FARINELLI, Arturo (Marte Vittorio Achille Arturo)
Nacque a Intra (od. Verbania) il 31 marzo 1867, da Agostino e da Erminia Pironi.
Il padre, commerciante di granaglie, costretto ad emigrare con la famiglia dopo aver perduto negozio e casa in seguito all'inondazione del novembre 1868, stabilitosi a Bellinzona in Canton Ticino presso un fratello, riprese con profitto la sua attività commerciale. Dopo aver frequentato il ginnasio prima a Bellinzona e poi nel collegio di Riva, su pressione del padre il F. si iscrisse al politecnico di Zurigo; dopo i primi due anni però fuggì per realizzare il sogno, a lungo coltivato, di un viaggio in Spagna. Dopo un breve soggiorno a Barcellona, tornato in famiglia, ottenne il permesso di iscriversi, sempre all'università di Zurigo, alla facoltà di filosofia e di filologia romanza e germanica, perfezionandosi dopo la laurea a Parigi alla scuola di G. Paris.
La prima parte della tesi di laurea (Die Beziehungen zwischen Spanien und Deutschland in der Literatur der beider Länder) venne pubblicata nel 1892 a Berlino; la seconda parte uscì, sempre nel 1892, sulla prestigiosa rivista berlinese di M. Koch, Zeitschrift für vergleichende Literaturgeschichte (le due parti furono raccolte in volume, senza il permesso del F., con il titolo Spanien und die spanische Literatur im Lichte der deutschen Kritik und Poesie, Berlin 1892), procurandogli subito una certa notorietà. Si tratta della prima di una mole ingente di ricerche che mettono in luce, fin dall'inizio, la straordinaria erudizione del F. unita a una conoscenza delle letterature europee che si andò facendo sempre più vasta. Frutto dei primi anni di ricerche sono: Grillparzer und Lope de Vega (ibid. 1894); Baltasar Gracián y la literatura de corte en Alemania (Madrid 1894); Grillparzer und Raimund (Leipzig 1897); Guillaume de Humboldt et l'Espagne avec une esquisse sur Goethe et l'Espagne (Paris 1898); Über Leopardis und Lenaus Pessimismus (Hannover 1898, tr. it., non del F., Del pessimismo di Leopardi e di Lenaus, Firenze 1908); e in italiano: Don Giovanni (Torino 1896; 2 ediz., Milano 1946); Dante e Goethe (Firenze 1900); La malinconia del Petrarca (Roma 1902); Vittorio Alfieri nell'arte e nella vita (ibid. 1903); Cervantes (in tedesco; München 1905), ecc.
Il F. inaugurava così quella propensione verso gli studi comparatistici e in particolare verso la ricerca dei rapporti tra le letterature d'Europa, che coltiverà poi per tutta la vita, sia pure con aggiustamenti e modificazioni definite e precisate in alcuni scritti più tardi. Si tratta di lavori caratterizzati da un notevolissimo accumulo di dati, inforbiazioni e documenti - frutto delle pazienti e tenaci ricerche d'archivio e di biblioteca di cui il F. era maestro, nonché della sua autentica passione di recensore e bibliografo - privi tuttavia di solidi nuclei organizzativi e interpretativi. Sulla medesima linea si collocano le ricerche che lo occuparono per un decennio e che culminarono nei volumi Dante, Petrarca e Boccaccio in Spagna (Berlino-Torino 1905-1906); Voltaire e Dante (Berlino 1906); Dante e la Francia dall'età media al secolo di Voltaire (2 voll., Milano 1908). Vi si affiancano: España y su literatura en el extranjero á través de los siglos (Madrid 1902); Il Faust di Goethe (Firenze 1909), ecc.
Anche in questi casi alla mole imponente dei materiali raccolti non corrisponde una sufficientemente solida metodologia di ricerca, spingendo il F. oggettivamente verso un risultato di impianto positivistico, nonostante che fin da allora si professasse alieno dall'aderire a un indirizzo determinato e, in qualche modo, codificato, volendo rimanere distante perciò sia dalla scuola storica sia dal neoidealismo crociano. Con il Croce infatti. che aveva conosciuto e frequentato per una intera estate a Innsbruck (testimonianza di tale rapporto è l'appendice del F. al saggio di B. Croce, La lingua spagnuola in Italia, Roma 1895, pp. 6787), si instaurò e rimase un rapporto di stima reciproca che non portò però mai il F. a condividerne la impostazione e le concezioni estetico-critiche; il Croce, d'altra parte, espresse in diverse occasioni garbate riserve sui lavori del Farinelli.
