ASCANIO (᾿Ασκάνιος, Ascanâs)
Omero non conosce A., come figlio di Enea; nell'Iliade A. è il condottiero dei Misi e dei Frigi della regione Ascania e il suo nome si collega coi nomi geografici dell'Anatolia e dell'Egeo. Secondo la tradizione post-omerica, A. è figlio di Creusa e di Enea, segue il padre nella fuga da Troia distrutta e giunge con lui nel Lazio, dove partecipa alla conquista della regione. Questa tradizione, ripresa dagli annalisti romani, è poi continuata da Virgilio, che a Troia gli dà il cognome di Ilus, divenuto poi Iulus, e lo fa capostipite della gens Iulia. Lo descrive poi come un bellissimo fanciullo, provetto cacciatore ed abilissimo nell'uso dell'arco e delle frecce, protetto da Venere. Morto Enea ne assunse il regno e più tardi fondò Alba Longa.
Nei vasi greci (a partire da quelli attici a figure nere) che rappresentano la fuga di Enea da Troia, è raffigurato anche Ascanio. Nelle raffigurazioni di Iliupersis qualche volta è inserito il gruppo di Enea con Anchise e A., ad esempio nella hydrìa da Vivenzio al Museo Naz. di Napoli. Lo stesso schema si ripete sulle gemme incise, sulla Tabula Iliaca e nei dipinti pompeiani. Uno di questi raffigura Enea ferito, che si appoggia al piccolo Ascanio. Nel sarcofago romano da Torrenuova, con scene dell'Eneide, è raffigurato il matrimonio di Enea con Lavinia, alla presenza di Marte, che tiene tra le ginocchia il piccolo Ascanio. Una statua di divinità armata da Alba Fucente, è stata riconosciuta come Venere, ai cui piedi è un amorino, interpretato come A. o Iulo. (Si è voluto identificare A. nel fanciullo che regge la bilancia nel cosiddetto trono di Boston, datandolo ai tempi di Tiberio, dedicato ad Eros, ma questo monumento è ritenuto da alcuni un'opera di stile severo databile al 460 c. a. C., da altri una abilissima falsificazione). A. è rappresentato in una celebre riparografia (v. Caricatura) proveniente da Ercolano nel Museo Naz. di Napoli, con rappresentazione della fuga di Enea in cui tutti i personaggi hanno teste canine. A. è infine raffigurato in varie miniature del "Virgilio Vaticano" (cod. Vat. Lat. 3225) e del "Virgilio Romano" (cod. Vat. Lat. 3867).
Monumenti considerati. - Anfora a figure nere: E. Langlotz, Griechische Vasen in Würzburg, n. 218, tav. 49; hydria Vivenzio: Furtwängler-Reichhold, tav. 34; tazza del Pittore di Telefo: E. Bielefeld, Eine Iliupersis-Schale des Telephos-Malers, in Würzburg Jahrbuch, ii, 2, 1947 (pubbi. 1948), p. 358 ss.; Tabula Iliaca: S. Jones, Catalogue of Communal Collections Rome Capitolino, Oxford 1936, p. 169; gemme: A. Furtwängler, Gemmen, tav, 27, 55; tav. 30, 61; tav. 6o, 72; dipinto pompeiano: P. Ducati, Pittura etrusca, italogreca e romana, Novara 1942, tav. 85; sarcofago di Torrenuova; G. E. Rizzo, in Röm. Mitt., xxi, 1906, p. 289, tav. xlii; E. Strong, La scultura romana, Firenze 1926, ii, p. 291; statua da Alba Fucens: P. Lambrecht, Les Vénus d'Alba Fucens, in La nouvelle Clio, iv, 1952, pp. 124-218; trono di Boston: J. Colin, Les Trones Ludovisi-Boston et le temple d'Aphrodite Erycine, in Rev. Arch., xxv, 1946, i, p. 23 ss. e 139 ss.
Bibl.: E. Wörner, in Roscher, I, cc. 611-615, s. v.; O. Rossbach, in Pauly-Wissowa, II, cc. 1611-614, s. v., n. 4; A. Schwengler, Römische Geschichte2, I, Tubinga 1867, p. 337 ss.; J. Perin, Onomasticon, I, Padova 1913, p. 183.