Arti superiori
Gli arti superiori sono appendici cilindriche, collegate al tronco per mezzo dell'articolazione sternoclavicolare. Ciascun arto può essere separato convenzionalmente dal torace mediante un piano sagittale obliquo, che dal punto di mezzo della clavicola si porta in basso e lateralmente, fino a sfiorare la parete laterale del torace. Gli arti superiori sono costituiti da vari segmenti articolati tra loro; in ciascun arto si riconoscono sei regioni: spalla, braccio, gomito, avambraccio, polso e mano. La struttura ossea di tali regioni è rappresentata dalla clavicola e dalla scapola, che contribuiscono a formare la spalla; dall'omero, l'osso lungo che costituisce il braccio; dall'ulna e dal radio, dua ossa lunghe che insieme formano l'avambraccio; e dalle ossa della mano, distinte in carpo, metacarpo e falangi. Dotati di estrema mobilità, gli arti superiori svolgono essenzialmente funzioni di prensione e, durante la deambulazione, favoriscono l'equilibrio del corpo mediante il loro movimento a bilanciere.
Strutture superficiali
Superficialmente gli arti superiori sono rivestiti da cute, mobile sui piani sottostanti e ricca di ghiandole sudoripare e sebacee. Nel sottostante tessuto connettivo è presente un fitto circolo venoso superficiale, che confluisce nella vena basilica e nella vena cefalica, affluenti della vena ascellare e della vena brachiale, situate profondamente nel braccio. L'innervazione superficiale sensitiva, derivata dal plesso brachiale, è rappresentata da rami nervosi che decorrono nello spessore del tessuto connettivo sottocutaneo. Profondamente allo strato sottocutaneo, una robusta fascia connettivale avvolge la muscolatura profonda, delimitando spazi e logge in cui sono contenuti, oltre ai muscoli, vasi e nervi profondi. I muscoli flessori dell'arto sono ospitati nelle logge anteriori, mentre quelli estensori sono posti nelle logge posteriori. I vasi profondi sono rappresentati dall'arteria ascellare, che continua nel braccio con l'arteria brachiale, la quale, a livello del gomito, si divide nei due rami terminali, l'arteria radiale e l'arteria ulnare. Nel loro decorso tali arterie sono accompagnate da vene e vasi linfatici. I nervi profondi dell'arto superiore sono rappresentati dai rami terminali del plesso brachiale, e in particolare dai nervi mediano, radiale e ulnare.
La spalla, radice dell'arto superiore, è costituita da un insieme di segmenti ossei (scapola, clavicola e omero), articolazioni e muscoli, che congiungono l'arto superiore al tronco. Contribuisce al movimento dell'arto ed è situata in corrispondenza dell'angolo superolaterale del tronco, in continuazione con la base del collo. I complessi e ampi movimenti dell'arto superiore rispetto al tronco sono resi possibili dalla stretta collaborazione anatomofunzionale che si stabilisce, a livello della spalla, tra scapola, clavicola ed estremità prossimale dell'omero. È da notare che l'unica connessione articolare dell'arto superiore con l'asse scheletrico si attua mediante l'estremità mediale della clavicola, che si articola col manubrio sternale. Tale precaria connessione viene enormemente rinforzata dalla robusta muscolatura della spalla.
