ASCIA (lat. ascia; fr. hache; sp. hacha; ted. Axt; ingl. axe)
L'ascia, strumento e arma a un tempo, è l'utensile che accompagna le fasi differenti dello sviluppo delle civiltà umane, quello che ha reso all'uomo i più varî e i più utili servizî.
L'ascia dei popoli primitivi. - Scheggiate o levigate, le asce neolitiche presentano facies diverse a seconda delle regioni; siamo però ben lungi dall'essere informati su tutte le regioni del globo. Generalmente, nelle palafitte dell'Europa centrale il filo è l'unica parte levigata; in Italia l'ascia ha una larga scanalatura; nell'Europa centrale ha i lati arrotondati; l'ascia dell'Elam, somigliante a quella dell'Europa occidentale, è però più piatta; nell'Europa scandinava e nell'estrema Siberia orientale i lati ne sono tagliati o levigati ad angolo retto; infine in Indocina l'ascia è caratterizzata da un calcagno (figura1, a). Non è ancora possibile fissare l'epoca relativa all'apparizione di queste forme; certo è però che le asce-martelli, traforate per l'introduzione del manico (come sono ora in Europa le asce ordinarie) sono posteriori alle asce piene.
Eccettuate le asce a scanalatura trasversale (fig.1, b), attaccate al manico in modo da formare un collare, come nelle mazze scanalate (v. clava), ed eccettuate le asce traforate (fig.1, c), l'immanicatura poteva essere diretta o indiretta. Nell'attaccatura diretta il manico era o incastrato (fig.1, d) o traforato (fig.1, e); nell'attaccatura indiretta l'ascia di pietra era infilata in una guaina di corno di cervo, e il manico riceveva questa guaina sia per incastro (figura 1, f), sia per traforo (fig.1, g); infine a volte era il manico che traforava la guaina (figura1, h). In tutti questi casi la lama di pietra era o fissata a forza o attaccata per mezzo di pece nell'incastro del manico o nella guaina. Come per le forme delle pietre così non è possibile fissare una cronologia precisa per i diversi modi d'immanicatura.
L'età del bronzo invece permette di stabilire una cronologia esatta delle diverse forme d'ascia. L'ascia di pietra traforata non ha dato subito origine ad asce simili in metallo. L'età del bronzo va divisa in quattro periodi: nel primo v'è l'ascia di rame o di bronzo con leggiero tenore di stagno, piatta e col manico attaccato come nelle equivalenti asce di pietra, semplice (fig. 2, a). Durante il secondo periodo l'ascia di bronzo ha bordi rialzati lungo i due lati (fig. 2, b). Nel terzo periodo i bordi rialzati si uniscono formando un calcagno incavato (fig. 2, c). Fino a quest'epoca le asce metalliche si immanicano nel legno, e l'attacco ne è rafforzato da legami, ma alla fine di questo stesso terzo periodo le orlature si amplificano in modo da formare delle alette, che, praticamente, funzionano già come doccia ricevendo il manico (figura 2, e). Infine il quarto periodo vede apparire le asce a doccia completa (fig. 2, d). Questa cronologia dell'età del bronzo è valida però soltanto per l'Europa occidentale; perché in Siria e nella Susiana, per esempio, vi sono asce di bronzo perforate per ricevere il manico (fig. 2, f) come lo erano quelle di pietra. Infine, presso le asce piatte molto larghe, l'Egitto dei Faraoni ha tramandato asce in bronzo con l'immanicatura simile in tutto a quella delle tipiche asce polinesiane (fig. 4, g). Non è impossibile che anche in Europa le asce piatte, della fig. 2, a, siano state a volte legate a questa maniera.
È stata inoltre trovata già nel primo periodo del bronzo un'asciapugnale, arma più primitiva che non sembri a prima vista (fig. 3), poiché rappresenta solo l'unione di un pugnale a un manico; infatti, benché alcune di queste asce-pugnali siano interamente in metallo, certo le meno primitive, ve ne sono altre in cui la sola lama è di bronzo; e queste lame sarebbero prese per pugnali del primo periodo del bronzo, ai quali somigliano in tutto, se non portassero le tracce, perpendicolari all'asse della lama, dell'incastro del manico. Queste asce-pugnali sono state rinvenute nei più antichi giacimenti del bronzo, non solo nell'Europa occidentale, ma anche in Russia, Siberia, Cina e Giappone. L'etnologia moderna può forse spiegare la successione dei tipi di asce? Le civiltà oceaniche, così rivelatrici sotto alcuni punti di vista, perché più separate le une dalle altre che non avvenga altrove, neppure esse autorizzano conclusioni certe. La successione seguente è però quella che più probabilmente corrisponde alla realtà. La civiltà tasmaniana, come quella dei pigmei, ignora l'ascia. La civiltà australiana, chiamata del bumerang, conosce l'ascia scanalata simile alla mazza, fissata a collare al manico (vinco ripiegato su sé stesso), la pietra e il manico essendo attaccati con resina (fig. 4, a e b). La civiltà del totem e quella delle maschere, che coprono il nord dell'Australia e la Nuova Guinea, conoscono l'attacco diretto ad un manico rigido (figura 4, c); la civiltà dell'arco (Nuova Guinea e Melanesia) usa l'attacco per mezzo della guaina (fig. 4, d). A volte, forma ibrida fra quest'ultima e la seguente, la guaina, invece d'essere infilata in un manico diritto, è posta su un manico piegato a guisa di gomito, e vi è attaccata. È la civiltà polinesiana (fig. 4, g), che possiede veramente il manico a gomito, e la lama di pietra applicata orizzontalmente sul gomito piatto del manico; il braccio del gomito e la lama sono solidamente legati insieme, così la guaina, resa inutile, scompare. Pure, in maniera meno regolare, questo attacco, con varianti, si trova in Papuasia; per esempio con una mezza guaina che copre la lama (fig. 4, e), o con la lama incastrata nell'estremità stessa del manico a gomito (fig. 4, f).
