ASFALTO
. Il nome asfalto (fr. asphalte; sp. asfalto; ted. Asphalt; ingl. asphalt) nelle varie lingue vale a significare, sia il bitume naturale, sia la roccia calcarea impregnata di bitume, sia il prodotto che l'industria usa per la pavimentazione stradale e per altre applicazioni nell'arte edile. Per evitare equivoci è opportuno riservare il nome di asfalto al calcare bituminoso e al mastice o alla polvere che da esso si ottengono, e chiamare bitume naturale l'asfalto, ἡ ἄσϕαλτος degli antichi (v. bitume).
Il calcare bituminoso, o asfalto, è una roccia a grana fine, di color bruno cioccolata più o meno scuro a seconda del contenuto in bitume, di peso specifico intorno a 2,23 e di una composizione chimica che si aggira fra i seguenti limiti: acqua e sostanze volatili dallo 0,20 al 5%, bitume dal 7 al 15%, carbonato di calcio dal 50 al 90%, carbonato di magnesio dallo 0,10 al 30%, anidride silicica, argilla, ossidi di ferro dallo 0,15 al 5%. Negli asfalti di Abruzzo e di Sicilia si trova solfato di calcio, in quello di Lobsann zolfo libero. Calcari con contenuti di bitume inferiori al 7% non sono atti ad applicazioni in edilizia, ma possono servire alla produzione di oli minerali diversi con processi di distillazione.
Uno dei più importanti giacimenti di asfalto, il primo sfruttato regolarmente, è quello di Val de Travers nel Giura svizzero (cantone di Neuchâtel), dove la roccia è un calcare poroso del Neocomiano impregnato di bitume. Altri importanti giacimenti si sfruttano in Francia a Seyssel (Ain), dove oltre al calcare giurassico che ne contiene in media il 10% sono impregnate di bitume anche le molasse sovrastanti, a Lobsann (Alsazia), dove si coltivano banchi di asfalto assai ricchi in relazione con arenarie mioceniche riccamente impregnate di bitume e anche di petrolio (Pechelbronn), in Germania a Limmer (Hannover) - banchi asfaltiferi appartenenti al Giurassico -, in Grecia a Maranthopolis sulla costa occidentale del Peloponneso, in Dalmazia a Vergorac (isola di Brazza).
Ricchissimi giacimenti di asfalto ha l'Italia in Abruzzo e in Sicilia, nonché altri minori in provincia di Frosinone (Monte S. Giovanni, Collepardo, Castro dei Volsci, Colle S. Magno). Le miniere abruzzesi di asfalto sono nella valle del Pescara e precisamente nel territorio dei comuni di S. Valentino, Lettomanoppello e Roccamorice. Il materiale che si estrae è un calcare a foraminiferi miocenico poroso e fessurato, impregnato tutto, in maggiore o minor quantità, di bitume. La formazione asfaltica della valle del Pescara è stata finora esplorata su una superficie di circa 20 kmq. con una potenza media di 30 m. circa, ma anche a ponente e a mezzogiorno del gruppo della Maiella si conoscono affioramenti per ora non sfruttati. Il tenore in bitume della roccia varia: da quella a tenore medio del 9 al 12% si prepara direttamente mastice e polvere d'asfalto; dalla più ricca, fino al 17-20%, si estrae bitume.