Le ossa comprese nella spalla sono quelle, pari, del cingolo toracico, o scapolare: scapola, clavicola ed estremità prossimale dell'omero. La scapola è un osso piatto, di forma triangolare, con una faccia anteriore toracica, una posteriore, tre margini e tre angoli, due mediali, superiore e inferiore, e uno laterale. Sulla faccia posteriore sorge un robusto processo osseo, la spina della scapola, che termina lateralmente con una porzione slargata, l'acromion, provvista di una superficie articolare per la clavicola. L'angolo laterale presenta una superficie ovalare pianoconcava, la cavità glenoide, per l'articolazione con la testa dell'omero. Sul margine superiore sorge un rilievo osseo utile per inserzioni legamentose e tendinee, il processo coracoideo. La clavicola è un osso piatto a forma di S molto slargata, con una faccia superiore, una inferiore e due estremità, una laterale, che si articola con l'acromion della scapola, e una mediale, che si articola con lo sterno. L'estremità prossimale dell'omero è costituita dalla testa dell'omero, che è un terzo di sfera di diametro di circa 30 mm, la quale si articola con la cavità glenoide della scapola. Essa è sostenuta da un segmento osseo ristretto, il collo anatomico, e da due rilievi ossei, il trochine e il trochite, sui quali si inseriscono tendini e legamenti; questi due rilievi sono sostenuti a loro volta da un secondo tratto osseo ristretto, il collo chirurgico, che si continua con il corpo dell'omero, o diafisi omerale. Le articolazioni della spalla sono: la sternoclavicolare, l'acromioclavicolare e la scapolomerale. L'articolazione sternoclavicolare è data dalla superficie articolare sternale posta sull'angolo superolaterale del manubrio sternale, di forma ovoidale e disposta obliquamente verso il basso e lateralmente, con asse maggiore di 18-20 mm, e dalla superficie articolare dell'estremità mediale della clavicola. Le due superfici articolari che si affrontano non sono congrue e pertanto tra loro si interpone una fibrocartilagine. L'articolazione è dotata di capsula propria e di legamenti, quali gli sternoclavicolari anteriore e posteriore, l'interclavicolare e il costoclavicolare. L'articolazione acromioclavicolare è costituita da due superfici articolari, l'acromiale e la clavicolare, piane, di forma ovalare, tra le quali si interpone una fibrocartilagine spesso incompleta. Capsula e legamenti propri sono coadiuvati da due legamenti a distanza, tesi tra scapola e clavicola, il conoide e il trapezoide. Questi ultimi due legamenti svolgono un ruolo determinante nel mantenere stabile il rapporto tra scapola e clavicola anche durante il movimento. L'articolazione scapolomerale è costituita dalla cavità glenoide della scapola, ampliata dal cercine glenoideo, di natura cartilaginea, e dalla testa dell'omero. L'asse della testa omerale e l'asse della diafisi omerale delimitano un angolo di 130-150°, aperto in basso e medialmente. I capi articolari sono compresi in una capsula rinforzata dai legamenti glenomerali, disposti sul versante anteriore. Tale articolazione è dotata anche del legamento coracomerale, teso tra il processo coracoideo e la grande tuberosità omerale. I muscoli che agiscono sulla spalla possono determinarne l'abbassamento, come il grande pettorale, il piccolo pettorale, il succlavio, il grande dentato e il trapezio, o l'elevazione, come la porzione superiore del trapezio, l'elevatore della scapola, lo sternocleidomastoideo, l'omoioideo e il deltoide. L'abduzione della spalla e del braccio è invece determinata dal deltoide, dal sopraspinato, dal trapezio e dal grande dentato; il movimento di adduzione si deve al grande pettorale, al sottoscapolare, al grande rotondo, al coracobrachiale, al capo lungo del tricipite e al grande dorsale. La proiezione in avanti del braccio, invece, è realizzata dal deltoide, dal grande pettorale, dal coracobrachiale, dal bicipite e dal trapezio. Infine, la retropulsione del braccio è attuata dal deltoide, dal sottospinato, dal piccolo rotondo, dal grande dorsale, dal trapezio e dal romboide.
Affrontando l'analisi dei movimenti della spalla, è opportuno prendere in considerazione separatamente l'intervento dell'articolazione scapolomerale, che determina i movimenti dell'arto superiore, e quello del cingolo scapolare, che determina i movimenti propri della spalla.
