GRAFICHE, ARTI (XVII, p. 628; App. III, 1, p. 772)
Negli ultimi anni il campo grafico si è caratterizzato per l'ulteriore espansione, nonostante l'avvento e lo sviluppo di nuovi mezzi di comunicazione; inoltre c'è stata un'accentuazione dell'industrializzazione dei procedimenti, un allargamento del panorama dei metodi di formatura e stampa, soprattutto sotto la spinta e l'influenza delle moderne tecnologie estragrafiche, un accresciuto interesse per la documentazione, la ricerca e l'istruzione grafica con estensione sempre più generalizzata anche a livello universitario. Ne è scaturita un'immagine più estesa e articolata del campo grafico e una gamma assai eclettica delle attività attinenti alla stampa; inoltre, contrariamente a talune affermazioni circa un presunto declino della stampa, soprattutto in vista di nuovi mezzi di comunicazione sociale, si assiste a una sempre più diffusa affermazione della stampa stessa come mezzo d'informazione, espressione, rappresentazione, documentazione e oggettualità anche estraentipologica.
Tra le più importanti motivazioni della sempre maggiore diffusione della stampa come mezzo di comunicazione sociale sono: l'agevole strumentazione, la persistenza nel tempo e nello spazio, la moltiplicabilità praticamente illimitata, connessa con l'agevole diffusione e utilizzazione, nonché l'adattamento alle più disparate esigenze e applicazioni.
Quanto all'incremento della stampa, basta anche soltanto qualche dato statistico. Il consumo di carta pro-capite in Italia da 7 kg dell'immediato dopoguerra è passato a 63 kg del 1975 (in Svezia e SUA è di 250 ÷ 300 kg); da 300 t di produzione annua cartaria si è passati a 3 milioni di t nel 1975 (il consumo mondiale è di 100 milioni di t; si noti che il consumo della cosiddetta carta "culturale" rappresenta mediamente il 50% della globale produzione cartaria). Secondo l'UNESCO la produzione mondiale dei libri nel 1975 ha raggiunto i 10 miliardi di unità (600.000 titoli). Ma i libri rappresentano soltanto l'8% della produzione di stampati; i giornali e le riviste il 36%; gli stampati amministrativi e commerciali il 27%; gli stampati pubblicitari il 16%; gli stampati per imballo l'8%; le iconografie d'arte il 2%; la cartografia e le cartevalori il 3%. Nel mondo esistono 7700 testate di giornali con 370 milioni di copie giornaliere.
Nel quadro industriale generale statunitense l'industria grafica, riguardo al numero di aziende, è al terzo posto; rispetto alla cifra d'affari, al sesto posto; nella Rep. Fed. di Germania l'industria grafica è al dodicesimo posto; in Italia nel 1974 il fatturato totale del settore grafico è stato di 2100 miliardi di lire. Le aziende grafiche in Italia nel 1975 erano 9385, di cui l'82,3% impiegavano da 10 a 49 dipendenti. Secondo statistiche assai approssimative il 60% della produzione grafica mondiale è tuttora eseguita tipograficamente; il 20% in offset; il resto in rotocalco e altri procedimenti.
Normazione. - Una delle condizioni preliminari per l'incremento dell'industrializzazione è il lavoro di normazione. Per il campo grafico italiano, negli ultimi anni, c'è stato un deciso allineamento ai paesi tecnicamente più evoluti in ordine alla standardizzazione; il lavoro normativo è stato condotto, oltre che nell'ambito dell'UNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione), in sintonia con il CEN (Comité Européen de Normalisation) e dell'ISO (International Organization Standards Institute).
La normazione ha già toccato i principali argomenti inerenti alla stampa: classificazione, terminologia, definizioni, misure, procedimenti, materiali, prove merceologiche.
Tra le normazioni d'interesse più generale, a titolo di esempio, elenchiamo: la standardizzazione del punto tipometrico, la correzione delle bozze, il segnaccento obbligatorio, qualche neologismo e un cenno sulla classificazione decimale della "Grafica":
L'unità tipometrica, ossia il punto (simbolo p), è stata fissata in 0,367065 mm; la riga tipografica di 12 punti corrisponde, perciò, a 4,513 mm; l'altezza dei caratteri è normalizzata in 23,567 mm; un ricorrente orientamento tipometrico auspicherebbe la normazione del punto come sottomultiplo del sistema metrico decimale.
