asbergo
Variante di usbergo (provenzale ausbere), che con l'altra variante osbergo risulta più frequente, nei testi del Due e Trecento, della forma rimasta poi nel lessico italiano (cfr. Fatti di Cesare I 28 [Prosa del Duecento, p. 459] " miseli la punta del brando per l'asbergo e per la carne viva infino a la costa "; e v. inoltre Castellani, Nuovi testi, glossario sub v.). D. usa una sola volta il sostantivo nella Commedia (If XXVIII 117 la buona compagnia che l'uom francheggia / sotto l'asbergo del sentirsi pura) nel senso figurato di " difesa ", " protezione ", con riferimento alla coscienza tranquilla che dalla sua purezza trae forza e sicurezza. Molti codici recano per altro osbergo, e anche usbergo (cfr. Petrocchi, ad l.).