Asia
Il più vasto dei cinque continenti, corrispondente a quasi un terzo delle terre emerse, abitato da circa tre quinti della popolazione mondiale. La sua estensione, le grandi differenze ambientali, gli intensi e continui rapporti con Europa e Africa hanno favorito la nascita di alcune fra le più antiche culture (mesopotamica, cinese, indiana) e concezioni religiose (induismo e buddhismo). Anche le tre religioni abramitiche (ebraismo, cristianesimo, islamismo) hanno avuto origine in Asia.
La più antica civiltà storica (agricoltura, allevamento, scrittura cuneiforme, organizzazione politica in città-Stato, metallurgia) è quella dei sumeri, sviluppatasi in Medio Oriente fra i fiumi Tigri ed Eufrate (Mesopotamia) a partire dal 3° millennio a.C. Nella medesima area nacque la civiltà babilonese (2° millennio a.C.), quando la popolazione semitica degli amorrei si impadronì della città sumerica di Babilonia. Nella vicina Anatolia, gli ittiti, di stirpe indoeuropea, diedero nel contempo origine al regno che giunse a controllare gran parte della Mesopotamia (17°-15° sec. a.C.). In seguito la regione cadde sotto il dominio degli assiri (9°-7° sec. a.C.), il cui nome deriva dalla città-Stato di Assur, e dei persiani, di origine indoiranica. Fra 6° e 4° sec. a.C. l’impero persiano si estese fino all’Egitto e alla valle dell’Indo, ottenendo anche la sottomissione di ebrei e fenici, popolazioni semitiche che dal 2° millennio a.C. si erano progressivamente stanziate sulle coste mediterranee (Palestina e Libano) e avevano raggiunto un elevato grado di sviluppo socio-politico. L’alfabeto fenicio divenne un efficace strumento di comunicazione e si diffuse nel Mediterraneo occidentale e in Medio Oriente attraverso i commerci. Nel periodo della dominazione persiana venne ultimata anche la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, santuario simbolo dell’ebraismo. La vittoria di Alessandro Magno contro Dario III (331 a.C.) decretò la fine dell’impero persiano e l’inizio della civiltà ellenistica. Frutto dell’unione delle culture greca e asiatica, il regno di Alessandro si estese dal Mediterraneo all’Indo, non sopravvisse alla morte del suo fondatore ma rimase per secoli un importante modello anche sul piano economico e sociale. Lo Stato seleucide fu il più grande regno ellenistico in area asiatica (Siria, Mesopotamia, Persia) e cadde definitivamente all’inizio della penetrazione romana in Medio Oriente (1° sec. a.C.). L’egemonia romana si rafforzò con la creazione della provincia dell’Asia proconsolare (132 a.C.) e influì anche sulla nascita della religione cristiana, diffusasi a partire dalla Giudea ebraica (provincia romana di Siria).
Dal 3° millennio a.C., numerose culture agricole e urbanizzate si svilupparono lungo il corso dei grandi fiumi del subcontinente indiano (Indo e Gange). Durante il 1° millennio a.C., nella pianura dell’Indo, l’apporto degli arii, nomadi di origine indoeuropea, contribuì all’affermazione di una civiltà basata sulla rigida suddivisione in caste e sul predominio di quella sacerdotale (bramanica). Furono questi i fondamenti dell’induismo, il sistema politico-culturale, prima che religioso, che si sviluppò incontrastato nella Penisola Indiana fino alla nascita del buddhismo (6° sec. a.C.), caratterizzando la formazione di numerosi regni indipendenti (Mahajanapadas).
Le civiltà stanziate da millenni nella vasta regione cinese raggiunsero un’apprezzabile unificazione politica e culturale con gli imperatori Xia (prima dinastia, dal 20° sec. a.C.). La più antica civiltà storica in quest’area (uso dei pittogrammi) è quella Shang (seconda dinastia, dal 16° sec. a.C.), il cui declino rappresentò l’inizio di un lungo periodo di frammentazione interna. Le lotte fra i diversi signori locali terminarono nel 221 a.C., con il regno di Quin Shi Huangdi (primo imperatore della dinastia Quin) che riportò la Cina all’unità politica, iniziò la costruzione della grande muraglia per contrastare le invasioni dei popoli nomadi della Mongolia e conferì un solido assetto allo Stato (unificazione delle unità di misura, codificazione della scrittura, introduzione di un’efficiente burocrazia, sviluppo culturale ed economico). Il commercio della seta con le province romane d’Oriente e l’introduzione della carta risalgono alla dinastia Han, al termine della quale (2° sec.) la storia della Cina fu caratterizzata da ulteriori divisioni politiche e dalla diffusione del confucianesimo (in specie entro la classe di governo) e del buddhismo.