Per la correzione delle bozze di stampa è stata convenzionata la norma UNI 5041-69, della quale si dà nella pagina precedente un sunto, relativo ai segni, nelle tabb. 1 e 2; la norma del segnaccento obbligatorio (UNI 6015-67) stabilisce che l'accento, quando è obbligatorio, è sempre grave tranne che sulla vocale "e" quando la pronunzia è stretta (per es. cioè, perché).
La normazione della terminologia dei procedimenti grafici (UNI 7290-74) introduce dei vocaboli inconsueti, come: formatura, complesso delle operazioni che dall'originale portano alla realizzazione di prematrici, matrici, forme; prematrice, modello intermedio per ottenere matrici; matrice, modello intermedio per ottenere la forma di stampa; grafismo, zona stampante della forma e corrispondente zona dello stampato e delle eventuali matrici e prematrici; contrografismo, zona non stampante della forma e corrispondente zona dello stampato e delle eventuali prematrici e matrici.
Tra gli altri argomenti in corso di normazione c'è la proposta di classificazione decimale della "Grafica", ossia del complesso degli argomenti relativi alla stampa, con i seguenti gruppi principali: 0 Generalità, 1 Entipologia, 2 Tipologia, 3 Formatura, 4 Stampa, 5 Allestimento, 6 Macchine e attrezzature, 7 Merceologia, 8 Aziendologia, 9 Editoria.
Procedimenti grafici. - Sono un complesso di operazioni di formatura e stampa e sogliono classificarsi in: rilievografia, planografia, incavografia, permeografia e procedimenti compositi e speciali.
I procedimenti paragrafici sono così denominati perché, pur non essendo metodi di stampa, sono con questi correlabili e combinabili per integrarne e modificarne la presentazione o funzionalità. Tra i procedimenti paragrafici indichiamo: filigranatura, goffratura, cordonatura, fustellatura, tracciatura, foratura, perforazione, verniciatura, plastificazione, gommatura, ecc.
In certi casi fanno parte integrante dello stampato anche elementi estragrafici.
Le forme assumono specifiche denominazioni tecniche che, sovente, indicano il sistema di stampa o della lavorazione o anche del prodotto ottenuto o del tipo di attività aziendale. La moderna normazione terminologica delle forme fonda la classificazione sulla posizione reciproca tra grafismi e contrografismi: a) forme rilievografiche (i cui grafismi, o neri, sono in rilievo e alla stessa altezza e i contrografismi, o bianchi, sono incavati): silografia nelle varie tecniche, tipografia, fototipografia, stereotipia, galvanotipia, plastotipia, elettroincisione, flessografia, offset-tipo, termotipografia, elettrorilievografia; b) forme planografiche (nelle quali le superfici stampanti e non stampanti sono sullo stesso piano; le prime sono lipofile, le altre igrofile): litografia nelle varie tecniche, offset, elettroplanografia; c) forme incavografiche (nelle quali gli elementi stampanti sono incisi e i bianchi sono in rilievo): calcografia nelle varie tecniche (bulino, acquaforte, acquatinta, maniera nera, cera molle, punta secca, ecc.), rotocalco nelle varie tecniche, elettroincavografia; d) forme permeografiche, dette anche crivellografiche o filtranti (consistenti in schermi a setaccio attraverso le cui maglie l'inchiostro è trasferito sul supporto): serigrafia, stampigliografia; e) forme composite e speciali: fototipia, termografia, pneumografia, ecc.
Le forme su elencate, per essere stampate, richiedono pressione, secondo i casi: planare, lineare, puntif0rme, pianocilindrica, rotativa; altri sistemi, invece, non richiedono pressione, ma sfruttano fenomeni chimici e fisici, come, per es., fotografia, termografia, elettrofotografia.
Tanto per i procedimenti grafici, come per quelli paragrafici gli sviluppi tecnici di questi ultimi anni riguardano l'ulteriore meccanizzazione e una decisa evoluzione verso l'automazione, nonché una tendenza, talvolta coronata da successo, verso una radicale innovazione in talune fasi dei procedimenti, come, per es., la composizione, la cromoselezione, la resa della discontinuità dei grafismi nelle riproduzioni chiaroscurali, ecc.; notevole è stato lo sviluppo della complementarietà e combinabilità tra procedimenti diversi e la concentrazione di operazioni in un unico plesso tecnico.