D'importanza anche maggiore sono i giacimenti della Sicilia: a Ragusa coprono un'area di più che 200 ettari, a Scicli circa 80 e compaiono in parecchi luoghi della valle dell'Irminio e nei pressi di Vizzini. La potenza media della formazione si può ritenere assai considerevole, benché sia stata esplorata solo in parte: a Ragusa si hanno fronti di abbattimento di 140 m. di altezza, messe allo scoperto con lavori recenti. La roccia è un calcare tenero ricco di resti fossili di età miocenica, di colore variante dal bruno (per la roccia contenente dal 3 al 7% di bitume) al nero (per la roccia più ricca, fino al 15%. Per le sue qualità tecniche, tenore e qualità di bitume e scarsità di sostanza argillosa, l'asfalto di Ragusa è materiale ricercatissimo per le comuni applicazioni edilizie: oggi poi, anche la roccia povera, localmente detta albame, viene utilizzata, perché da essa - con un processo il quale, piuttosto che una vera distillazione, è una specie di trasudazione provocata in forni speciali, dell'olio minerale naturalmente contenuto - si ottiene il cosiddetto olio di asfalto. Da questo con una semplice raffinazione si ricava un ottimo lubrificante comune per boccole, carrelli, ecc., mentre con distillazione frazionata e ulteriori raffinazioni si ottengono varî tipi di lubrificanti speciali, senza escludere la possibilità, già dimostrata sperimentalmente, di produrre dal medesimo, con processi di cracking, olî leggieri da utilizzare come carburanti. Perciò è da ritenere che le grandi riserve asfaltifere di cui dispone l'Italia, con la produzione di olio minerale che se ne può ottenere, valgano a sopperire parzialmente alla deficienza finora constatata di campi petroliferi fortemente produttivi.
La produzione di asfalto in Italia è andata in tempi recenti sempre sviluppandosi, sì da raggiungere oggi un quantitativo imponente. Valgano le seguenti cifre a darne ragguaglio:
Nello stesso anno le officine di Ragusa e di Scafa (Chieti) produssero tonn. 45.082 di polvere d'asfalto, tonn. 38.496 di mastice, tonn. 8932 di mattonelle d'asfalto, tonn. 1640 di bitume. A Ragusa si ottennero anche tonn. 3400 di olio d'asfalto. Circa 100.000 tonn. di roccia asfaltica furono esportate.
L'industria degli asfalti.
L'industria degli asfalti comprende lo sfruttamento sia delle rocce di asfalto sia delle masse bituminose (impropriamente dette, talora, asfalti) per renderle adatte a determinati usi (mastici di asfalto, ecc.); moltre la preparazione di miscele asfaltiche, quali occorrono per svariati usi (pavimentazioni, copertura di terrazze, ecc.).
Nell'edilizia e nella tecnica stradale si sono chiamate, per analogia, asfalti date miscele di pietrisco o di sabbia con bitume, che per compressione a caldo possono servire a preparare superficie dotate di peculiari caratteristiche (resistenza all'usura, assenza di polvere, elasticità, impermeabilità, ecc.), simili a quelle che si ottengono in modo analogo col pietrisco o la polvere di asfalto. D'altra parte all'asfalto, non avendo esso sempre il tenore di bitume occorrente per le diverse applicazioni, a seconda del caso, si aggiunge materiale sia scevro sia più ricco di bitume, o anche bitume. Generalmente, dove non sia possibile avere a prezzo conveniente roccia asfaltica naturale, è ormai píù conveniente usare roccia (per lo più calcare) punto bituminosa, a cui si è aggiunto bitume naturale o ricavato sia da asfalti sia da petrolî. Il pietrisco, che deve in ogni caso risultare di parti di diverse grossezze in determinate proporzioni, viene fortemente compresso a caldo perché il bitume si rammollisca e leghi i varî granuli col raffreddarsi.
Lavorazione degli asfalti naturali. - Asfalto dell'isola di Trinidad. - In quest'isola, la più meridionale delle Piccole Antille, presso il capo La Brea è il cosiddetto Lago della Pece, con un'area di 40 ha. e grande profondità. La superficie è coperta da uno strato di asfalto duro, che verso il mezzo del lago si va facendo sempre più tenero. Vella stagione delle piogge la superficie può essere percorsa con veicoli. L'asfalto viene estratto di solito con vanghe e, dove è più duro, con piccozze. Sebbene da quasi un secolo se ne siano cavate annualmente da 50.000 a 100.000 tonn., le disponibilità del lago non appaiono intaccate, perché il fondo e le rive forniscono sempre nuovo asfalto. Presentemente (1927) si ricavano 200.000 tonn. annue. Oltre all'asfalto del lago (lake pitch) si ha quello delle rive (land pitch) che contiene meno acqua e più terra: la composizione media dell'asfalto di lago è: ⅓ bitume, ⅓ argilla, silice, materie vegetali, ecc., ⅓ acqua.
