ASBURGO, Alberto Federico Rodolfo d', arciduca d'Austria, duca di Teschen
Figlio primogenito dell'arciduca Carlo e della principessa Enrichetta di Nassau-Weilburg, nacque a Vienna il 3 agosto 1817. Entrò nell'esercito imperiale col grado di colonnello nel 1837 e divenne maggior generale nel 1840. Nel 1845, nominato luogotenente-feldmaresciallo, assunse il comando delle truppe in Bassa e Alta Austria: durante i moti di Vienna del marzo 1848, diede ordine alle truppe di tirare sui rivoltosi, si rese così impopolare e dovette lasciare il suo posto. Si recò come volontario nell'esercito d'Italia sotto Radetzky e partecipò ai combattimenti di Pastrengo, S. Lucia e Custoza. Nel 1849 prese il comando di una divisione ed ebbe una parte importante alla battaglia di Novara. Dopo la pace andò in Boemia: fu poi governatore della fortezza federale di Magonza, dal 1851 al 1860, comandante generale in Ungheria, posto che lasciò a sua richiesta. Nell'aprile 1859, inviato in missione diplomatica e militare a Berlino, propose al principe reggente di Prussia di allearsi con Francesco Giuseppe e di far marciare sul Reno un esercito, a cui si sarebbero uniti 200.000 austriaci; la Prussia respinse la proposta. Nel 1860-61 fu comandante generale in Italia. All'inizio della guerra del 1866, assunse il comando dell'esercito d'Italia e fu il vincitore di Custoza. Il 10 luglio, dopo Königgrätz, prese il comando supremo delle forze che dovevano difendere Vienna; ma sopraggiunse subito la pace. Da allora in poi, con varî titoli, presiedette al riordinamento dell'esercito, di cui fu l'ispettore generale. Fu il capo di quello che si chiamava il partito militare, con tutta l'autorità che gli derivava dall'appartenenza alla Casa imperiale, dalle sue eminenti qualità personali e dai successi riportati. Dopo la guerra del 1866 fu dominato dal risentimento contro la Prussia; influì su Francesco Giuseppe per far chiamare Beust al potere; nel marzo 1870 si recò a Parigi per proporre un piano di guerra comune franco-austro-italiano contro la Prussia e sembra che le sue impressioni piuttosto ottimiste circa le condizioni dell'esercito francese abbiano contribuito a stimolare gli spiriti bellicosi della corte delle Tuileries. Dopo la guerra del 1870-71 fu favorevole a un'intesa con la Russia e contrario a un ravvicinamento con la Germania, ma verso quest'ultima le sue disposizioni si modificarono dopo un convegno che nell'estate del 1875 ebbe ad Ems con l'imperatore Guglielmo I. Fu malcontento del compromesso austro-ungarico del 1867, perché riteneva che intaccasse la compagine dell'impero e dell'esercito e si oppose all'incorporazione all'Ungheria dei cosiddetti "confini militari", di cui insieme alla Croazia, alla Dalmazia e alla Bosnia-Erzegovina, avrebbe voluto fare un baluardo per tenere in scacco i Magiari. Dopo l'occupazione della Bosnia-Erzegovina (1878) avrebbe voluto che la monarchia continuasse la sua avanzata nei Balcani verso Salonicco.
Ebbe avversità familiari. La moglie, principessa Ildegarda di Baviera, che aveva sposato nel 1844, morì nel 1864 a soli trentanove anni; il suo unico figlio maschio morì in infanzia; la figlia Matilde perì tragicamente nel 1867. Ciò lo concentrò più che mai nel suo lavoro, che continuò tenacemente fino all'estremo, benché divenuto quasi cieco. Morì il 18 febbraio 1895 ad Arco.
Di lui come generale, il Pollio ha lasciato scritto: "Uno dei pochi che poteva dirsi dotto in materia militare.... Formato dallo studio delle campagne del suo genitore e dall'esperienza, diede prova sia contro di noi, sia più tardi nel Comando supremo delle forze militari dell'impero, di talento strategico e di fermezza di carattere degna del padre". Si è detto che alla vittoria di Custoza avesse avuto gran parte il capo di Stato maggiore, generale von John: a tale proposito sarà utile riferire il seguente giudizio del generale von Scudier: "Per vedute strategiche e per la condotta delle operazioni l'arciduca Alberto era superiore al suo capo di Stato maggiore, il generale von John. Per la parte tattica, a causa della sua grande miopia, doveva necessariamente rimettersi a quelli che lo circondavano".
Lasciò alcuni scritti di argomenti militari, quali Come deve essere ordinato l'esercito austriaco; Considerazioni sullo spirito militare; Sul comando supremo in guerra; Osservazioni critiche sulla campagna d'Italia nel 1866.
Bibl.: O. Teuber, Feldm. Erzherzog A., Vienna 1895; J. E. Emmer, id., Vienna 1899; C. v. Dunker, id., Vienna 1897; A. Pollio, Custoza, Città di Castello 1915; A. v. Scudier, Der Krieg 1866 in Italien u. Süd-Tirol, Vienna 1896.