Il progresso si riferisce non soltanto alle attrezzature proprie delle grandi e medie aziende, ma anche a quelle di piccole e piccolissime aziende. Se si pensa che oltre il 70% delle aziende grafiche sono artigianali, anche a livello dì gestione familiare, e si estende, com'è logico estendere, il dato statistico anche a certe dimensioni della cosiddetta riprografia, si può agevolmente dedurre la portata in termini tecnico-economici del progresso tecnologico ai vari livelli aziendali.
Anche le tecniche riproduttive a livello artistico e artigianale, con le correlazioni a moderne tecnologie sono tutt'altro che relegabili tra le attività di scarso interesse anche economico. Un esempio per tutti: in questi anni si è sviluppata un'editoria d'arte con migliaia di copie di tiratura. Edizioni silografiche di gran pregio illustrate da celebri firme, mediante la galvanotipia sono state riprodotte senza preoccupazionì di rovinare le silografie originali per logoramento dovuto alle alte tirature.
Composizione. - Una delle innovazioni più rilevanti dell'ultimo scorcio di tempo riguarda la fotocomposizione, sebbene anche i metodi tradizionali si siano agguerriti con ammodernamenti verso l'automazione; d'altra parte l'imponente patrimonio degl'impianti tradizionali preesistenti e la scaltrita esperienza tecnica degli operatori tradizionali e tradizionalisti, nonché la naturale vischiosità di prassi vetuste non hanno potuto impedirne la delineazione delle prime rughe dell'obsolescenza e la graduale affermazione di nuovi metodi.
Una classificazione delle fotocompositrici finora apparse sul mercato mondiale si riferisce alle fondamentali caratteristiche costruttive.
Fotocompositrici della prima generazione: macchine elettromeccaniche con schema operativo analogo alle fondocompositrici tradizionali, con sostituzione dei dispositivi per la fusione del metallo con l'apparato fotografico.
Fotocompositrici della seconda generazione: macchine a circuiti elettrici, successivamente integrate da elaboratori incorporati con programma predisposto per le esigenze della composizione.
Fotocompositrici della terza generazione: macchine totalmente computerizzate. Le polizze di caratteri sono memorizzate in forma digitale e richiamate da un programma del calcolatore quando e dove richieste. Le parti costitutive principali sono: i dispositivi di accesso, il calcolatore, il disco con memoria del programma e delle polizze, il circuito digitale e analogico per il controllo della macchina, il tubo catodico, l'apparato ottico e i servomotori per il supporto fotosensibile.
Nelle macchine della seconda e terza generazione l'alimentazione può essere, secondo i modelli, a nastro perforato, a banda magnetica, a disco magnetico o direttamente con il calcolatore principale.
Altra classificazione delle fotocompositrici riguarda la correlazione tra le parti operative.
Fotocompositrici dirette (on-line), ossia con la tastiera collegata con gli altri dispositivi; in queste macchine la velocità dipende dalle possibilità dell'operatore.
Fotocompositrici indirette (off-line), con tastiera o altra codificatrice separata dalle altre parti della macchina, con velocità da 30.000 a vari milioni di segni all'ora (fig. 1).
Fotocompositrici dirette-indirette, nelle quali l'operatore può comporre direttamente, oppure immettere un elemento codificato per la completa automazione.
Svariate soluzioni sono state proposte per il trasferimento dell'originale su un supporto codificato: nastro, banda, cassetta, disco, ecc. Anche la correzione ha suggerito molteplici proposte di soluzione tecnica. Dalle tastiere chilometriche (ossia non giustificate e con gli elementi compositivi allo stato indefinito), alle tastiere giustificanti e con sistema di correzione o manipolazione con visualizzatore a tubo catodico c'è una vasta gamma di scelta.
Si fabbricano attrezzature modulari, con molteplicità di opzioni: visualizzatore, dispositivo stampatore, funzioni multicodice, memoria di transito, cursore e dispositivi di posizionamento dell'elemento da correggere, dispositivi per la miscelazione, per la ricerca globale e sequenziale, l'annullo di dati, ecc.