Da poco tempo alla Trinidad si estrae l'asfalto liquido, per mezzo di trivellazioni; esso consta per un terzo di benzina e petrolio che perde per esposizione all'aria, trasformandosi nell'asfalto.
Per economizzare sulle spese di trasporto, tanto l'asfalto di lago quanto quello di terra, alla Trinidad, vengono depurati sul posto, riscaldandoli in grandi caldaie per evaporarne l'acqua e per lasciarne depositare le parti terrose, mentre le impurezze vegetali vengono a galla e si schiumano via; si ottiene un prodotto al 50-60% di bitume e 40-50% di materia minerale.
Tra gli asfalti naturali di questo tipo, dopo quello della Trinidad, che ha maggiore importanza, è da citare quello di Bermúdez (Venezuela, stato di Sucre), quasi in faccia alla Trinidad; si cava da un lago più grande di quello della Trinidad ma profondo solo 2-3 m.; l'asfalto è piu fluido, e viene quindi più facilmente depurato dalle sostanze terrose. Allo stato naturale contiene da 45 a 88% di bitume e raffinato il 90%.
Anche a Maracaibo (Venezuela), a Soto la Marina e a Tuxpan (Messico) sono varî giacimenti di asfalto.
Asfalto puro o Asfaltide o Bitume (propriamente detto). - Assai puro è l'asfalto del Mar Morto (Palestina) o bitume di Giudea, noto fino dall'antichità e che viene recato nel Mar Morto dalle sorgenti calde che vi afluiscono: data la forte densità dell'acqua del Mar Morto, l'asfalto, che ha il peso specifico di 1,1, vi galleggia. Anche a Hasbeya nell'alta valle del Giordano si ricava da lungo tempo asfalto. Assai puri sono gli asfalti gilsonite, grahamite, albertite, ecc. degli Stati Uniti. Di questi asfalti o asfaltidi che, come già dicemmo, meglio si chiamano bitumi, alcuni servono per fare vernici, materie plastiche isolanti, ecc.; quello di Giudea, per essere sensibile alla luce, che lo rende insolubile in trementina, è utilimato anche nei processi foto-meccanici (zincografia).
Veri asfalti naturoli o rocce asfaltiche. - Maggiore importanza, almeno nel passato come materia prima per industria, avevano i varî asfalti o rocce bituminose; per lo più sono rocce calcari che contengono dal 7 al 15% in peso, cioè dal 16 al 34% in volume, di bitume; qualità scadenti ne hanno solo dal 3 al 5% in peso. I principali giacimenti (v. anche sopra) sono: in Italia, a Ragusa e Castelluccio in Sicilia, e presso San Valentino (Lettomanoppello) nell'Abruzzo; in Francia, a Challongre presso Seyssel sul Rodano, a Monset e Pyrimont nel Giura, a Lobsann nell'Alsazia; in Svizzera, in Val de Travers nel Giura (il giacimento forse più studiato) e a Diableret; in Germania, a Limmer (Hannover) e Vorwohle (Brunswich).
Arenarie o sabbie asfaltiche o bituminose. - In varie località si hanno arenarie e sabbie contenenti bitume; alcune sono sfruttate per l'estrazione sia di bitume, sia di petrolio o di entrambi. Il più importante giacimento europeo è quello di Tataros e di Derna in Transilvania: se ne hanno anche a Pechelbronn (Alsazia), ma sfrutiati a petrolio, in Russia, negli Stati Uniti. A Tataros l'arenaria, disgregata a sabbia, contiene da 10 a 22% di bitume; viene trattata con acqua bollente agitandola, cosicché il bitume liquefatto rimane in sospensione e si separa; essendo però troppo molle non è utilizzabile direttamente nell'edilizia, ma viene distillato con vapore surriscaldato dando per un 50% olio lubrificante; il resto, detto asfalto di Derna, è usato mescolato con pietrisco calcare.