Movimenti dell'arto superiore. I movimenti dell'arto superiore possono essere descritti esaminandone separatamente le componenti elementari riferite ai tre piani anatomici (la posizione di riferimento è quella di arto superiore disteso lungo il tronco):
a) piano sagittale: movimenti di proiezione in avanti e di retropulsione. L'ampiezza della proiezione in avanti è di 180°, quella della retropulsione è di 50°;
b) piano frontale: movimenti di pendolamento dell'arto verso l'asse centrale del corpo (adduzione) o di allontanamento da esso (abduzione). A causa della presenza del tronco, il movimento di adduzione può essere eseguito soltanto spostando leggermente il braccio in avanti o all'indietro rispetto al tronco. L'adduzione eseguibile anteriormente ha una estensione maggiore di quella eseguibile posteriormente; essa può raggiungere l'ampiezza di circa 40°. Il movimento di abduzione è molto più ampio di quello di adduzione e, quando il braccio è posto verticalmente verso l'alto, raggiunge il valore di 180°;
c) piano orizzontale: a partire dalla posizione di riferimento di braccio addotto a 90° sul piano orizzontale, l'arto può essere ruotato in avanti (adduzione anteriore) di circa 140°, oppure all'indietro (adduzione posteriore) di 30°. Oltre ai movimenti descritti, l'arto superiore può compiere una rotazione intorno all'asse longitudinale dell'omero, verso l'interno (più ampia) e verso l'esterno.
Movimenti del cingolo scapolare. La scapola e la clavicola, che come si è detto costituiscono, insieme con l'estremità prossimale dell'omero, il cingolo scapolare, presentano movimenti congiunti propri, che sono resi possibili dalle articolazioni acromioclavicolare e sternoclavicolare. I movimenti del cingolo scapolare determinano lo spostamento della spalla rispetto al torace e vengono generalmente descritti come movimenti della scapola. Questi ultimi possono essere classificati come segue:
a) adduzione e abduzione: movimenti determinati soprattutto dallo slittamento della scapola sul piano costale, con allontanamento (abduzione) dalla colonna vertebrale o avvicinamento (adduzione) a essa;
b) elevazione e abbassamento: la scapola e la clavicola si spostano verso l'alto e verso il basso;
c) rotazione verso l'alto e verso il basso: la rotazione verso l'alto della scapola determina una rotazione verso l'alto della cavità glenoide e dell'angolo laterale, mentre il bordo mediale ruota verso il basso. Il movimento di rotazione verso il basso è opposto rispetto a quello sopra descritto.
Il gomito è l'articolazione situata tra braccio e avambraccio. Esso presenta una certa complessità, in quanto nell'unica cavità articolare sono incluse tre giunture: tra omero e ulna, tra omero e radio, tra radio e ulna. Queste tre articolazioni costituiscono un complesso morfofunzionale che consente i movimenti dell'avambraccio: flessione, estensione e rotazione intorno al proprio asse. Le superfici articolari dell'articolazione del gomito sono rappresentate dall'estremità distale dell'omero e da quelle prossimali del radio e dell'ulna. L'estremità distale dell'omero presenta la troclea medialmente e la fossetta olecranica posteriormente per l'ulna, e il condilo lateralmente per il radio. La superficie articolare del radio per l'omero è rappresentata dalla cavità glenoidea, mentre il contorno della testa radiale, o capitello, si articola con l'ulna. L'ulna è dotata, nella sua estremità prossimale, di un grosso rilievo rugoso, detto olecrano, che si piega in avanti per formare una grande incisura per la troclea omerale, e di una piccola incisura che si articola con il contorno del capitello radiale. L'articolazione del gomito è avvolta da una capsula che comprende le tre giunture descritte; tale capsula è rinforzata da due legamenti, ciascuno costituito da tre fasci connettivali: il legamento collaterale mediale o ulnare e il legamento collaterale laterale o radiale. Questi due legamenti si fissano superiormente sull'omero e inferiormente sull'ulna e sul radio, rispettivamente. L'articolazione radioulnare è dotata di un particolare legamento, il legamento anulare del radio, che mantiene il radio saldamente vicino all'ulna durante i movimenti, consentendogli unicamente di ruotare sul proprio asse nel corso della prono-supinazione. Radio e ulna sono inoltre mantenuti vicini, per tutta la loro lunghezza, da una struttura connettivale robusta: la membrana interossea. I muscoli che provocano la flessione dell'avambraccio sul braccio sono: il bicipite brachiale, il brachiale anteriore, il brachioradiale, il pronatore rotondo, i flessori radiale e ulnare del carpo, il flessore superficiale delle dita e il palmare lungo. L'estensione è invece assicurata principalmente dal tricipite brachiale e dall'anconeo.