Problemi man mano risolti con svariati procedimenti automatizzati sono: la divisione sillabica, la rigiustificazione, la trascodifica, le variazioni dimensionali, seriali e stilistiche, ecc.
Altro dispositivo che attende presunti ulteriori sviluppi è il lettore ottico per la diretta immissione di testo precedentemente dattiloscritto con caratteri OCR (Optical Character Recognition); recentemente sono stati fabbricati lettori ottici funzionanti con raggio laser di scansione.
Una vasta gamma di compositrici è comparsa a livello mondiale e in certi ambienti è classificata secondo le velocità di produzione oraria di segni che da 10.000 ÷ 30.000 segni all'ora arriva a superare qualche milione di segni all'ora.
Parallelamente alle macchine realizzate per livelli industrializzati sono state presentate anche attrezzature accessibili in ambienti artigianali. Numerose titolatrici, procedimenti conglobanti operazioni eterogenee, attrezzature complementari, ecc; tra le fototitolatrici: Compugraphic 7200 e altri modelli, Diatype, Hadego, Headliner, Morisawa, Photo Display 70, Photolettering, Staromat Starsettograph, Studio Lettering, T10; tra le macchine complementari: l'Optype fotogiustificatrici e la Fotolist per la fotoriproduzione di montaggi su schede.
Un posto distinto per composizione anche a livello artigianale può essere assegnato alla compositrice elettronica IBM con memoria, calcolatore e programma. La composizione, l'impaginazione, la correzione si eseguono agevolmente; la macchina memorizza fino a 8000 segni e con appositi codici è possibile la rigiustificazione, la centratura e gli altri normali posizionamenti; inoltre, a composizione ultimata, si può ottenere una diapositiva, una forma planografica pronta per la stampa, oppure si possono eseguire minime tirature alla velocità di 54.000 segni all'ora.
Sempre per piccole aziende è adatta la Diatext (fig. 2). La tastiera, il calcolatore e l'unità espositrice sono riunite in un'unica unità compatta; la macchina giustifica automaticamente e con ricerca automatica della divisione sillabica più idonea alla giustificazione; si può comporre direttamente con la tastiera, oppure immettendo nastro giustificato. La Diatext è corredata da memoria a semiconduttori con capacità di circa 400 segni; il lavoro è agevolato dalla visualizzazione dei segni mediante un indicatore digitale alfanumerico.
Formatura. - I progressi tecnici della formatura riguardano i procedimenti di riproduzione, i materiali e la formatura propriamente detta. Sono stati approntati nuovi metodi di conversione della composizione tradizionale in diapositive per la formatura planografica e incavografica. La fotoriproduzione ha affinato i propri macchinari e i materiali fotosensibili, nonché i metodi di lavoro. Si sono trovate nuove strade per la resa delle modellazioni chiaroscurali, come, per es., la litografia non retinata e le varie tecniche autotipiche e semiautotipiche rotocalcografiche. La cromoselezione e, in generale, l'intero settore della formatura si è arricchita di apparecchiature elettroniche ed elettromeccaniche.
Per le forme rilievografiche la larga diffusione del Nyloprint, della plastotipia e di altri materiali sintetici ha contribuito alla soluzione di taluni problemi editoriali; si pensi al letterflex che consente un nuovo modo di formatura a nastro bifacciale per bianca e volta.
La planografia offset ha avuto un'intensa e larga espansione in ogni campo dall'editoria alla pubbligrafia e ad altri generi di stampati. Un'ingente quantità di stampati sono eseguiti con i cosiddetti metodi reprografici che, essenzialmente, sfruttano le piccole offset negl'innumerevoli centri stampa, che talvolta svolgono attività nettamente concorrenziale rispetto alle aziende grafiche tradizionali; si hanno interessanti innovazioni, come la litografia non retinata.
La formatura incavografica, ossia rotocalcografia è ancora in fase di sperimentazione di nuovi procedimenti contrapposti a quello tradizionale; l'ampia gamma di denominazioni di metodi affini indica la situazione di ricerca. Si tende a ottenere la resa delle modellazioni chiaroscurali con metodi meno artigianali e aleatori, ossia si tende all'industrializzazione della formatura anche in rotocalcografia; negli ultimi anni l'elettroincisione ha dato risultati apprezzati.