Sfruttamento per distillazione degli asfalti o calcari bituminosi. - Oltre all'impiego nella costruzione di strade, ecc., in Italia si fecero già nel passato tentativi d'utilizzarli distillandone idrocarburi, come si fa da tempo in altri paesi con scisti bituminosi, ma sia per il minor tenore in idrocarburi, sia per lo zolfo contenuto in questi si ebbero risultati poco convenienti (1868-1882 a Lettomanoppello e a S. Valentino). Più di recente, dal 1920 in poi, a Ragusa (Sicilia) si è andata applicando la distillazione per ricavare olî minerali dalla parte di asfalto più povera di bitume, sulla quale le spese di trasporto ai luoghi di consumo gravano troppo, rendendo impossibile di gareggiare con gli asfalti concentrati, ad es. di Trinidad o con i bitumi residui del petrolio. L'esportazione della roccia asfaltica dal Ragusano, che toccò il massimo di 150.000 tonn. annue nel 1912, non si è ripresa nel dopo-guerra in modo adeguato al rinnovamento stradale verificatosi in Europa; lentamente è risalita a 120.000 tonn. nel 1927, ma negli anni seguenti pare invece che tenda a diminuire, mentre va crescendo l'importazione di bitumi in Europa.
La distillazione della roccia viene fatta in prossimità delle miniere in speciali forni a tino ed è condotta in modo da limitare quanto più è possibile l'inutile decomposizione del carbonato di calcio, o calcare, in calce e anidride carbonica, ciò che si ottiene non superando i 750° C. Dei 60-65 kg. di bitume contenuto in ogni tonnellata di roccia, 40 kg. si ricuperano come olio distillato e 20 kg. vengono consumati come combustibile nel forno. L'olio ha un potere calorifico di 10.200 calorie, distilla per quasi l'80% sopra 300° C. e contiene 2,9-4,5% di zolfo; lo si impiega come combustibile, oppure depurato con acido solforico si lavora a lubrificante. In una zona abbastanza ristretta (110 km. di asse) presso Ragusa, è stata accertata l'esistenza di mezzo miliardo di tonnellate di asfalti, dai quali si potrebbe ricavare una ventina di milioni di tonnellate di olio minerale, e, data anche la deficienza di altre risorse di petrolio in Italia, si cerca di sviluppare lo sfruttamento di tali asfalti così da ricavare annualmente 200.000 tonnellate di olio minerale, pari cioè a un quinto del consumo italiano di petrolio, benzina, nafta, ecc.
Mastice d'asfalto o asfalto da applicare per fusione. - Così si chiama un asfalto che si può rendere pastoso o anche fluido per riscaldamento; esso è detto talora impropriamente goudron; è ottenuto mescolando a caldo a 180°-200°, raramente al momento dell'uso o poco prima, del bitume adatto con roccia asfaltica naturale già frantumata, oppure con roccia già trattata così da sostituire l'asfalto o pietrisco naturale.
Il bitume che serve a produrre questo tipo d'asfalto è per lo più o bitume naturale corretto, o bitume artificiale ottenuto nella distillazione di olî minerali o di petrolî, o anche di carbon fossile, o di scisti di ligniti, ciò che sarebbe un abuso, secondo alcuni.
Qui si può ricordare che anche le rocce che contengono olî derivati da pesci fossili vengono sfruttate ricavandone anche invece dell'ittiolo, d'uso farmaceutico e quindi di prezzo elevato, dei bitumi di minor prezzo ma di più larga applicazione nei mastici. Le proporzioni delle varie aggiunte e i tipi di bitumi e asfalti usati, variano a seconda dell'applicazione, degli usi e delle disponibilità del paese. Generalmente si ha da 15 a 20% di bitume sul mastice. Per lo più il mastice d'asfalto è posto in commercio in grosse forme o pani di 20-25 kg.: viene fatto fondere sul posto d'uso e mescolato con sabbia in quantità variabile.
Si hanno anche mastici d'asfalto per saldare tubi, rivestire vasche, ecc., che, a seconda delle condizioni in cui si applicano e si debbono lavorare, si fanno più o meno fluidi e talora resistenti agli acidi (mescolandovi non calcare, ma sabbia silicea, ecc.).