Movimenti di flessione ed estensione. L'intero movimento di flesso-estensione può descrivere un arco di circa 145°. La flessione è limitata principalmente dal contatto che si stabilisce tra le masse muscolari del braccio e dell'avambraccio. L'estensione è limitata dal contatto dell'olecrano con la superficie della fossetta olecranica dell'omero. Altri fattori limitanti l'estensione sono la tensione della capsula articolare e dei legamenti della parte anteriore dell'articolazione del gomito, e la resistenza offerta dai muscoli flessori. Alcuni soggetti, e soprattutto le donne e i bambini, a causa di una particolare lassità dei legamenti, possono iperestendere il gomito, in modo da bloccare l'articolazione quando questa venga sottoposta a un carico che agisca assialmente rispetto all'arto superiore. Tra i muscoli implicati nei movimenti di flesso-estensione, i flessori sviluppano generalmente una forza massima all'incirca doppia rispetto a quella degli estensori. L'efficacia dei flessori è condizionata dal grado di flessione dell'articolazione del gomito e dalla rotazione radioulnare. L'azione flessoria raggiunge la massima efficacia quando il gomito è a 90° e l'avambraccio è in completa supinazione.
Movimento di prono-supinazione. La prono-supinazione è il movimento di rotazione assiale dell'avambraccio. Esso è reso possibile dall'articolazione radioulnare prossimale, che fa parte della regione del gomito, e di quella radioulnare distale, situata nella regione del polso. La pronazione è il movimento che si accompagna a una rotazione interna del palmo della mano, la supinazione è il movimento inverso. La posizione intermedia rispetto alle posizioni di completa supinazione e pronazione è la condizione di riferimento per la misura di detti movimenti. L'ampiezza massima della supinazione è di 90°, quella della pronazione è di 85°. L'azione dei muscoli prono-supinatori è facilitata dalle curvature del radio, che lo fanno assimilare a una manovella. Durante il movimento di prono-supinazione, le estremità di tale manovella ruotano sulle corrispondenti superfici articolari dell'ulna. Generalmente, i muscoli supinatori sono più potenti dei pronatori.
L'articolazione del polso unisce l'avambraccio alla mano. In essa sono comprese l'articolazione tra radio e carpo e quella distale tra radio e ulna. A livello del polso si realizzano i movimenti di prono-supinazione, dovuti all'articolazione tra radio e ulna, e i movimenti di flesso-estensione, abduzione e adduzione, nonché di circonduzione della mano sull'avambraccio. Il polso rappresenta quindi il complesso articolare mediante il quale la mano può assumere la posizione ottimale per svolgere l'essenziale funzione della prensione, alla quale peraltro, si possono considerare asservite tutte le articolazioni dell'arto superiore. L'articolazione radiocarpica ha come superfici articolari la faccia inferiore dell'estremità distale del radio e, distalmente, le superfici articolari dello scafoide, del semilunare e del piramidale, che nel loro insieme costituiscono il condilo del carpo. Una capsula delimita la cavità articolare e i capi ossei sono tenuti insieme dai legamenti radiocarpici volare e dorsale e dal legamento collaterale radiale del polso. L'articolazione radioulnare distale ha come superfici articolari l'incisura ulnare del radio e la testa dell'ulna. Essa è completata inferiormente dal legamento triangolare, una fibrocartilagine che la separa da quella radiocarpica. Una capsula propria ne delimita la cavità articolare ed è dotata di legamenti, che sono i radioulnari volare e dorsale. I muscoli che agiscono sull'articolazione del polso si possono distinguere, a seconda del tipo di movimento impresso alla mano, in flessori ed estensori. I muscoli flessori sono: i flessori radiale e ulnare del carpo, i flessori comuni delle dita, superficiale e profondo, e il palmare lungo; i muscoli estensori sono invece l'estensore ulnare, gli estensori radiali, lungo e breve, e l'estensore comune delle dita. La contrazione contemporanea dei flessori e degli estensori radiali provoca l'abduzione della mano, mentre l'adduzione è causata dalla contrazione contemporanea dei flessori e degli estensori ulnari. I muscoli che concorrono a realizzare la prono-supinazione della mano sono: per la pronazione, il pronatore rotondo e il pronatore quadrato; per la supinazione, il bicipite brachiale, il brachioradiale e il supinatore. I muscoli che operano sull'articolazione del polso sono situati nell'avambraccio, avvolti da una fascia connettivale. A livello del polso, tale fascia s'ispessisce costituendo il legamento palmare del carpo, anteriormente, e il legamento dorsale del carpo, posteriormente. Sotto i legamenti scorrono i tendini dei muscoli dell'avambraccio, avvolti in guaine e lubrificati da liquido sinoviale. I legamenti favoriscono il contenimento dei tendini durante la contrazione dei relativi muscoli.
