Vedi ASEA dell'anno: 1973 - 1994
ASEA (῾Η ᾿Ασέα)
Località situata nella parte meridionale dell'Arcadia, odierna Vigla, nella vallata fra Tripoli e Megalopoli, presso le sorgenti dei fiumi Eurota e Alfeo. La sua identificazione (A. è menzionata da Pausania, viii, 27, 3 e 6; 44, 3; Senofonte, Hell., vi, 5, 11 e 51; Strabone, viii, par. 343) risale all'inizio del secolo scorso.
Fondata dal mitico eroe arcade Aseates, figlio di Licaone (da qui il nome; secondo invece l'Etym. Magnum, 161, 44 il nome deriverebbe da ἄσις) fu unita nel 370 insieme ad altre 40 città e villaggi da Epaminonda per la formazione di Megalopoli. La vita della città però non dovette cessare completamente: resti di abitazioni ed edifici civili e religiosi attestano una continuità di vita in periodo ellenistico. Si ha notizia ancora al tempo di Augusto, citata da Strabone come Κώμη τῆς Μεγαλοπολίτιδος. Al tempo del passaggio di Pausania non c'erano che rovine.
Scavi svedesi, condotti tra il 1936 e 1938 sul colle di A., hanno riportato alla luce soprattutto l'attenzione del periodo preistorico di A.; il periodo neolitico presenta un aspetto molto simile a quello di Corinto: ceramica rossa, nera (cfr. la schwarzpolierte Keramik di Orchomenos) Urfirnis e ceramica dipinta decorata con motivi a fasce (cfr. la fase tessalica nota come "di Cheronea"). L'Elladico Antico presenta pochi resti di architetture, sia per un incendio, sia per la superimposizione di case del Medio Elladico; l'aspetto ceramico è in tutto simile a quello contemporaneo dell'Argolide. La fase di maggior floridezza coincide con il Medio Elladico: si hanno resti di abitazioni, per lo più di forma rettangolare; non mancano però esempi di case absidate (cfr. Asine), mentre l'aspetto ceramico non differisce (se non quantitativamente) da quello contemporaneo dell'Argolide (ceramica minia della varietà nera, grigia e gialla, Mattmalerei e la ceramica definita dal Persson come glazed ware, con decorazione scura su fondo chiaro e chiara su fondo scuro) ma soprattutto della Laconia. Circa alla metà dello sviluppo della fase mesoelladica, la collina di A. improvvisamente, per qualche causa a noi ignota, fu abbandonata. Un nuovo stanziamento non inizia l'occupazione della collina prima del periodo ellenistico. È evidente che la città classica, prima comunque della fondazione di Megalopoli nel 370, si deve ricercare in qualche altro posto non lontano, nella pianura.
La città di periodo ellenistico si presenta in parte racchiusa in un circuito di mura in calcare locale, in tecnica quasi isodomica, con due prolungamenti perpendicolari all'anello, in direzione NE e SE, destinati alla difesa di quella parte della città che si era estesa ad occupare anche i pendii del colle. Tra gli edifici della città ellenistica sono stati riconosciuti un tempio sulla sommità, probabilmente in mattoni crudi su zoccolo di pietra, una palestra (?) e alcune abitazioni.
In dubbio è rimasta l'identificazione del tempio di Atena Sotèira e di Posidone che la tradizione attribuiva ad Odisseo, ricordato da Pausania. Lo Holmberg lo identifica con i resti di un tempio dorico, databile al V sec. a. C., situato sui fianchi del monte di Haghios Ilias, a 5 km circa a NO dall'acropoli di Asea. Il Rhomaios invece lo riconosce, così come la maggior parte dei viaggiatori del secolo scorso, in un edificio templare, scavato nel 1910 e pubblicato solo recentemente. Si tratta di un edificio databile alla metà del VI sec. (570-540), originariamente in marmo, materiale che nel 1837 fu impiegato quasi interamente nella costruzione di una chiesa nelle vicinanze.
Bibl.: Oberhummer, in Pauly-Wissowa, I, 1896, c. 1528, s. v.; E. J. Holmberg, Excavations at Asea 1936-38. Preliminary Report, in Göteborgs Hogskolas Årsskrift, XLV, 1939; id., The Swedish Excavations at Asea in Arcadia, Göteborg 1944; id., The Neolithic Pottery of Mainland Greece, Göteborg 1964. Tempio di Atena e Posidone: E. J. Holmberg, A Doric Temple near Asea in Arcadia, in Göteborgs Högskolas Årsskrift, XLVII, 1941; K. A. Rhomaios, in Praktikà, 1910 (1911), p. 274 ss.; id., ῾Ιερὸν ᾿Αϑηνᾶς Σωτεὶρας καὶ Ποσειδῶνος κατὰ τὴν ᾿Αρκαδικὴν ᾿Ασέαν, in Arch. Eph., 1957 (1961), p. 114 ss.