Stampa. - Per la rilievografia non c'è la stasi e la flessione pronosticata da non pochi (attualmente l'80% degli stampati eseguiti negli Stati Uniti è eseguita con stampa tipografica); per certi aspetti c'è addirittura un ulteriore rafforzamento delle precedenti posizioni e si notano certe punte avanzate di progresso. Si pensi, per es., ai complessi di attrezzature come la Cameron, con la totale automazione e la rilevante potenzialità (5000 libri di 200 pagine all'ora; velocità di stampa: 333 m di carta al minuto).
Sviluppi notevoli si sono avuti anche nel letterset, ossia nella rilievografia indiretta od offset-tipo, come alcuni vorrebbero denominarla.
La flessografia, che appartiene alla rilievografia, si è ulteriormente evoluta e ha allargato il campo delle proprie applicazioni.
La stampa planografica, ossia l'offset per antonomasia, è il cavallo vincente deì tempi moderni, soprattutto per la rapida diffusione delle rotative offset da bobina. Anche i quotidiani, soprattutto per le riproduzioni policrome, a livello mondiale si sono orientati verso l'offset. I piccoli formati dell'offset hanno avuto un'autentica esplosione diffusiva, contribuendo alla moltiplicazione di centri reprografici.
La stampa incavografica, ossia la rotocalco, prende quota con le imponenti rotative; l'ulteriore diffusione è rallentata dai metodi di formatura, tuttora i più costosi.
Anche la permeografia, ossia la serigrafia, ha ormai assunto dimensioni industriali.
Innovazioni industrialmente non clamorose, ma tecnicamente interessanti, sono quelle dell'elettrografia. I primi brevetti risalgono al 1937, ma solo in questi ultimi anni si registrano applicazioni concrete. Si sfrutta l'elettromagnetismo e il fenomeno per cui certe sostanze al buio sono isolanti e divengono elettroconduttrici se esposte alla luce (fig. 3). Si tratta di fare aderire a una superficie carica di elettricità una materia colorante anch'essa carica elettricamente, ma di segno opposto. La materia colorante è normalmente chiamata toner e può esser costituita da una miscela di polvere di pigmento e resina, oppure di un pigmento sciolto in un liquido. La carica elettrostatica, secondo i vari procedimenti, è ottenuta con caricamento triboelettrico, per induzione o per effetto corona. Le applicazioni pratiche riguardano l'elettrorilievografia, l'elettroplanografia, l'incavorilievografia e l'elettropermeografia.
I procedimenti grafici sono stati correlati anche ad altre tecnologie, soprattutto sotto la spinta degli altri mezzi di comunicazione e informazione, in vista del superamento delle distanze. Per es., la teletrasmissione ha influenzato notevolmente i flussogrammi operativi nella stampa dei quotidiani, puntando sull'integrazione tra la fase produttiva e quella distributiva (v. fototelegrafia, App. III, 1, p. 668); in Italia la prima applicazione è del 1972 per l'Avvenire tra Milano e Pompei.
Nella trasmissione in fac-simile possono impiegarsi il sistema elettrolitico, il sistema elettrosensibile e il sistema di produzione diretta. Per la teletrasmissione di pagine intere di quotidiani, per effettuare la stampa in località diverse da quella centrale, nella quale viene eseguita una sola copia originale da trasmettere, l'apparecchiatura trasmittente è costituita da un trasmettitore telefotografico con un cilindro portaoriginale di grandi dimensioni, corrispondente all'intera pagina di giornale già stampata su carta lucida (fig. 4). Siccome la caratteristica della teletrasmissione in fac-simile è la riproduzione dei soli toni bianco e nero (tratti), anche le illustrazioni a mezzi toni sono riproducibili, purché retinati precedentemente, ossia ridotti in grafismi discontinui.