L'America Settentrionale e Meridionale possiedono asce nelle quali il manico circonda la lama a collare come nelle mazze; vi sono inoltre numerosi esemplari di asce attaccate a un manico ripiegato a gomito, come le asce polinesiane, parentela questa molto probabilmente reale.
Nell'Insulindia, dove il ferro ha sostituito la pietra, si trova pure, non badando alla differenza di materia, l'ascia di forma polinesiana (fig. 4, i); questa forma è comune a quasi tutta l'Insulindia, compresa la Penisola di Malacca, e si trova anche in parte della penisola indocinese, specialmente in Birmania. Nell'Indocina orientale si trova l'ascia a doccia, prodotto puro dell'età dei metalli. Specialmente alla periferia dell'Insulindia e dell'Indocina, nell'Assam, nella Bimiania occidentale, nell'isola Nias, e nelle isole Kei vicine alla Nuova Guinea, si trova ancora l'ascia metallica piantata semplicemente nel manico (attacco diretto), prova questa di un'antica maniera d'inserzione della lama applicata al metallo. Si trovano infine, in Insulindia, asce metalliche di un sol pezzo, lama e manico; liberato dalla necessità di attaccare la lama al manico, il fabbro dà libero sfogo alla sua fantasia; e fra queste armi interamente di metallo si trovano i pezzi più abracadabrici, con qualcosa del pugnale, dell'ascia e della sciabola; ciò avviene tanto nell'Insulindia, quanto nell'India e nell'Africa congolese. Pure, nelle asce metalliche del Congo (di rame) si riconosce la loro derivazione dall'ascia nella quale la lama di pietra o di metallo è infilata direttamente nel manico di legno (fig. 5, a-c). Infatti questo attacco diretto è conosciuto quasi ovunque in Africa, mentre qua e là si osserva l'ascia a collare, o perforata (fig. 6, a-h).
Per la bibliografia, v. armi.
L'ascia preistorica. - Particolarmente interessante è osservare lo sviluppo dell'ascia nell'età preistorica, durante la quale fu l'arma caratteristica dell'uomo. Essa compare sino dai primi tempi del paleolitico (v. armi), ma nel periodo neolitico le asce si presentano con maggior varietà di tipi e di materiali, non più in selce ma in rocce dure, suscettibili di una levigatura molto accurata; i centri di fabbricazione sono spesso assai lontani dalla località di reperto. Nelle asce neolitiche abbiamo i tipi di ascia piatta a contorno rettangolare o triangolare, tipi a sezione ovoidale, acuminata alla testa e con tagliente largo, rettilineo o a segmento sferico, o levigata su tutta la superficie, o al solo taglio. L'epoca dei metalli porta con sé la riduzione dell'ascia in pietra a dimensioni piccolissime; l'ascia è, per di più, spesso munita di foro; da difesa reale essa diviene un simbolo, un amuleto (v. accetta).
L'ascia metallica più antica è quella piatta in rame, poi in bronzo, prima assai esile, a taglio breve, poi più spessa e poderosa, a taglio più espanso, a sezione di circolo, come per esempio quelle rinvenute nella Venezia Giulia nelle grotte di S. Canziano. L'ascia piatta permane per lunghissimo tempo nei varî orizzonti preistorici, ma col progresso della metallurgia si fa grande e robusta e con taglio ampio e alquanto arcuato. Seguono poi, in ordine di tempo, tipi di asce con i margini sporgenti, per assicurare l'ascia al manico talora con profilo rettilineo, più spesso arcuato; i bordi spesso sporgono moltissimo sulle due facce dell'ascia attenuandosi verso il taglio. Dall'ascia a margini sporgenti si svolge l'ascia ad alette, cioè con una sporgenza assai marcata di una parte dei margini stessi, in modo da formare una specie di ponticello talora sopra la testa dell'ascia. Questa forma di ascia, detta anche paalstab, è propria di una vasta area europea; forse originaria dell'Ungheria, si trova in Francia e in molte parti dell'Italia per buona parte dell'epoca del bronzo. Lo scopo delle alette è quello di assicurare lo strumento al manico.
