ARVERNI
Popolo della Gallia Celtica, fra i più potenti. Abitava l'Auvergne: il suo territorio corrispondeva presso a poco ai dipartimenti del Puy-de-Dôme e del Cantal. A S. era limitato dai Cadurci, Ruteni, Gabali, questi ultimi alleati costanti degli Arverni; a oriente, dai Vellavî, che loro obbedivano. Confinavano ad O. coi Lemovices, a N. coi Biturigi: da questa parte ci sembra, contro l'opinione comune, che la frontiera stesse non verso Moulins, ma più a S., al confluente dell'Allier e della Dore, dove finisce la Limagne e dove sta il limite del Puy-de-Dôme. La nostra convinzione si fonda sopra Cesare, De bello gall., VII, 3,3 (distanza da Cenabum ai fines Arvernorum, millia passuum CLX), e sul fatto che nell'825 il territorio ha detto limite e Moulins formava il pagus donobrensis (Châtel Deneuvre): cfr. Dom. Bouquet, Recueil des Historiens de la France, VI, p. 546. Ma fra l'825 e il 994 il territorio Arvernese si estese fino a Moulins e Souvigny (Vita S. Maioli, abbatis Cluniacensis). Del resto, tale regione deve essere stata più volte disputata fra Arverni, Biturigi ed Edui.
A fianco dei monti si stendevano grassi pascoli con branchi di buoi e di pecore; nella pianura dell'Allier (Elaver), detta Limagne, una delle più feconde terre da cereali della Francia, ondeggiavano messi ricchissime (cfr. Sidon. Apoll., Ep., IV, 21,5; Greg. Tur., in Hist. Fr., III, 9). Possedeva anche acque termali efficacissime (Mont-Dore, Bourboule, Royat, Vichy). Il suolo della Limagna offriva un'argilla meravigliosamente atta al lavoro ceramico: donde l'industria di Lezoux, così importante sotto l'Impero. L'oppidum centrale degli Arverni era Gergovia, su un colle fortemente difeso dalla natura, sorgente a pié della catena dei Puys e sull'orlo della Limagna, a 6 km. a S. di Clermont-Ferrand.
Gli Arverni forti, ricchi, ambiziosi, abitanti il centro della Gallia, riuscirono, verso il 200 a. C., a fondare un vasto impero che comprendeva la Gallia quasi intera (Strab., IV, 2, 3). Luernio e Bituito, re degli Arverni, furono nel sec. II monarchi potentissimi; ma Bituito fu vinto dai Romani nel 121 in due battaglie, e perì nella seconda (Strab., l. c.; Liv., Epit., 61; Appian., IV, 12; Oros., V, 13-14; Athen., IV, 37; Flor., I, 37; Val. Max., IX, 6,3; Eutrop., IV, 22; Corp. Inscr. Lat., I, 2ª ed., p. 49). Con lui finì l'impero arverno; però, verso l'80, Celtillo potè, per un momento, ristaurarlo (Caes., De bello gall., VII, 4,1). Il figlio di questo, Vercingetorige, fu l'eroe dell'indipendenza gallica e il più temibile avversario di Giulio Cesare (52 a. C.; cfr. Caes., op. cit., VII; Jullian, Vercingétorix, Parigi 1902; id., Hist. de la Gaule, III, p. 418-535). Gergovia, assediata dalle legioni di Cesare, resistette vittoriosamente. Dopo Augusto, che fondò più in basso Augustonemetum (oggi Clermont-Ferrand), l'oppidum fu a poco a poco abbandonato. Il paese arverno fu compreso nella provincia gallica di Aquitania. Ma gli Arverni continuarono ad avere una certa egemonia sugli altri popoli della Gallia per il culto di Mercurio, una delle grandi divinità nazionali, che ebbe sulla vetta del Puy-de-Dôme un tempio magnifico; la statua del dio, opera di Zenodoro, non era costata meno di 40 milioni di sesterzî (Plin., Nat. Hist., XXXIV, 45-47). Scavi fatti dal 1873 al 1878 e nel 1901 hanno messo alla luce rovine importanti del tempio (cfr. Au- dollent, Comptes rendus de l'Acad. des Inscriptions, 1902, p. 299-316).
Bibl.: C. Jullian, Histoire de la Gaule, Parigi 1908 segg., II, p. 540-552, III, pp. 14-19, VI, pp. 400-404; Hirschfeld, in Corp. Inscr. Lat., XIII, 193; É. Espérandieu, Recueil général des bas-reliefs de la Gaule romaine, II, Parigi 1808, p. 391 segg.