ASGARIO (Ansgerius)
Visse tra la fine dei secolo XI e il principio del XII. Di origine normanna ("natione Britonem" lo dice il Malaterra), era monaco benedettino nell'abbaziá calabrese di Sant'Eufemia, quando il gran conte Ruggero lo indusse, sia pure riluttante, ad abbandonare quel cenobio, affidandogli l'incarico di restaurare la fede cristiana in Catania, dal 1075 circa strappata ai Saraceni.
Le vicende connesse con tale restaurazione non sono molto chiare, anche perché i documenti che vi si riferiscono non vanno esenti da gravi sospetti. Sembra tuttavia da respingere l'interpretazione più ovvia del passo di Goffredo Malaterra che lo stesso Ruggero abbia ripristinato la sede vescovile in Catania, preponendovi di autorità Asgario. Eliminando dai diplomi talune evidenti interpolazioni e correggendone le sviste nella datazione, si può ammettere che il gran conte abbia donato ad A. il sito per l'erezione dei monastero di S. Agata, dotandolo di particolari privilegi (diploma del 9 dic. 1091); il 9 marzo 1092 il pontefice Urbano II avrebbe elevato l'abbazia a sede episcopale, riunendo nella persona di A. e dei suoi successori la dignità di abate e quella di vescovo, ricostituendo in tal modo la diocesi di Catania, probabilmente secondo un piano già concertato tra il papa e Ruggero, quando Urbano II era venuto in Sicilia nella primavera del 1088. Il 26 apr. 1092 un nuovo diploma dei gran conte cedeva in demanio all'abate-vescovo la città di Catania e relative pertinenze. Seguirono poi altre donazioni ad opera di Tancredi conte di Siracusa, di Roberto vescovo di Messina, di Goffredo di Ragusa e di Ruggero II: ma le fonti documentarie, se testimoniano la progressiva potenza dell'abbazia e della diocesi, non forniscono elementi per una valutazione dell'opera evangelizzatrice di A., soprattutto nei riguardi dei Saraceni caduti sotto il suo dominio.
Del prestigio di cui godeva A. presso il conte Ruggero è invece testimonianza sicura l'epistola dedicatoria della cronaca del Malaterra: l'autore si rivolge a lui, invocando la comunanza dell'origine e dell'abito religioso, perché presentando personalmente il libro al suo signore gli ottenga "maiorem laudem et gratiam principis".
Non risulta che A. abbia coltivato attività letterarie: e tuttavia rimane di lui un singolare documento, il testamento redatto in versi, nel quale trova modo di vantarsi come fondatore della Chiesa di Catania, costruttore di mura, torri, peschiere, restauratore di edifici in rovina, nonché per aver messo a coltura campi inariditi e aver fatto trascrivere codici. Morì nel 1124.
Fonti e Bibl.: Goffredo Malaterra, De rebus gestis Rogerii comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., a cura di E. Pontieri, V, I, pp. 3 s., 89 s.; I. B. de Grossis, Catana sacra ..., Catanae 1654, pp. 49-68; F. Maurolico, Sicanicarum rerum compendium,Messanae 1716, p. 104; R. Pirro, Sicilia sacra,a cura di A. Mongitore, I, Panormi [ma Venetiis) 1733, pp. 520-525; A. Mongitore, Siciliae sacrae ... additiones et correctiones,Panormi 1735, pp. 121 s.; V. M. Amico, Catana illustrata sive sacra et civilis urbis Catanae historia, II, Catanae 1741, pp. 13-23; F. Ferrara, Storia di Catania sino alla fine del secolo XVIII ..., Catania 1829, pp. 36-39; R. Starrabba, Contributo allo studio della diplomatica siciliana dei tempi normanni. Diplomi di fondazione delle Chiese episcopali di Sicilia (1082-1093)'in Arch. stor. siciliano, n. s., XVIII (1893), pp. 33, 40-43, 56-64, 82-96; P. Kehr, Papsturkunden in Sizilien,in Nachrichten der K. Gesellschaft der Wissenschaften zu Göttingen, Philol.-hist. Klasse, 1899, Heft 3, pp. 306, 308; E. Caspar, Roger II (1101-1154) und die Gründung der normannisch-sicilischen Monarchie, Innsbruck 1904, pp. 613-627; C. A. Garufi, Carte e firme in versi nella diplomatica dell'Italia meridionale nei secoli XI a XIII,in Studi medioevali,I(1904-1905), pp. 110 s.; Id., "Memoratoria, chartae et instrumenta divisa" in Sicilia nei secoli XI a XV,in Bullettino d. Istituto storico italiano,XXXII(1912), pp. 79 s.; E. Pontieri, L'abbazia benedettina di Sant'Eufemia in Calabria e l'abate Roberto di Grantmesnil, in Arch. stor. per la Sicilia orientale, XXII(1926), p. 107; L. R. Ménager, Notes critiques sur quelques diplomes normands de l'Archivio capitolare di Catania,in Bullettino dell'"Archivio paleografico italiano", n. s., II-III(1956-1957), parte II, pp. 145-174; P. Collura, La polemica sui diplomi normanni dell'Archivio capitolare di Catania, in Archivio storico per la Sicilia orientale, LIV-LV (1958-1959), pp. 131-139.