CUCCOLI, Arturo
Nacque a Bologna il 17 luglio 1869 da Petronio e Carolina Orsoni.
A soli sei anni apprese dal fratello maggiore Egidio le prime nozioni musicali e fu avviato al violoncello. In seguito, dopo un periodo di inattività dovuto ad una serie di malattie, venne affidato alla scuola del celebre violoncellista Francesco Serato. Diciottenne, iniziava una movimentata carriera musicale, consona al suo temperamento irrequieto, che lo portò a suonare in varie orchestre, ove acquisì una ricca esperienza. Incominciò coll'emigrare in America entrando a far parte dell'orchestra di Rio de Janeiro. Rientrato in Italia, fu scritturato prima a Bologna e poi a Napoli. Fu successivamente in tournée nella penisola iberica e, per breve, una seconda volta in America. Appena ventenne si diede quindi al concertismo come solista, facendosi applaudire in varie città italiane e a Montecarlo, per passare poi come primo violoncello nell'orchestra Sonzogno, e finalmente, con lo stesso incarico, in quella del teatro di Trieste, dove giunse nel 1893. Ma trovò ancora il modo di andare in Germania ed in Russia e di suonare nel trio Nachtigall di Varsavia.
A Trieste, il C., oltre ad essere ricercato come insegnante, venne chiamato a far parte prima del celebre quartetto Heller (dicembre 1896-aprile 1898) e poi del trio Sillani-Cuccoli-Florio, facendosi ammirare per l'intonazione perfetta, la cavata sicura, la percezione ritmica e la nobiltà espressiva. Abbandonò Trieste nell'estate del 1900, dopo l'avvenuta nomina a professore di violoncello e contrabbasso Presso l'Istituto musicale di Padova. Ma gli anni trascorsi a Trieste, a contatto del ricco e vario mondo musicale mitteleuropeo, furono decisivi per la completezza della sua cultura artistica, che risultò ampliata nella panoramica e raffinata nel gusto.
L'attività didattica, se arrestò i viaggi all'estero, non smorzò quella del concertista, che continuò a prodursi non solamente a Padova, ma anche in molte città italiane. Infatti, preceduto da buona fama, fu subito invitato a far parte del trio fondato dal pianista Cesare Pollini, con il quale suonò frequentemente anche in duo, negli anni che vanno dal 1900 al 1912.
Nel 1906 fu chiamato a far parte del quintetto della regina madre Margherita di Savoia, diretto da G. Sgambati. Fondava, nel 1914, il quartetto padovano, scioltosi troppo presto per il sopravvenire della grande guerra. Profugo a Siena, fu invitato nel 1918, dal conte G. Chigi Saracini, a prestare la sua opera ed esperienza nel quintetto chigiano. Con questa ultima formazione intraprese, a totale beneficio della Croce Rossa italiana, una lunga tournée di concerti, nelle principali città della penisola. Legato da cordiale amicizia ai più grandi direttori d'orchestra, fu stimato anche da musicisti, quali Mascagni e Puccini, che lo vollero solista in stagioni importanti.
Ma la sua valentia si affermò di più ancora nel campo didattico, tanto da essere chiamato il fondatore della scuola padovana di violoncello, e I. Pizzetti, dopo un'ispezione all'istituto padovano nel 1923, lo definiva, come informa il Debiasi, "eccellente formatore di violoncellisti". Insegnò anche a Venezia, Verona e Vicenza.
Per seguire meglio i suoi allievi, il C. li ospitava patriarcalmente in casa propria, per individuarne le qualità e per guidarli da vicino nello studio quotidiano. Curava molto la scioltezza dei movimenti dell'arco, che doveva dare suoni perfettamente intonatieduguali, sia nelle note lunghe che nel picchettato, e la sicurezza nei passaggi da una corda all'altra. Per questo adottò nella sua scuola un ponticello più arcuato, mentre altri prescrivevano che l'arrotondamento fosse ridotto al minimo, onde rendere possibile la contemporanea pressione di tre corde.
