ASCHIERI, Caterina, detta la Romanina
Nacque a Roma circa il 1710. Nulla si sa dei suoi studi e dei primordi della sua carriera di cantante. Negli anni 1735-36 fu scritturata per il teatro dei Fiorentini in Napoli, dove cantò nelle opere Gli amanti generosi di D. Sarro, Angelica e Orlando di G. Latilla, Il finto pazzo per amore di G. Sellitti, Il barone de la Trocciola di G. Fischietti e I due baroni di G. Sellitti. Il 12 luglio 1736, però, l'A., che già era stata arrestata, veniva espulsa dal Regno delle Due Sicilie con tutta la sua famiglia (la madre, Maria Mazzanti, un fratello e la sorella Albina, cantante anche lei) per probabili ragioni morali, a giudicare dalla frase di un cronista che scrisse, a proposito di quell'episodio, trattarsi di "voli - così detti - sublimi".
Nel gennaio dei 1738 l'A. era al Teatro ducale di Milano, interprete dell'Angelica di G. B. Lampugnani, e per lunghi anni ancora cantò su questo teatro un repertorio di genere sempre drammatico: opere di L. Leo, G. B. Sanmartini, B. Galuppi, J. A. Hasse, F. Poncini ed altri. L'A. vi interpretò anche tre delle prime opere di Ch. W. Gluck, Artaserse (1741), Demofoonte (1742), Sofonisba (1744), e dello stesso autore cantò il Tigrane nella prima rappresentazione a Crema (settembre 1743). In quest'anno l'A. eseguì a Genova l'opera di G. M. Orlandini, Farasmane, al teatro Falcone, ed era già così affermata "prima donna" da chiedere nell'agosto 1744 centequaranta luigi d'oro all'impresario, Mariano Nicolini, del teatro degli Obizzi in Padova per cantare nella seguente stagione 1745 la Semiramide del Lampugnani. Negli anni 1743-1746 l'A. è ricordata nei libretti d'opera quale "virtuosa" del duca di Modena, titolo forse pervenutole dalle sue interpretazioni in Venezia, essendo chiusi in quel tempo i teatri modenesi e Francesco III, duca di Modena, rifugiato appunto a Venezia. In questa città ella prese parte alle prime esecuzioni di Artamene di T. Albinoni (1740), Berenice di B. Galuppi (1741), Arsace di ignoto (1743), Ariodante di G. Ch. Wagenseil (1745), Sofonisba di N. Jommelli e Artaserse di G. Abos (1746). Recatasi poi a Vienna, riscosse colà grandi successi, ma nel 1748 fece ritorno a Napoli, scritturata da D. Tufarelli per il teatro S. Carlo come prima donna e con un onorario di 2963 ducati, ruolo ed onorario che le furono rinnovati anche nella seguente stagione 1749-50. Dopo le recite del carnevale 1750-51, l'A. lasciò definitivamente Napoli e continuò a cantare sui maggiori teatri di Milano, Torino, Venezia, Firenze, Padova (in quest'ultima città interpretò nel 1752 il Demetrio scritto espressamente da G. Scarlatti per il Teatro nuovo), fino al 1757, quando si ritirò dalle scene.
Si ignorano l'anno e il luogo della sua morte.
Bella presenza, scena, abilità e antico esercizio nella musica furono le qualità dell'A. elogiate dai contemporanei, anche se la sua voce era un po' flebile. L'Ademollo affermava che l'A., sebbene fosse nata povera, decise di abbandonare il teatro ancora giovane e nella pienezza dei suoi successi, contentandosi di vivere in mediocre condizione, ma B. Croce ha documentato il ritiro dalle scene dell'A. nel 1757, quando ella era, cioè, quasi cinquantenne.
Bibl.: B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, III, Paris 1780, p. 327; A. Ademolio, I teatri di Roma nel secolo decimosettimo, Roma 1888, p. 214; B. Croce, I teatri di Napoli. Sec. XV-XVIII, Napoli 1891, pp. 364 s., 430 s., 432, 752; A. Paglicci-Brozzi, Il Regio Ducal Teatro di Milano nel sec. XVIII. Notizie aneddotiche.1711-1776, Milano 1894, pp. 118, 120, 122; T. Wiel, I teatri musicali veneziani del Settecento, Venezia 1897, p. 134 n. 400, p. 137 n. 406, p. 142 n. 420, p. 154 n. 453, pp. 157 s. nn. 462-463, p. 201 n. 575; B. Brunelli, I teatri di Padova dalle origini alla fine del secolo XIX, Padova 1921, pp. 132, 134, 157; R. Giazotto, La musica a Genova nella vita pubblica e privata dal XIII al XVIII secolo, Genova 1952, p. 336; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, Supplemento, p. 43; Enciclopedia dello Spettacolo, I, coll. 997 s.