Ascesso
Si intende per ascesso (termine che deriva dal latino tardo abscessus, calco del greco ἀπόστημα, letteralmente "ciò che se ne va dal corpo") una raccolta di pus all'interno di una cavità non preformata (nel caso di una cavità naturale o di un organo cavo si parla infatti di empiema), ma venutasi a creare in seguito alla dissociazione dei tessuti operata dal processo purulento stesso (ascessualizzazione). Sostanze nocive di varia natura (per es., tossine batteriche, composti chimici ecc.) sono infatti in grado di provocare necrosi tessutale e successiva colliquazione dei tessuti distrutti.
Si distinguono due tipi di ascessi: acuto, o caldo, e cronico, o freddo. Nell'ascesso acuto, provocato da infezioni batteriche, gli agenti piogeni più spesso in causa sono stafilococchi, streptococchi e colibatteri, che penetrano nella sede della lesione attraverso soluzioni di continuo del rivestimento cutaneo o mucoso, oppure vi pervengono per via ematica o linfatica. In tale sede, per un'intensa azione chemiotattica esercitata dai batteri stessi, si verifica la migrazione di leucociti polimorfonucleati, i quali a loro volta danno luogo alla produzione di enzimi proteolitici, che completano la digestione dei tessuti già avviata dai microrganismi responsabili dell'infezione. Il contenuto dell'ascesso è rappresentato dal pus tipico (il cosiddetto pus bonum et laudabile), cioè da un liquido cremoso e di aspetto torbido per la presenza di una quantità notevolissima di leucociti neutrofili più o meno disfatti, generalmente inodoro, e di colorito variabile in rapporto al tipo di germe in causa (biancastro nelle infezioni da Streptococcus albus, giallastro in quelle stafilococciche, blu-verdastro quando il microrganismo responsabile appartiene ai coliformi, che inoltre conferiscono un odore fetido, fecaloide, alla raccolta).
La parete della cavità ascessuale, unica o pluriloculare, è ricoperta da una membrana di tessuto di granulazione, che costituisce una barriera alla diffusione del processo (flemmone) e che in un secondo tempo viene sostituita da tessuto connettivo; a volte la cavità si apre all'esterno o all'interno per mezzo di un tragitto fistoloso ('ascesso aperto'), altre volte può raccogliersi in essa del sangue ('ascesso emorragico'), altre ancora vi si possono insediare in via secondaria germi saprofiti, con conseguente evoluzione cancrenosa dell'ascesso. Il quadro clinico è inizialmente, nella fase infiltrativa, caratterizzato da tumefazione, rossore, aumento della temperatura locale, impotenza funzionale, dolore a carattere pulsante, febbre di tipo continuo o leggermente remittente, leucocitosi neutrofila, nonché da sintomi e segni aspecifici di interessamento generale; in seguito, con il costituirsi della raccolta, l'edema si circoscrive, il rossore diminuisce, l'aumento del calore locale persiste, diviene evidente la fluttuazione, e i disturbi soggettivi si modificano, in quanto il dolore spontaneo si attenua e perde il carattere pulsante, mentre si accentua quello alla pressione, e la febbre assume l'andamento tipico delle febbri suppurative, con insorgenza brusca, accompagnata da brivido, e remissione altrettanto rapida per crisi con sudorazione profusa.
Tra le possibili evoluzioni del processo, le più comuni o importanti sono quella cicatriziale, con colmatura della cavità ascessuale da parte di tessuto connettivo, la diffusione flemmonosa, la fistolizzazione e la piemia, cioè il passaggio nel circolo sanguigno dei germi piogeni.
L'ascesso cronico, attualmente piuttosto raro, in relazione alle moderne possibilità di trattamento e alla diminuita incidenza della malattia tubercolare (un tempo responsabile, anche se non esclusiva, della grandissima maggioranza dei casi, come, per es., le adeniti specifiche del collo e gli ascessi vertebrali del morbo di Pott), si distingue nettamente da quello acuto per l'assenza dei classici segni, sia locali sia generali, della infiammazione acuta. La tipologia degli ascessi comprende un grandissimo numero di forme, che sono variamente classificabili in rapporto all'eziologia, alla patogenesi, al tipo di tessuto coinvolto, all'aspetto, e soprattutto alla sede, non essendo alcun organo risparmiato dal processo. Per es., per quanto riguarda la causa si distinguono gli ascessi dovuti al Mycobacterium tuberculosis, a protozoi quali l'Entamoeba histolytica, a nematodi appartenenti alla superfamiglia delle Filariaidae ecc., e quelli da iniezione, o da anaerobi non patogeni associati a germi piogeni; ancora, si definiscono retrogradi gli ascessi ematogeni che si sviluppano in direzione inversa a quella della normale propagazione, e, rispettivamente, fecali e urinosi quelli che prendono origine per stravaso di feci e urine infette nei tessuti; particolari forme caratterizzano poi gli ascessi a bottone di camicia, a ferro di cavallo, a filo di perle, mentre il tipo di tessuto interessato dalla raccolta dà il nome a particolari tipi di ascesso, come l'osseo e l'ossifluente.
r.g. petersdorf, j.v. hirschmann, Localized infections and abscesses, in Harrison's principles of internal medicine, ed. K.J. Isselbacher et al., New York, McGraw-Hill, 19809, pp. 566-73.