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FRIZZI, Arturo

di Rossano Pisano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)
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FRIZZI, Arturo

Rossano Pisano

Nacque a Mantova il 3 maggio 1864 da Carlo e da Angela Ferrari. A tredici anni, dopo la morte improvvisa del padre (un ex garibaldino), fu accolto nell'orfanotrofio "Casa Archetta" di Cremona e vi rimase fino al 1880. Uscito dall'istituto senza aver conseguito un adeguato grado di istruzione, intraprese una vita da giramondo disposto a esercitare i più svariati mestieri.

Nel 1881 partì alla volta di Brescia, dove, vestiti i panni di Torototella, antica figura carnevalesca di pitocco dell'Italia settentrionale, declamò versi nelle osterie, ma ebbe modo soprattutto di avviarsi a una delle arti a lui più congeniali, quella dello strillonaggio, e fu colporteur per La Provincia di Brescia. Tornato a Mantova, esercitò, oltre a quello dello strillone, vari altri mestieri da "figlio della piazza", quale egli si autodefiniva.

Aveva ormai compilato il Passaporto della Leggera (in Il ciarlatano, pp. 64-69), un lasciapassare per vagabondi squattrinati, in cui si elencavano norme e consigli bizzarri per la "tenuta di marcia" degli aderenti alla "Società Leggera", e al quale era allegato un beffardo testamento firmato - come, più tardi, altri suoi scritti - "Arturo coi suoi Frizzi".

A Roma prestò la sua voce stentorea di abile rivenditore al lancio del Messaggero, che era stato da poco fondato, e ottenne l'incarico di procurare abbonati e corrispondenti al nuovo giornale, sicché per alcuni mesi viaggiò nel Lazio, nell'Italia meridionale, in Lombardia e nel Veneto. Nel 1883 era a Padova, dove strinse amicizia con un ex tipografo che dirigeva il settimanale socialista Il Pane e, sebbene non fosse ancora maturato in lui alcun preciso convincimento politico, si offrì di diffondere gratuitamente quel foglio. Ad Ancona, indossato un mantello che aveva ricoperto di titoli di quotidiani, vendette, oltre a giornali e almanacchi, il suo Alfabeto delle donne, raccolta di facezie misogine di ascendenza giullaresca. All'attività di venditore, svolta in varie città del Nord, egli sommava quella di prestigiatore, venditore di chincaglierie, suonatore ambulante. Fu nella natia Mantova e successivamente a Modena, Pavia, Treviso e Casale Monferrato che il F. - intorno alla metà degli anni Ottanta - rese ancor più poliedrica la sua arte, facendo il galoppino elettorale per candidati governativi e "borghesi".

Sullo scorcio del 1892, a Cremona, il F. chiese l'iscrizione al neocostituito Partito dei lavoratori italiani (dal 1895 Partito socialista italiano [PSI]), ma la dubbia moralità delle attività cui egli si era fin allora dedicato per sbarcare il lunario indusse i dirigenti socialisti a respingerne la domanda.

Viaggiò quindi in vari paesi d'Europa (Francia, Svizzera, Belgio, Spagna, Germania); in Italia seguitò a fare il girovago e il venditore di stampati fra Piacenza, Alessandria, Asti, Reggio Emilia, Venezia. Ad Arezzo, dove smerciava oggetti vari, avendo ingaggiato un violento alterco in difesa del movimento dei Fasci siciliani, fu per qualche giorno incarcerato con l'accusa di aver professato idee anarchiche.

Nel 1896 il Circolo socialista di Cremona accolse finalmente la domanda di iscrizione del F. e proprio per sfruttare meglio la sua scaltra versatilità e il trascinante scilinguagnolo egli abbandonò rapidamente la militanza nel circolo provinciale per approdare alla sezione centrale del partito, a lui più consona. A Roma, dove nel dicembre del 1896 era stato fondato l'Avanti!, fu incaricato di procacciare abbonamenti al quotidiano socialista e assolse tale impegno finché la dura repressione dei moti del 1898 e lo scompiglio da essa provocato nelle file del PSI non lo indussero a riparare a Trento. Qui conobbe C. Battisti, allora intento a dar vita al Popolo, primo quotidiano cittadino socialista, e divenne ben presto rivenditore ufficiale di questo giornale.

Tornato in Italia, all'alba del nuovo secolo, poiché la sua indole di irregolare incallito collideva con la coscienza politica da lui acquisita, il F. volle suggellare il definitivo distacco dal proprio passato dando alle stampe una sorta di autobiografia liberatoria che apparve dapprima a puntate sul Sempre avanti!, foglio socialista torinese diretto da O. Morgari, e fu successivamente raccolta in volume con il titolo Il ciarlatano (Mantova 1902).

In quel testo inconsueto e bizzarro G. Zibordi, autore della prefazione alla seconda edizione (ibid. 1912), ravvisava un documento letterario rilevante per la futura ricostruzione delle vicende del socialismo italiano, oltre che uno spaccato dell'universo degli "scarpinanti" di fine Ottocento. Su questo universo, estrema propaggine di una tradizione secolare che si era sedimentata in una agguerrita cultura della piazza, il F. gettava luce da un'angolazione inevitabilmente assai personale e tutt'altro che immune da cedimenti retorici anche vistosi, ma nel contempo "smerciava" sofisticate tecniche e strumenti efficaci di penetrazione fra le classi incolte quali il già menzionato Passaporto della Leggera o il Dizionario del gergo dei girovaghi.

Nel 1904 svolse un intenso lavoro propagandistico per conto della federazione giovanile socialista; il F. gravitava nell'area maggioritaria del partito, ma nell'VIII Congresso nazionale del PSI (Bologna, aprile 1904) condivise le critiche rivolte da C. Lazzari alla linea politica compromissoria perseguita dalla leadership riformista e fece sue le ragioni dell'intransigentismo.