Emulsioni d'asfalto o bituminose. - Servono a fissare l'aggregato minerale di una massicciata del rivestimento stradale, così che questo viene quasi trasformato o ripristinato ad asfalto artificiale, in quanto se ne legano con bitume i varî granuli. Per poter rendere emulsionabile con soluzioni alcaline il bitume (naturale o artificiale), ove non lo sia già per sé stesso (per es. quando contiene acidi naftenici, come taluni residui di petrolio), si aggiunge una certa percentuale di sostanza che trattata con alcali si saponifichi (per lo più acidi grassi, come l'acido oleico od oleina).
Funzione analoga nella manutenzione della strada compiono certi bitumi fluidi o facilmente fluidificabili per riscaldamento che si applicano a caldo (spramex).
Asfalti per cartoni da tettoia. - Oltre ai vecchi cartoni incatramati s'impiegano, da non molti anni e con vantaggio, i cartoni asfaltati, che sono impregnati non di catrame ottenuto da carbon fossile o dal gas, ma da bitumi naturali o artificiali. I bitumi solidi a freddo vengono addizionati di olî minerali o residui di petrolio, ad elevato punto di ebollizione, per renderli più morbidi. Per quanto riguarda l'uso di asfalti e di bitumi nella fabbricazione di materie plastiche e isolanti elettriche, o di vernici o nella zincografia, si veda sotto tali singole voci.
Bibl.: A. Dauby, Natural Rock Asphalts and Bitumens, Londra 1913; H. Abraham, Asphalts and allied Substances, New York 1918; A. H. Blanchard, American highway engineers' Handbook, Londra 1919; E. Fischer, Die natürlichen und künstlichen Asphalt und Peche, Dresda 1928.
Usi degli asfalti nelle costruzioni.
I migliori asfalti usati nelle costruzioni si ricavano principalmente dai calcari bituminosi, avendo l'esperienza dimostrato che gli asfalti preparati con altre sostanze bituminose, naturali o artificiali, presentano in pratica inconvenienti gravissimi.
I calcari bituminosi sono, come si è detto, rocce calcaree le cui molecole risultano imbevute di bitume; la penetrazione dei due elementi raggiunge un grado tale che ne è difficile la separazione ed è assolutamente impossibile riprodurla artificialmente con i nostri mezzi meccanici. La proporzione dei due elementi è molto varia: in Italia le rocce calcaree dei noti giacimenti abruzzesi (Manoppello, Roccamorice, Abbasseggio) contengono circa il 20% di bitume; quella di Ragusa (Sicilia) il 16%. Il noto asfalto di Seyssel (Francia), impiegato nella pavimentazione delle strade di Parigi, contiene il 10% di bitume. L'asfalto proveniente da tali rocce si trova in commercio sotto forma di "farina di asfalto" e di "mastice di asfalto".
La farina di asfalto s'impiega generalmente nelle pavimentazioni stradali e per la preparazione del mastice di asfalto; il mastice di asfalto è usato invece nelle costruzioni in genere, per pavimenti, stratificazioni, intonachi, ecc.
La farina di asfalto si ottiene mediante frantumazione, triturazione e macinazione del minerale grezzo, operazioni che si eseguiscono con appositi macchinarî.
Il mastice di asfalto adoperato per le costruzioni si ottiene invece dalla fusione della farina di asfalto. Tale fusione si fa in apposite caldaie e si ottiene aggiungendo alla farina di asfalto una certa quantità (7-8%) di bitume puro, che agisce da fondente. Scaldando a fuoco diretto la sola farina, questa, anziché fondere, brucerebbe perdendo in gran parte le sostanze bituminose in essa contenute; l'aggiunta di ulteriore bitume ne consente invece la fusione alla temperatura di circa 140-150°. Quando la miscela di farina asfaltica e di bitume è divenuta omogenea e vischiosa se ne continua la cottura fino a che il mastice non si attacca più all'agitatore. La cottura dura circa 5 ore. Il mastice così preparato si getta poi in apposite forme dove raffreddandosi solidifica. Viene così messo in commercio e usato nelle costruzioni.