Rispetto all'avambraccio, il polso consente alla mano di eseguire movimenti di flesso-estensione, abduzione, adduzione e circonduzione. Inoltre, la mano presenta movimenti di prono-supinazione. Considerando come posizione di riferimento quella del braccio esteso verso il basso con il palmo della mano rivolto in avanti e incluso nel piano frontale, il movimento di flessione determina l'avvicinamento della mano alla superficie anteriore dell'avambraccio; l'ampiezza massima di tale movimento è di 85°. Il movimento di estensione consente invece l'avvicinamento del dorso della mano alla superficie posteriore dell'avambraccio: l'estensione massima raggiungibile durante questa manovra è di 85°. Tenendo presente la posizione iniziale sopra indicata, il movimento di abduzione determina l'inclinazione della mano verso il radio, con un'ampiezza massima di 15°. L'adduzione, invece, comporta una inclinazione della mano verso l'ulna, con un'estensione massima di 45°. Il movimento di prono-supinazione consta di due componenti: una di rotazione del capitello del radio intorno al proprio asse, che si effettua nell'articolazione radioulnare prossimale, e l'altra di traslazione dell'estremità distale del radio intorno alla testa dell'ulna, che si attua nell'articolazione radioulnare distale. Quest'ultimo movimento è limitato dal legamento triangolare. Il movimento di circonduzione è una combinazione dei movimenti di flesso-estensione con quelli di abduzione e adduzione. Durante la circonduzione, la mano descrive una superficie conica con il vertice situato in corrispondenza del centro del polso e un angolo di apertura di circa 160°. Si noti che nessuno dei muscoli interessati è in grado di produrre autonomamente i movimenti elementari descritti. Questi ultimi, infatti, sono sempre il risultato dell'intervento coordinato di almeno due muscoli. Inoltre, molti muscoli che dall'avambraccio si portano ai segmenti ossei della mano attraversando il polso possono agire da assistenti motori per i movimenti del polso. Peraltro, anche alcuni muscoli che agiscono prevalentemente sull'articolazione del polso possono essere sinergici con i muscoli delle dita.
La mano rappresenta un organo altamente specializzato, in grado di eseguire movimenti di straordinaria finezza e precisione, soprattutto grazie alla mobilità del pollice, che può muoversi verso il palmo ed esercitare pressione contro ciascuna delle quattro dita. La complessità strutturale della mano risulta evidente considerando che essa è costituita da 26 ossa e da più di 20 articolazioni, mosse da 33 muscoli.