In quel più ampio sviluppo delle forme che segnala l'età del ferro, l'ascia presenta maggior copia di tipi talora speciali a determinate regioni. Le asce senza margine, robuste e munite d'uno o due grandi occhielli sporgenti, sono specialmente comparse nella penisola Iberica, ma non sono rare in Sardegna e in altre regioni dell'Europa occidentale e sono lo sviluppo dell'ascia piatta con brevi sporgenze o risalti ai margini, rinvenuta nella medesima area. Col nome di "ascia a tallone" è indicata una varietà di strumento che ha la parte superiore delle due facce verso la testa incassata fra due bordi molto sporgenti e nettamente distinta con un bordo a risalto trasversale dalla parte del tagliente, forma questa diffusa in Francia, nel Morbihan, in varie parti delle Isole Britanniche, nella Penisola Iberica, e che non manca però anche in Italia, a esempio in Sardegna e nel ripostiglio di S. Francesco di Bologna. Bellissimi esemplari sono quelli della regione del nord, della Scandinavia, decorati da rilievi e da incisioni a bulino. Alla tecnica più evoluta dell'età del ferro appartiene l'ascia a cannone, nella quale abbiamo nettamente distinti la testa e il tagliente, la testa ha un cannone o incavo profondo per l'innesto del manico, a bocca piü spesso circolare e qualche volta quadrangolare; nei tipi più tardi, ai margini del cannone si presenta un occhiello e anche due, per la più solida ammagliatura dell'ascia al manico. Questo tipo di ascia a cannone si presenta con molta frequenza in tutta l'Europa occidentale, quelle a cannone con bocca rettangolare nella Bretagna e nell'Inghilterra, quelle munite d'occhielli nella penisola Iberica e nel Portogallo in ispecie; appaiono anche nell'isola di Sardegna e, per quanto non frequenti, anche in varie località della penisola italiana; e gli esemplari più recenti scendono sino nel periodo protoetrusco, nelle tombe a cremazione della necropoli di Chiusi e di Bisenzio.
L'ascia dell'età classica. - Nei testi dell'età classica romana il nome di ascia è dato a strumenti che, pur avendo fra loro analogia, sono peraltro di forma e d'impiego leggermente differenti. Plinio nella Nat. Hist. (VII, 56) dice genericamente che fabricam materiarum Daedalus (invenit), et in ea serram, asciam, perpendiculam, terebram, glutinum, ichthycollam. Altrettanto genericamente Vitruvio (De architectura, VII, 2): sumatur ascia et quemadmodum materia dolatur, sic calx in lacu macerata ascietur. In quanto ai monumemi, il più caratteristico è il rilievo di una tomba galloromana (pubbl. nel Bulletin monumental, 1861, p. 193) dove si vede un carpentiere che ha l'ascia nella man dritta e il regolo nella sinistra. Ma non i soli lavoratori del legno adoperavano l'ascia. Muratori e scalpellini l'adoperavano per il taglio e lo sgrossamento della pietra, e anche per tagliare i ciottoli, onde poi mescolarli nelle malte. Gli scavi di Pompei hanno dato parecchi di questi martelli ad ascia per lo spezzamento della pietra. Un bassorilievo della Colonna Traiana li mostra in opera.
Sostanzialmente l'ascia è un ferro a lati ineguali (uno abbassato ed espanso) immanicato in un corto bastone.
Questo utensile, assurto a significato religioso non bene conosciuto, lo vediamo figurare sulle monete della gens Valeria. Ivi la parola Acisculus, soprannome di Lucio Valerio, è ravvicinato ad ascia od ascicula. La forma dell'oggetto varia alquanto da tipo a tipo monetale. Sui sarcofagi, con maggior significato religioso (tranne il caso in cui non si tratti di allusione alla professione del defunto) appare l'ascia, e, a volte, accompagnata dalla formula: S.A.D. (Sub ascia dedicavit). Le ingegnose interpretazioni di tal formula per parte dei vecchi eruditi (Muratori, Maffei, Millin, Saglio, ecc.), non riescono a soddisfarci. Se ne veda l'ampia esposizione di H. Leclercq, in Cabrol, Dictionnaire d'archéologie chrétienne et de liturgie, II, voce Ascia, p. 2946 segg.). Sembra confusamente di capire attraverso i varî testi epigrafici in cui ricorre il S.A.D. (o qualche formula equivalente) che il segno dell'ascia e la dedicazione alludessero a un'affermazione di proprietà assoluta, sorpassante il possesso materiale, quasiché si immaginasse di aver eseguito il sarcofago espressamente per la persona e non con l'opera di terzi, ma tutto restando nel chiuso circolo famigliare: una specie di sigillo autenticatore che ha effetto di consacrazione. Anche monumenti paleocristiani, specie di Gallia, hanno l'immagine dell'ascia. Potrebbe in qualche caso adombrare il simbolico T (tau), ma non è affatto sicuro. Aggiungiamo che in alcuni cemeterî giudaici si rivede l'ascia che appare altresì sul frontone d'ingresso di un sepolcro di recente scoperto sotto la basilica di S. Sebastiano ad catacumbas in Roma.
La forma attuale dell'ascia è generalmente quella a lama tagliente, leggermente curva, munita raramente di tallone a martello e trattenuta al manico di legno da zeppe in legno o da bandelle in ferro chiodate.