asciutto
Ricorre quattro volte, sempre nella Commedia, tre volte in rima. Vale fondamentalmente " secco ", come in Pg XXIII 49 " Deh, non contendere a l'asciutta scabbia / che mi scolora ", pregava, " la pelle... ": Forese allude qui alla magrezza estrema del suo corpo, che gli rende la pelle secca e squamosa come per scabbia: " idest ad siccam maciem ", chiosa Benvenuto. In un grado semantico affine, ma sfumato nel tono, come si addice a locuzione di comune uso, si pone il viso asciutto di lf XX 21, equivalente a viso " non bagnato di lagrime ".
Nei rimanenti casi a. fa parte di espressioni modali : così in If IX 81 un ch'al passo / passava Stige con le piante asciutte, dove è rappresentato un messo celeste che cammina (al passo) sullo Stige senza bagnarvi le piante dei piedi, " senza immollarsi i piedi " (Boccaccio); e in lf XVIII 121 se ben ricordo, / già t'ho veduto coi capelli asciutti, dove D. si rivolge con aspra ironia all'adulatore Alessio Interminei da Lucca che ha i capelli bruttati e impiastricciati dallo sterco della seconda bolgia a tal punto che non parëa s'era laico o cherco (v. 117).