La didattica del C., elaborata dopo una lunga pratica ed attenta riflessione, è tutta raccolta in una serie di metodi, che, grado a grado, accompagnano lo scolaro lungo l'intero corso degli studi, tutti pubblicati presso l'editore Zanibon di Padova salvo diversa indicazione: Metodo elementare per tioloncello, I, Impianto dell'arco e impostazione della mano sinistra; II, Impostazione e sviluppo delle posizioni del manico; III, Impianto e sviluppo del capotasto, s. d. [ma 1914]; La teoria e la pratica degli abbellimenti musicali con relativi esercizi per violoncello, s. d.; Scuola delle ottave: 38 studi tecnici, s. d.; Tecnica dell'arco - arpeggi. Con 300 colpi d'arco, s. d.; Dieci studi tecnici, s. d.; Ventiquattro studi melodici per violoncello in tutte le tonalità nella estensione di tre ottave, s. d.; Diciotto studi. Tratti dai quarantadue studi per violino di Kreutzer trascritti e diteggiati per violoncello, s. d.; Esercizi giornalieri. Scale in tutti i tonimaggiori e minori, Milano, Ricordi, s. d.; Tre studi da concerto per violoncello solo (Andante religioso, Guitarre, Villanelle), s. d.; Principali passi e soli d'opera d'autori diversi estratti dalle partiture originali d'orchestra, Milano, Ricordi, s. d.; Principali passi e soli di tutte le opere di Wagner estratti dalle partiture originali d'orchestra, ibid. s. d.; Quaranta divertimenti per violoncello solo, Milano, Carisch, s. d.
Precetto fondamentale della sua scuola era quello di portare l'allievo a ponderare e provare dapprima mentalmente ogni nuova difficoltà tecnica. Parallelamente agli esercizi tecnici, nei programmi elaborati dal C. erano prescritte esecuzioni di sonate classiche e moderne. Così, mentre coll'affrontare i concerti solistici lo scolaro era portato a superare i passaggi più ardui, con l'esecuzione delle composizioni cameristiche si formava un gusto. Largo spazio veniva pure riservato allo studio della letteratura del violoncello e alla conoscenza della sua costruzione. Gli annuali saggi pubblici di studio, anche se organizzati al fine di meravigliare, con decine di allievi che eseguivano all'unisono complicate pagine solistiche, e l'elevato numero di scolari portati sino al diploma e ricercati poi dalle più esigenti orchestre e scuole, restano una testimonianza incofutabile della validità del suo metodo didattico.
Scarso risulta il numero delle sue composizioni per violoncello e pianoforte, invero modeste qualitativamente e troppo di maniera: Ave Maria, Padova, Zanibon, s. d.; Adagio religioso, Trieste, Schmidl, s. d.; Andante appassionato, ibid. s. d.; Serenata, ibid. s. d.; notevole invece la quantità delle trascrizioni per violoncello di celebri pagine di autori classici e romantici.
Uomo molto attivo, si adoperò per incrementare la vita musicale e, con sensibilità sociale, di tutelare gli orchestrali, sia a Trieste, assumendo la presidenza della Società orchestrale triestina, e sia a Padova, dando vita ad un complesso orchestrale scelto e bene organizzato, per la divulgazione delle opere dei grandi maestri e per combattere i preconcetti contro le musiche wagneriane.
Morì a Padova il 1°dic. 1935.
Bibl.: C. Barison, Trieste città musicalissima, Trieste 1976, pp. 19 s.; Annuario dei musicisti. I (1913), p. 99; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1922, p. 159; T. Debiasi, A. C. e la sua scuola, Padova 1925; V. Levi, La vita musicale a Trieste. Cronache di un cinquantennio 1918-1968, Milano 1968, pp. 18, 50; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 393; Suppl., p. 227.