Nel 1896 il F. aveva ottenuto un incarico per l'insegnamento di filologia romanza all'università di Innsbruck, che mantenne fino al novembre 1904, quando fu costretto ad abbandonarlo per l'insorgere dei movimenti nazionalisti. Tornato in Italia, nel 1907 gli fu assegnata la cattedra di lingua e letteratura tedesca all'università di Torino, dove rimase in questo ruolo fino al '37; nel '15 e nel '19-'21 vi ricoprì anche l'incarico di insegnamento di filologia romanza.
Nella prolusione inaugurale al corso universitario torinese (13 dic. 1907, L'"umanità" di Herder e il concetto della "razza" nella storia evolutiva dello spirito, Catania 1908, poi in Umanità, Milano 1925, pp. 169-251) il F. presentava, implicitamente, un primo bilancio dei suoi studi precedenti e si proponeva una impostazione nuova per la ricerca, fondata su un più meditato impianto di analisi, teso a calare il fattore documentario in un contesto interpretativo e critico. Sono testimonianza di questo tentativo: Ilromanticismo in Germania (Bari 1911), Hebbel e i suoi drammi (ibid. 1913); La vita è un sogno (2 voll., Torino 1916); La tragedia di Ibsen (Roma 1917); Michelangelo, Dante e altri brevi saggi (Torino 1918); come gli impegnativi lavori successivi: Divagaciones bibliográficas. Viajes por España y Portugal desde la Etad Media hasta el siglo XX (2 Voll., Madrid 1921-30); Divagazioni erudite. Inghilterra e Spagna. Germania e Italia. Italia e Spagna. Spagna e Germania (Torino 1925); Marrano. Storia di un vituperio (Ginevra 1925, prima in Studi letterari e linguistici dedicati a P. Rajna, Firenze 1911, pp. 491-555), Ensayos y discursos de critica literaria hispano-europea (2 voll., Roma 1926); Discorsi bresciani (Padova 1926); Poesia germanica (Milano 1927), Divagazioni sulla poesia dell'Uruguay (Roma 1928); Il romanticismo nel mondo latino (3 voll.., Torino 1927); Viajes Por España y Portugal (Madrid 1930); Petrarca und Deutschland in der dämmernden Renaissance (Köln 1933), Divagaciones hispánicas (2 voll., Barcelona 1936); Neue Reden und Aufsätze (Stuttgart 1938); Führende Geister des Nordens (Stuttgart 1940); Shakespeare, Kant und Goethe (Berlin 1942), ecc.
Ricorrente la convinzione che non sia proponibile una nozione di letteratura mondiale, insieme con la distanza sempre più netta da scuole e metodologie definite; elementi entrambi ripresi e specificati in Il sogno di una letteratura mondiale (Roma 1922), poi nel saggio Gli influssi letterari e l'insuperbire delle nazioni (Roma 1930), come anche in Prime avventure del mio germanesimo (ibid. 1934), Aufsätze, Reden und Charakteristiken zur Weltliteratur (Bonn 1925), dove si chiarisce in pieno la sostanza individualistica e "romantica" della sua posizione ("Quando io scrivevo, dal mio punto di vista, ben inteso, la storia del romanticismo, mi battevano alla mente le mille definizioni che s'eran date, da un secolo in qua, e che non definivano nulla; e tutte le abbandonai, e nessuna ne aggiunsi, ignorante come io sono di dottrine e di sistemi, persuaso che le correnti spirituali corrono per ogni terra, libere, indenominabili, limpide o torbide, classiche o romantiche, pronte a riflutare quegli argini posti così sollecitamente ... dai solerti regolatori e amministratori dei fatti dello spirito"). La natura intrinsecamente "romantica" dell'attitudine del F. alla indagine letteraria fu affermata con convinzione da P. Gobetti che vedeva in lui "l'ultimo rappresentante della generazione romantica" ("Arturo Farinelli è critico soltanto perché è poeta", in Scritti storici, letterari e filosofici, p. 505), un intellettuale "romantico e libertario" che era mosso all'attività critica sempre da impulsi soggettivi e non razionalizzabili ("affinché sorga nello spirito suo una opera critica bisogna ch'egli sia commosso da un fremito di sincerità e di poesia: bisogna che sullo studio prevalga l'ardore": ibid.).