A questa scelta, che oltretutto si armonizzava con un anticlericalismo in lui fortemente radicato, risultò successivamente improntata la sua attività di conferenziere cui si dedicò con maggior impegno fin dallo scorcio di quell'anno, essendo candidato politico nel collegio di Ivrea, dove ottenne, senza però risultare eletto, un lusinghiero numero di suffragi. I suoi argomenti prediletti furono la lotta contro le spese militari e la necessità di destinare maggiori risorse all'istruzione popolare.

Intanto il F. seguitava a fare il venditore di opuscoli, almanacchi, cartoline illustrate raffiguranti leaders socialisti, raccolte di canti popolari come il Canzoniere sociale illustrato (Mantova 1908), da lui curato. Fu inoltre editore (e autore) di testi di propaganda elementare pubblicati in fascicoli (Nel mondo delle favole e della verità, ibid. 1904-05), che diffuse a decine di migliaia di copie. Vi convivevano i generi canonici più incisivi della pubblicistica socialista di fine Ottocento: dialoghi, racconti, aneddoti, sentenze, apologhi.

Maturava nel frattempo il distacco del F. dal partito socialista. Nelle elezioni politiche del 1909, candidato nel collegio di Mantova, il F. rivendicò la propria indipendenza da qualunque organizzazione partitica, pur dichiarandosi pervaso da autentica fede socialista; fu poi indotto a ritirare la propria candidatura per non favorire i moderati. Nel marzo 1912 si dimise dal PSI, giudicando non dissimile da quella dei politici borghesi governativi l'azione svolta dalla direzione del partito per la conquista dei pubblici poteri. Nel 1910, a Mantova, aveva pubblicato il Nuovo canzoniere illustrato, che nel 1920, alla sua quinta ristampa, vantò una tiratura di 200.000 copie.

All'attività di libraio ed editore il F. affiancava ormai quella di antiquario, mentre il suo impegno politico andava progressivamente scemando. Afflitto da parziale cecità, nel dopoguerra visse fra Mantova e Cremona, vendendo quadri. Nel 1929 fu condannato per oltraggio al pudore.

Ormai radiato dallo schedario dei sovversivi, morì a Cremona il 28 giugno 1940.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Casellario politico centrale, b. 2186, ad nomen; A. F., in La Provincia di Mantova, 31 ottobre - 1 ° nov. 1895; S. Borelli, Introduzione ad A. Frizzi, Il ciarlatano, Milano-Roma 1953; I periodici di Milano. Bibliografia e storia, III, pt. I, 1, Milano 1956, pp. 310-312; Il Partito socialista ital. nei suoi congressi, a cura di F. Pedone, II, 1902-1917, Milano 1961, pp. 18, 96; R. Salvadori, A. F. e i canzonieri, in Il nuovo canzoniere ital., Milano 1963, pp. 42-61; R. Salvadori, La repubblica socialista mantovana da Belfiore al fascismo, Milano 1966, pp. 30 n., 117, 120-122, 125, 313; G. Arfè, Il movimento giovanile socialista. Appunti sul primo periodo (1903-1912), Milano 1973, p. 53; A. Bergonzoni, Introduz. a A. Frizzi, Vita e opere di un ciarlatano, Milano 1979, pp. 13-86; T. Detti, Il socialismo riformista in Italia, Milano 1981, p. 292; M. Isnenghi, L'Italia in piazza. I luoghi della vita pubblica dal 1848 ai giorni nostri, Milano 1994, pp. 138, 141-144, 146 s., 311; Bibliografia del socialismo…, II, Libri, opuscoli, 2, Roma-Torino 1964, ad nomen; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, II, Roma 1976, ad nomen.

Vedi anche
editore Persona o azienda che fa stampare e pubblicare libri, giornali, opere musicali ecc., curandone la distribuzione e la vendita e assumendosene gli utili o le perdite, oppure l’imprenditore o la società che ha la proprietà o il controllo di una testata giornalistica o, anche, un’azienda che produce media ... Partito politico In generale, i partiti politici sono associazioni private che hanno il monopolio di fatto delle elezioni politiche, attraverso la proposizione delle candidature. In ciò sta la loro natura ambivalente: da un lato, essi hanno una connotazione privatistica di fondo, riscontrabile nel fatto che, almeno nell’ordinamento ... fascismo Movimento politico italiano fondato nel 1919 da B. Mussolini, giunto al potere nel 1922 e rimasto al governo dell’Italia fino al 1943. ● Per estensione il termine indica movimenti e regimi sorti in Europa e in altri continenti, dopo la Prima guerra mondiale. 1. Le origini del fascismo in Italia Le origini ... socialismo Nel senso storicamente più vasto, ogni dottrina, teoria o ideologia che postuli una riorganizzazione della società su basi collettivistiche e secondo principi di uguaglianza sostanziale, contrapponendosi alle concezioni individualistiche della vita umana. ● In senso più stretto, e in epoca moderna, sistema ...
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friżżare
frizzare friżżare v. intr. [lat. *frictiare, der. di frictus, part. pass. di frigĕre «friggere» e anche di fricare «fregare»] (aus. avere). – 1. a. Dare la sensazione più o meno dolorosa di molte e sottili punture, come fanno, per es.,...
friżżo
frizzo friżżo s. m. [der. di frizzare]. – 1. Motto arguto e pungente: lanciare frizzi all’indirizzo di qualcuno; frizzi e lazzi; anche, freddura. 2. In senso proprio, raro e ant., sensazione di dolore o di vellicazione pungente.
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