Per la trasmissione si utilizza una banda di 48 kHz, che consente la riproduzione di una pagina di giornale in pochi minuti con una definizione sufficiente; per risultati di maggior finezza o per trasmettere con maggiore velocità occorrerebbe impiegare una banda di 240 kHz; una teletrasmissione ottimale si otterebbe con canale televisivo con banda 1 MHz. La ricezione avviene con apparecchiatura analoga a quella trasmittente su carta sensibile per le ulteriori lavorazioni di formatura rilievografica, planografica o incavografica.
La teleelettrografia. - Già nel 1947 negli Stati Uniti furono realizzati i primi giornali telestampati; nel 1970 a Osaka fu presentato il Tèlenews. In pratica la telestampa richiede tre tecniche complementari: stampa di una copia del giornale da teletrasmettere; teletrasmissione mediante apparecchio che trasforma i grafismi del gionnale in impulsi radio e li trasmette; ricezione mediante un apparecchio predisposto per la riproduzione elettrostatica. Nell'apparecchio ricevente i principali dispositivi sono: un filamento di piombo, una spazzola rotante con testina registratrice; i fili di piombo sono disposti in modo che la sezione di testa forma un circolo che viene a contatto con la spazzola rotante e la sezione di base è montata in linea con la testina registratrice. I segnali di quadro applicati alla spazzola sono distribuiti a ogni pezzo di filo di piombo. Quando i segnali del quadro raggiungono la testina registratrice, immagini elettrostatiche latenti vengono formate sulla carta, che è strettamente pressata contro la testina registratrice. Il dispositivo di tonificazione secca è intercambiabile con il dispositivo di tonificazione con liquido (fig. 5).
La telestampa consente la ricezione a domicilio di pagine di quotidiano, con scelta programmata; si presume di rivoluzionare in tal modo la distribuzione del giornale.
L'allestimento e la confezione dello stampato hanno ulteriormente puntato verso una maggiore meccanizzazione e automazione; la cartotecnica ha acquistato una propria fisionomia industriale.
Bibl.: Indicatore grafico, Roma 1960-75; Corso superiore di cultura grafica, Torino 1960-75; The Penrose annual, Londra 1960-75; G. Aliprandi, Bibliografia della tipografia italiana, Padova 1960; M. Ishihara, Test for colours-blindness, Tokio e Kioto 1960; F.M. Caravaca, Tratado de stereotipia y metalografia, Buenos Aires 1960; V. Strauss, Printing progress, Washington 1961; Tecnologia tipografica, Madrid 1961; T. H. J. Higgins, The fondamentale of photographic theory, New York 1961; A. Bargilliat, Photolitho, Parigi 1961; F. E. Boughton, Flessographic printing, New York 1961; E. M. Allen, Harper's dictionary of the graphic arts, New York 1963; Glossary of letterpress rotary printing terms, Londra 1963; P. Archambeaud, Dictionnaire anglais-français, français-anglais des industries graphiques, Parigi 1963; Graphic dictionary, Dublino 1965; J. L. Dolby, Computer typesetting, Londra 1965; W. Cermak, Lehrbuch für den Siedbrucker, Lipsia 1965; Glossary of terms used in offset litographic printing, Londra 1967; A. Rambousek, Printing terms, Bratislava 1967; Dizionario della legatura e del restauro, Stoccarda 1967; G. A. Stevenson, Graphic arts encyclopedia, S. Francisco 1968; H. Phillips, Which phototyposetter, Los Angeles 1968; Enciclopedia della stampa, Torino 1969-75; J. Schlemminger, Facwörterbuch des Buchwesens, Darmstadt 1969; F. de Laborderie, Toute l'imprimerie, Parigi 1970; E. Gianni, Stampa, legatoria, cartotecnica, Milano 1970; H. Moll, Fotosatz, Montage, Stoccarda 1970; M. H. Wetschke, Lexicon der graphischen Technik, Lipsia 1971; C. Marre, Composition à l'aide d'ordinateurs, Los Angeles 1971; R. M. Schaffert, Electrophotographi, Londra 1971; M. Astorna, Manuale di fotocromia, Milano 1972; A. K???osloff, Photographic screem process printing, Cincinnati 1972; P.F. Farinet, Corso di tecnica serigrafica, Milano 1972; Print specification for magnetic ink character recognition, New York 1972; Reprofotografia, Madrid 1974; Bibliografia grafica, Roma 1975; J. R. Cox, Non silver photographic processes, Oxford 1975.