La mano presenta una regione anteriore o palmare e una regione dorsale. Sulla superficie palmare si possono apprezzare rilievi, solchi e depressioni. Caratteristici sono i rilievi delle eminenze tenare, alla base del pollice, e ipotenare, alla base del quinto dito, nonché quelli dei cuscinetti digitopalmari, alla base delle altre dita. I solchi, le cosiddette linee della mano, sono quattro, due orizzontali e due verticali. I due orizzontali sono i solchi metacarpici distale e prossimale; i due verticali sono il solco del pollice e il solco longitudinale. La regione dorsale mostra, con le dita in estensione, i rilievi dei tendini estensori e quelli del sistema venoso superficiale. Sulla superficie dorsale delle falangi distali delle dita sono presenti le unghie, costituite da particolari formazioni cornee laminari. Ogni unghia è formata da una lamina quadrangolare convessa superiormente, con un margine libero e tre lati inseriti sotto una piega cutanea (vallo ungueale), sulla quale si dispone una dipendenza cutanea denominata epidermicola. La faccia inferiore aderisce tenacemente al sottostante letto ungueale. La cute della regione palmare, molto resistente e ricca di ghiandole sudoripare e sebacee, è saldamente fissata agli strati sottostanti. La cute della regione dorsale, invece, è assai sottile e risulta scorrevole sui piani sottostanti.
Ossa e articolazioni. L'architettura della mano è sostenuta da un proprio scheletro, rappresentato dalle ossa del carpo, del metacarpo e delle falangi. Le ossa del carpo, ossa brevi, sono disposte su due filiere, prossimale e distale. La filiera prossimale è costituita dallo scafoide, dal semilunare, dal piramidale e dal pisiforme. La filiera distale è rappresentata dal trapezio, dal trapezoide, dal grande osso e dall'uncinato. Le ossa del metacarpo sono ossa lunghe, e presentano perciò un'estremità distale o testa, una prossimale o base e un corpo. Infine, lo scheletro delle dita è rappresentato dalle falangi, anch'esse ossa lunghe, distinte per il primo dito, il pollice, in prossimale e distale, e per le altre quattro dita in prossimale, media e distale. Le ossa del carpo sono unite tra loro dalle articolazioni intercarpiche, che sono diartrosi semplici o planiformi dotate, oltre che di una capsula articolare, di legamenti palmari, dorsali e interossei. Tra carpo e metacarpo si realizzano le articolazioni carpometacarpiche. Caratteristica è l'articolazione del pollice, tra il trapezio e il primo osso metacarpale, che è un'articolazione a incastro reciproco o a sella, particolarmente adatta a consentire al pollice i più diversi movimenti. Tra metacarpo e falangi sono presenti le articolazioni metacarpofalangee, che, a causa della tipica morfologia delle superfici articolari, possono essere definite delle condiloartrosi. Completano le articolazioni della mano le articolazioni interfalangee, che, essendo delle trocleoartrosi, sono dotate del solo movimento di flesso-estensione.
Muscoli e aponeurosi. Profondamente alla cute della mano, a rivestimento dell'apparato osteoarticolare, si distinguono strutture connettivali, muscolotendinee, vascolari e nervose. Nella regione palmare, profondamente alla cute e al sottocutaneo, è presente l'aponeurosi palmare, robusta struttura di forma triangolare con apice verso il polso, costituita da fibre longitudinali e da fibre trasversali.
A livello delle articolazioni metacarpofalangee, le fibre trasversali inviano setti che formano arcate fibrose, attraverso le quali passano i tendini dei muscoli flessori. Inoltre, dall'aponeurosi palmare si originano due setti, dei quali uno raggiunge la faccia anteriore del terzo osso metacarpale, l'altro il margine anteriore del quinto. Nella regione palmare, questi due setti delimitano tre logge: laterale o tenare per i muscoli del pollice; media per i tendini dei muscoli flessori delle dita e dei muscoli lombricali e interossei; mediale o ipotenare per i muscoli del quinto dito. Profondamente all'aponeurosi, e comprese nelle logge da essa determinate, sono presenti delle guaine sinoviali, che accolgono i tendini dei muscoli flessori, consentendone l'agevole scorrimento. La guaina più ampia è quella mediale, che avvolge i tendini flessori delle ultime quattro dita. Essa continua in basso con la guaina propria dei flessori del quinto dito. Tre guaine distinte accolgono la porzione falangea dei flessori del secondo, terzo e quarto dito. Infine, una lunga guaina laterale, che si estende dal polso alla falange ungueale del pollice, accoglie i flessori propri di questo dito.