Il bitume puro, che si mette nelle caldaie per la preparazione del mastice e al quale viene a poco a poco aggiunta la farina di asfalto che si deve fondere, dovrebbe essere di quello estratto dalla medesima roccia asfaltica impiegata nella fusione, sia per ottenere una miscela omogenea, sia nei riguardi del punto di fusione del mastice, cosa di capitale importanza. Questa opportuna norma viene però trascurata, perché l'estrazione del bitume dal calcare bituminoso risulta di maggior costo di quello di altre rocce nelle quali il bitume presenta un grado di minore compenetrazione. Industrialmente si preferisce, per ragioni economiche, impiegare il bitume naturale libero, oppure quello estratto dalla ganga quarzosa, anche se ciò va a detrimento della bontà del mastice che ne risulta.
L'asfalto si adopera, come si è detto, in polvere (farina d'asfalto) o per colata (mastice asfaltico). L'asfalto in polvere ha avuto negli ultimi tempi estesa applicazione nelle pavimentazioni stradali per i grandi vantaggi che esso presenta rispetto a tutti gli altri tipi di pavimentazione.
Infatti elimina completamente i dannosi effetti della polvere e del fango, diminuisce l'attrito dei veicoli per avere una superficie unita e liscia, è assolutamente impermeabile e attutisce i rumori; l'unico difetto che esso presenta è che la superficie stradale risulta sdrucciolevole appunto per essere troppo liscia e compatta.
L'applicazione dell'asfalto per pavimentazione stradale si fa sopra un masso di calcestruzzo di cemento dello spessore di 20-30 centimetri, preventivamente preparato e lisciato, su tutta l'estensione della sede stradale da pavimentare. Sopra tale masso viene distribuita la farina d'asfalto riscaldata alla temperatura di 100-150° e fortemente compressa con mazzeranghe o compressori appositi, riscaldati, per evitare che la farina aderisca ad essi durante la compressione. Lo strato di asfalto compresso ha in genere lo spessore di 4-5 cm.
Le strade così pavimentate hanno dato risultati eccellenti; presentano però il grave inconveniente di non poter essere costruite che con tempo asciutto. Anche le riparazioni sono di difficile esecuzione e un guasto prodottosi nella stagione umida non può essere subito riparato sì che il traffico finisce per renderlo di entità sempre maggiore.
Si è pensato di sostituire l'azione del calore con quella di un solvente in modo da poter comprimere a freddo la farina di asfalto. A parte la questione economica e i non sempre soddisfacenti risultati ottenuti, non si può esprimere su tale sistema un sicuro giudizio per il limitato impiego fattone.
Meglio risponde invece il processo ormai generalmente diffuso delle mattonelle di farina di asfalto compresse preparate fuori opera e con le quali può essere eseguita la pavimentazione, sopra il masso di calcestruzzo della sede stradale, con qualunque tempo e senza speciali difficoltà. Tali mattonelle di piccole dimensioni vengono fabbricate con polvere di calcare bituminoso, scaldata ad oltre 100° e sottoposta, entro stampi rettangolari, a forte pressione per mezzo di torchi idraulici. La struttura di queste mattonelle riproduce quella della roccia asfaltica naturale, col vantaggio di essere molto più compatta ed omogenea. Le pavimentazioni formate con esse risultano, come è ovvio, assai più consistenti e durevoli di quelle in asfalto compresso in opera, e possono essere facilmente riparate dai guasti, in qualunque momento.
L'impiego dell'asfalto per colata si fa con procedimenti completamente diversi, e in opere quali pavimentazioni di terrazze e di ambienti soggetti all'umidità, cappe di volte e di ponti, intonachi e stratificazioni idrofughe, marciapiedi, ecc.
