artificiato
. Participio passato di ‛ artificiare ', verbo che non è presente in D. ma risulta in uso al suo tempo (lo si trova per es. nell'Ottimo). Nell'unico esempio di Cv I V 8 è riferito al volgare che, a differenza della gramatica ormai fissa nelle sue norme, e quindi perpetua e non corruttibile, a piacimento artificiato si transmuta: " elaborato " secondo la volontà di chi l'adopera, si muta nel tempo (cfr. VE I IX 7, dove la mutabilità del linguaggio è ricondotta alla natura dell'uomo, instabilissimum atque variabilissimum animal).
Il significato della parola è affine a quello del corrispondente vocabolo latino che ricorre due volte in VE II III 9 con una connotazione tuttavia da riportare propriamente a un ambito di valori artistici (v. ARTIFICIO): in artificiatis illud est nobilissimum quod totam comprehendit artem: cum igitur ea quae cantantur artificiata existant...
È da notare che nel De vulgari Eloquentia la gramatica è detta invece artificialis (v. ARTIFICIALE), mentre la locutio vulgaris viene definita naturalis.