Vasi e nervi. Le arterie sono rappresentate da rami terminali delle arterie radiale e ulnare che, profondamente all'aponeurosi palmare, costituiscono due arcate, una superficiale e una profonda. L'arcata palmare superficiale è adagiata sui tendini flessori e da essa derivano le arterie digitali; quella profonda decorre al di sotto dei tendini e a ridosso del piano osseo. Per quanto riguarda le vene, a livello del sottocutaneo si distinguono le caratteristiche reti venose palmari e dorsali, da cui si originano la vena cefalica del pollice e la vena salvatella sul lato ulnare della mano. Da queste due vene, e dalla confluenza di altre, derivano le vene principali dell'avambraccio e del braccio, cioè la basilica e la cefalica. I nervi della mano hanno origine, come rami terminali e collaterali, da tre principali tronchi nervosi motori e sensitivi dell'arto superiore: il nervo radiale, l'ulnare e il mediano. Per quanto riguarda il palmo, la cute dell'eminenza ipotenare del quinto dito e della metà ulnare del quarto è innervata dal nervo palmare superficiale, ramo dell'ulnare. La rimanente cute palmare è innervata da rami del nervo mediano. La cute della regione dorsale è innervata dal ramo superficiale del nervo radiale, limitatamente alla cute dorsale del primo dito, della prima e seconda falange del quarto, del secondo dito, e della metà radiale della prima e seconda falange del terzo. È innervata inoltre dal nervo cutaneo dorsale, limitatamente al quinto dito e a parte del quarto e del terzo. Sempre per quanto riguarda la cute dorsale, una zona del terzo e del quarto dito, nonché l'estremità del secondo, sono innervati da rami del nervo mediano.
Non considerando il pollice, la cui motilità verrà descritta separatamente, i più evidenti movimenti delle dita sono quelli di flessione e di estensione. Le articolazioni impegnate sono quelle metacarpofalangee per i movimenti dell'intero dito, e quelle interfalangee per i movimenti relativi delle singole falangi. Le articolazioni metacarpofalangee consentono una flessione massima di circa 90° e una estensione di circa 30°. Tali valori si riferiscono al simultaneo movimento delle quattro dita. Il movimento isolato di un solo dito è limitato dalla tensione dei legamenti interdigitali. Sotto questo aspetto, il dito indice gode della maggiore mobilità rispetto alle altre tre dita. Esso, inoltre, possiede anche ampi movimenti di lateralità, che, combinati con quelli di flesso-estensione, danno luogo al movimento di circonduzione. Il movimento di opposizione del pollice verso le altre dita è una delle azioni maggiormente qualificanti la motilità della mano. Esso si realizza soprattutto grazie all'intervento del muscolo opponente del pollice, collocato nell'eminenza tenare. Peraltro, tale azione prevede anche la coordinata attivazione dell'adduttore e dei flessori del pollice. Nello stringere vigorosamente il pugno o nell'afferrare il manico di un utensile, l'opposizione del pollice si associa alla flessione delle dita realizzata dai flessori superficiali e profondi, mentre nelle attività più fini, in cui la punta del pollice deve esercitare una leggera pressione contro la punta delle altre dita, l'opposizione del pollice si accompagna alla flessione delle falangi.
Movimenti di prensione e di manipolazione. Generalmente, i movimenti intenzionali della mano possono essere distinti in due grandi gruppi: movimenti di prensione e movimenti di manipolazione. Nei primi l'oggetto è afferrato, completamente o parzialmente, e immobilizzato dalla mano, invece nei secondi esso è generalmente ruotato, sospinto o sollevato per azione delle dita. Nei movimenti di prensione, inoltre, si distingue una presa di forza, in cui l'oggetto è saldamente immobilizzato contro il palmo della mano dalla pressione esercitata mediante flessione delle dita e opposizione del pollice, e una presa di precisione, in cui l'oggetto è trattenuto dalla pressione esercitata dall'opposizione del pollice contro la punta delle altre dita.