arya
Il termine a., che propriamente indica un ramo della famiglia linguistica indoeuropea, si riferisce a popolazioni seminomadi di varia etnia che così definivano sé stesse («nobili»). Le loro origini storiche vengono ricostruite in base ai più antichi Veda e a ritrovamenti archeologici. Muovendo da una regione che si ipotizza compresa fra il Caucaso e il Mar Caspio, le tribù a., a diverse ondate, attraversarono l’altopiano iranico e la Battriana, giungendo nell’India nordoccidentale attorno alla metà del 2° millennio a.C. Varcata la catena dello Hindukush all’altezza dell’attuale Passo di Khyber, penetrarono nel Panjab trovandovi un ambiente favorevole alla propria economia basata essenzialmente sull’allevamento bovino, la caccia, la raccolta di prodotti della foresta, e su una forma rudimentale di agricoltura. Soltanto verso il 1000 a.C. alcune tribù riuscirono a farsi strada attraverso la densa foresta che li separava dalla piana gangetica, grazie anche all’uso del ferro che avevano intanto appreso. Avvantaggiati dall’utilizzo del carro leggero a due ruote raggiate, sottomisero le locali popolazioni, dedite a un’agricoltura stanziale, e iniziarono un processo di sedentarizzazione sfociato nella formazione dei e nella creazione di centri urbani dall’economia complessa. Le guerre combattute dalle diverse tribù per la conquista di uno spazio vitale lungo la valle del Gange, tra le pendici dell’Himalaya a N e la catena dei Vindhya a S, sono echeggiate nei tardi Veda e nei poemi epici Mahabharata e Ramayana. Il carattere seminomade delle antiche tribù a. si riflette nella religiosità del periodo vedico, incentrata sul sacrificio (yajña) rivolto agli dei del cielo. Il contatto con le popolazioni indigene e la sedentarizzazione nel periodo tardovedico furono estremamente fecondi. All’avvio della grande speculazione filosofica sulla natura dell’essere (atman-brahman), fondata sull’interiorizzazione del sacrificio (yoga), si accompagnò l’elaborazione della dottrina del karma («azione») secondo cui la rinascita futura è conseguenza delle azioni compiute nella vita presente. Di qui anche l’evoluzione di strutture sociali che collegavano le diverse funzioni socio-economiche a distinti profili rituali, mentre si stabiliva un nuovo tipo di regalità in cui il sovrano, grazie alla mediazione sacerdotale, diveniva garante dell’ordine cosmico e, di conseguenza, del regolare succedersi delle stagioni e della fertilità della terra. In ambito linguistico, al passaggio dal vedico antico alla lingua «perfecta» (sanscrito) fece da contrappunto la nascita di parlate regionali «naturali» (pracriti). L’espansione politica di importanti formazioni statali dell’India gangetica a partire dal 4° sec. a.C. integrò nella civiltà a. le regioni centrali e meridionali del subcontinente. Qui le corti regali sorte dal 4° sec. d.C. in poi replicarono i modelli sociali e culturali del Nord mantenendo, peraltro, specifiche caratteristiche locali. Questo processo si venne consolidando dopo l’8° sec. e giunse a maturità nel 14°.