli anni Quaranta e Cinquanta nell'interpretazione di diverse opere di Arthur Miller (nel 1949 vinse un Tony Award come attore non protagonista per Death of a salesman, diretto da Elia Kazan).
Esordì nel cinema accanto a James Cagney in City for conquest (1941; La città del peccato) di Anatole Litvak. Grazie a un contratto con la Warner Bros. partecipò negli anni successivi a numerosi film importanti, come High Sierra (1941; Una pallottola per Roy) e They died with their boots on (1942; La storia del generale Custer), entrambi di Raoul Walsh, o Air force (1943; Arcipelago in fiamme o Forze aeree) di Howard Hawks. Offrì una grande prova nel ruolo del sospettato d'omicidio in Boomerang (1947; Boomerang, l'arma che uccide), giallo a sfondo sociale di Kazan, e ottenne la prima nomination come fratello del pugile interpretato da Kirk Douglas in Champion (1949; Il grande campione), dramma sportivo di Mark Robson. Ma furono gli anni Cinquanta a consacrare il suo talento. Segnò, con la sua presenza istrionica e una recitazione eccessiva e sempre sopra le righe, alcuni celebri western: Rancho Notorius (1952) di Fritz Lang, Bend of the river (1952; Là dove scende il fiume) e The man from Laramie (1955; L'uomo di Laramie) di Anthony Mann, nonché The naked dawn (1955; Fratelli messicani) di Edgar G. Ulmer, uno dei pochi film nei quali K. è protagonista. Riuscì tuttavia ad adattare la sua dirompente espressività anche a film drammatici, per quattro dei quali ebbe delle nominations: Bright victory (1951; Vittoria sulle tenebre), Trial (1955; L'imputato deve morire) e Peyton Place (1957; I peccatori di Peyton), tutti di Mark Robson, e Some came running (1959; Qualcuno verrà) di Vincente Minnelli. Di rilievo anche la sua presenza in The desperate hours (1955; Ore disperate) di William Wyler.Negli anni Sessanta, dopo due ispirate e realistiche caratterizzazioni di giornalisti cinici e senza scrupoli in Elmer Gantry (1960; Il figlio di Giuda) di Richard Brooks e in Lawrence of Arabia (1962; Lawrence d'Arabia) di David Lean, partecipò soprattutto a produzioni di genere a basso costo (spesso internazionali), come western, film di fantascienza, horror e thriller.
Concluse la sua carriera in Italia negli anni Settanta, interpretando ruoli principali e di fianco in polizieschi come il crudo e iperrealistico Baciamo le mani (1973) di Vittorio Schiraldi, La polizia ha le mani legate (1975) di Luciano Ercoli, o il sottovalutato Roma a mano armata (1976) diretto da Umberto Lenzi, dove è un cinico e sornione vicequestore romano.
M.C. Macksoud, Arthur Kennedy, man of characters: a stage and cinema biography, Jefferson (NC) 2003.