Per le medesime ragioni, di fronte alle sue opere, molti critici reagirono esprimendo riserve e identificando i limiti del suo metodo e della sua stessa concezione degli studi. Valga per tutti il giudizio beffardamente negativo di R. Serra che "a parte i meriti del cercatore" non vedeva nel F. null'altro poiché, in quanto a "erudizione" insieme con "genialità", "riesce a dare l'illusione di tutte e due, con tutto quel pathos che si consuma nella farragine delle notizie e delle frasi, come una fian-una nel fumo della legna verde e stizzosa" (Le lettere, in Scritti, a cura di G. De Robertis e A. Grilli, I, Firenze 1958, p. 386). Eccesso di severità senza dubbio sull'opera sterminata di uno studioso come il F. che comunque introdusse elementi di novità nel panorama storico-critico, contribuendo in misura notevole alla diffusione della cultura tedesca in Italia (fondò e diresse per la casa editrice UTET la collana dei "Grandi scrittori stranieri") e inoltre alla indagine dei fenomeni letterari europei, nella ricerca dei rapporti positivi o negativi che si erano andati verificando. Negatività di giudizio, d'altra parte, condivisa da molti, sia pure in termini meno assoluti, e giustificata ampiamente dallo scarso respiro dei quadri di riferimento in cui erano immerse le indagini minuziose fino alla pedanteria che rischiavano perciò, nella maggior parte dei casi, di rimanere limitate a un mero resoconto di ricerca. Entro queste coordinate si possono raccogliere tutte le opere del F., tra le quali vanno ancora segnalate quelle, oltre le già ricordate, dedicate ad autori della letteratura italiana: Dante in Spagna, Francia, Inghilterra, Germania (Torino 1921); Petrarca Manzoni Leopardi (ibid. 1924); Foscolo (Berlin 1928); L'obra de G. Boccaccio (Barcelona 1929); F. De Sanctis (Roma 1934); G. Leopardi (ibid. 1937), ecc.
Un'attenzione particolare il F. prestò sempre alla musica e alle grandi personalità romantiche. Da Franz Schubert (Praga 1897) a Apuntes sobre Calderón y la música en Alemania (Madrid 1907), a Beethoven e Schubert (Torino 1929), a Nel mondo della poesia e della musica (2 voll., Roma 1939-1940). Come anche si soffermò sui rapporti tra forme di arte e artisti diversi: Michelangelo e Dante (Torino 1918), Chateaubriand e Virgilio (Roma 1930); o aspetti particolari dei grandi poeti: Byron e il byronismo (Bologna 1924), Byron e il byronismo in Argentina (Roma 1928), Dante e le stelle (ibid. 1933), Voci idilliche nell'anima eroica di Dante (Milano 1938).
Il F. naturalmente collaborò a tutti i maggiori periodici specializzati italiani e stranieri; inoltre scrisse su La Voce, Nuova Antologia, Colombo, Rivista d'Italia, ecc. Nel genn. 1921 fondò e quindi diresse la rivista Letterature moderne. Nel 1929 fu nominato membro dell'Accademia d'Italia.
Morì a Torino il 21 apr. 1948.
Il F., pure impegnato in una incessante attività di ricerca, si dedicò con grande passione all'insegnamento, come è testimoniato dai riconoscimenti di molti suoi ex allievi. Non mancò neppure di essere presente attraverso prese di posizione pubbliche in momenti cruciali della vita, nazionale. Le migliori prove in Giusta guerra o atroce demenza? (Colloquio tra un Belligero ed un Umanitario), Torino 1914, e Franche parole alla mia nazione, ibid. 1919. Sono infine da segnalare i volumi di carattere saggistico e narrativo come Attraverso la poesia e la vita (Bologna 1935), Il mio insegnamento universitario (Roma 1942), Critici del mio tempo (Galatina 1946), Episodi di una vita (Milano 1946), dove in forma a volte direttamente autobiografica emerge la natura di una personalità e di un'attitudine agli studi letterari che, se pure risenti della scarsa disciplina teorica e metodologica, apportò tuttavia contributi significativi a campi del sapere fin lì poco praticati.
Fonti e Bibl.: F. Pasini, A. F., in La Voce, 7 luglio 1910, p. 352; L'opera di un maestro (con bibl.), Torino 1920; P. Gobetti, A. F., in L'Ordine nuovo, 17 febbr. 1921 (poi in Scritti storici, letterari e filosofici, a cura di P. Spriano, Torino 1969, pp. 505-09); Id., Un accademico ribelle, in Il Lavoro, 30 dic. 1923 (poi in Scritti..., pp. 573-78); Onoranze a A. F., Torino 1929; G. Ravegnani, A. F. o dell'erudizione, in I contemporanei, Torino 1930, pp. 243-51; A. Zamboni, A. F., in L'Italia che scrive, XXXI (1948), 7, p. 125; A. Monteverdi, Ricordo di A. F., in Cultura neolatina, VIII (1948), pp. 265 s.; B. Croce, Conversazioni critiche, II, Bari 1950, pp. 187 ss.; F. Simone, A. F. studioso europeo, in Itinerari, I (1953), 3-4, pp. 30-39 (poi in Letteratura italiana. I critici, a cura di G. Grana, Milano 1969, II, pp. 1247-56); A. Polvara, A. F., ibid., pp. 1256-69.