L'asfalto colato ha una consistenza assai minore di quello in polvere compressa ed è assai sensibile agli sbalzi di temperatura; dato il suo basso punto di fusione, si rammollisce facilmente nella stagione calda ai raggi solari, e si screpola al gelo. La sua preparazione e applicazione richiedono molta accuratezza appunto per evitare i facili danni prodotti dagli agenti atmosferici. Nella preparazione dell'asfalto colato non s'impiega la farina di asfalto, ma il mastice asfaltico ottenuto con il procedimento già descritto. Tale mastice, ridotto in frammenti, viene fuso in apposite caldaie di ferro con l'aggiunta di una piccola percentuale di bitume (dall'1 al 6% del peso) allo scopo di facilitare la fusione e sostituire quella parte di sostanze bituminose che evapora per l'azione del calore. Raggiunta la liquefazione completa del mastice, si aggiunge nella caldaia una certa quantità di sabbia fina bene asciutta e lavata (dal 34 al 39% in peso). Si mescola, fino ad ottenere un impasto omogeneo, costituente il comune asfalto, che viene subito posto in opera, in strati sottili, dove raffreddandosi solidifica.
Le proporzioni di mastice asfaltico, di bitume e di sabbia possono essere variabili; deve tenersi presente che un'eccessiva quantità di bitume dà un asfalto di grande impermeabilità ma di basso punto di fusione e quindi facilmente danneggiabile sotto l'azione dei raggi solari; un'eccessiva quantità di sabbia dà un asfalto molto più consistente e di più alto punto di fusione, ma facilmente screpolabile sotto l'azione del freddo e meno impermeabile. Le proporzioni del bitume e della sabbia debbono essere quindi variate a seconda della natura del lavoro e delle temperature massima e minima cui deve trovarsi esposto.
Le superficie da rivestire di asfalto devono essere preventivamente preparate e lisciate e bene asciutte per evitare che il vapor d'acqua, che altrimenti si sprigionerebbe a contatto dell'asfalto bollente, produca in esso distacchi, bolle e fori. Le stratificazioni di asfalto debbono essere molto sottili e non superare mai i 10 mm. di spessore, in caso di più grossi spessori, debbono essere applicati successivi strati incrociati.
Nelle opere in cui l'asfalto viene esposto a forte usura (marciapiedi), allo scopo di aumentarne la durezza e consistenza, e di renderne meno facile il rammollimento, anche a scapito della impermeabilità, si usa il cosiddetto granito asfalto, il quale si ottiene mescolando al mastice fuso, invece della sabbia fine, pietrisco ridotto in pezzi minuti, ghiaietta o graniglia di marmo, e cospargendo inoltre le superficie della stratificazione, ancora calda, della medesima pietra minuta, in abbondanza. I piccoli frammenti di pietra aderiscono fortemente all'asfalto tanto da rompersi senza distaccarsene, e l'usura risulta così assai inferiore e regolare.
Asfalto artificiale. - Costituisce una sofisticazione dell'asfalto naturale ed è sempre un prodotto assai scadente. Esso viene generalmente costituito di roccia calcarea in polvere o di materie terrose mescolate con bitume di Trinidad, con bitume ricavato da schisti bituminosi o, peggio ancora, con catrame proveniente dalla distillazione del carbon fossile; le opere in asfalto eseguite con questi surrogati si fendono con grande facilità, diventano fragili al freddo e si rammolliscono alla temperatura di 30-40°.
Le alternative di caldo e freddo fanno screpolare e sgretolare tali opere, che risultano quindi gravemente danneggiate per il solo fatto di essere esposte agli agenti atmosferici. Anche nella preparazione dell'asfalto colato si usa sofisticarlo con aggiungere, invece del bitume naturale, bitume artificiale e catrame che producono gli stessi dannosi effetti sopra descritti.
Bibl.: E. Ascione, L'industria dell'asfalto, Milano 1913; T. A. Boorman, Asphalts; A. Damby, Natural rock asphalts and bitumens, Londra 1913; H. Köhler, Die Chemie und Technologie der natürlichen und künstlichen Asphalte, Brunswick 1913: Maderna e Torri, Contributo sperimentale alla conoscenza dei bitumi; F. Lindeberg, Die Asphalte-Industrie; S. F. Peckham, Solid bitumens, their physical and chemical properties and chemical analysis; C. Richardson, The modern asphalt pavement, New York 1905.