Nel corso degli oltre mille anni che separano la nascita dell’impero romano d’Oriente (poi bizantino) dallo sbarco del navigatore portoghese Vasco da Gama in India (1498), alcune civiltà asiatiche raggiunsero un notevole sviluppo e variamente influenzarono l’evoluzione della cultura europea; è per es. il caso della filosofia e della scienza araba. I rapporti fra Europa e Vicino Oriente furono condizionati anche da intensi momenti di scontro: l’espansione dell’impero arabo andò di pari passo con la diffusione della religione islamica nell’intero Medio Oriente e in Asia centrale fino all’Indo (speculare alla conquista araba della Sicilia e della Penisola Iberica). L’obiettivo di riconquista di Gerusalemme e dei santuari cristiani d’Oriente (Terrasanta) fu elemento trainante delle imprese crociate e della costituzione di Stati cristiani dalla breve durata (Edessa, Antiochia, Tripoli, Gerusalemme). L’ascesa degli Ottomani, dinastia di origine turca, alla guida dell’impero islamico (13° sec.) rappresentò l’inizio di una nuova espansione che portò alla caduta dell’impero bizantino (1453), ultimo regno cristiano d’Oriente. Il commercio della seta cinese e delle spezie indiane era rimasto il principale veicolo di incontro fra Europa e Asia orientale. In India, dopo il declino del regno di Magadha (pianura del Gange), si affermò l’impero Maurya che unificò gran parte della penisola. Il regno Gupta (3° sec.) rappresentò l’età di massimo splendore dell’antica India, una fioritura culturale che proseguì per alcuni secoli, in contrasto col ritorno della regione alla frammentazione politica. Frattanto il buddhismo raggiunse l’Indocina, contribuendo alla diffusione della cultura indiana e alla costituzione di solidi regni (Champa e Khmer). L’espansione ottomana verso l’Asia centrale portò alla nascita del sultanato di Delhi nell’India settentrionale (12°-14° sec.); l’egemonia islamica sopravvisse brevemente all’invasione dei mongoli, nomadi originari dell’Asia centrosettentrionale, che sotto la guida di Genghiz Khan e dei suoi successori ridisegnarono l’assetto politico di gran parte del continente (13° sec.). L’impero mongolo (dalla Russia alla Corea, nella sua massima estensione), suddiviso in numerosi regni (khanati), non conservò una struttura unitaria perché tese ad assimilare in profondità la civiltà dei popoli conquistati. L’ascesa politica del turco-mongolo Tamerlano (dinastia timuride, 15° sec.) nell’area transoxiana (Uzbekistan) esemplifica bene questa tendenza. In Cina, il sovrano mongolo Kublai Khan fondò la dinastia Yuan (13°-14°sec.) che invece non seppe efficacemente integrarsi con la civiltà cinese, erede delle fiorenti dinastie Tang e Song (invenzione della polvere pirica, introduzione della stampa e della bussola) e fu scalzata dai Ming, stirpe nuovamente cinese (15° sec.).
Gli scali commerciali creati dai portoghesi in Arabia, India, Cina e Indonesia nella prima metà del 16° sec. e l’inizio della colonizzazione spagnola delle Filippine (1565) posero le basi della progressiva espansione europea in Asia. Questo processo si intensificò con la penetrazione olandese in Indonesia e inglese in India (17° sec.), determinando la crisi dei tradizionali monopoli commerciali (veneziani e musulmani) e il lento declino dei regni asiatici. Il florido impero indiano dei Mughal, fondato da Babur, discendente di Tamerlano, crollò definitivamente all’inizio del 17° sec. per effetto della spinta coloniale culminata con l’annessione di India e Birmania alla corona inglese (1876-86). Anche in Cina la presenza europea si rafforzò in modo graduale, approfittando della crisi dell’ultimo impero Ming (17° sec.) e dell’ancor più fragile regno Qing (17°-20° sec.). Dalla colonia portoghese di Macao, avamposto dei traffici europei verso l’Estremo Oriente, partì anche l’iniziativa missionaria. Fino al primo 18° sec., la Compagnia di Gesù riuscì a coniugare l’impegno di evangelizzazione con l’obiettivo di instaurare un proficuo interscambio culturale fra la civiltà cinese e quella occidentale. Mercanti e missionari (gesuiti e francescani) avevano frattanto raggiunto anche il Giappone meridionale (Nagasaki), ma il consolidamento dell’egemonia politica degli shogun Tokugawa, ascesi al governo effettivo del regno (1603), determinò la repentina interruzione dei rapporti con l’Occidente e gli altri Stati asiatici (periodo del sakoku), a partire dalla seconda metà del 17° sec. L’isolamento della civiltà giapponese, il cui sviluppo aveva in passato beneficiato dell’apporto della cultura cinese (scrittura ideogrammatica, diffusione del buddhismo e del confucianesimo), si protrasse fino alla seconda metà del 19° sec.; pertanto il sistema politico e socioeconomico del Paese mantenne caratteristiche affini a quelle del feudalesimo occidentale. Nel 1854 gli Stati Uniti forzarono militarmente la chiusura dei porti, costringendo il Giappone ad adottare rapidamente un’impronta occidentale (assetto istituzionale, sistema normativo, apparato industriale ed economico, forze armate). Il conseguente tramonto dello shogunato inaugurò l’epoca Meiji (1868-1912), età della restaurazione del potere imperiale e della nascita del Giappone moderno. Profondi mutamenti politici attraversavano frattanto l’intera A. orientale: l’Indocina cadeva sotto la dominazione francese (1863-95), in Indonesia si consolidava la presenza olandese e nelle Filippine l’egemonia statunitense si avvicendava a quella spagnola (1898). Anche la Cina era ormai dipendente di fatto dalle maggiori potenze europee (Inghilterra, Francia, Germania, Russia) sul piano politico ed economico.
La conquista della penisola di Liaodong da parte del Giappone (1905) ebbe conseguenze politiche di portata mondiale. Per la prima volta un moderno Stato occidentale, la Russia, venne sconfitto da una potenza asiatica. Cominciava inoltre l’espansione militare ed economica del Giappone verso la Cina, il cui impero millenario terminò con la deposizione di Pu Yi Qing (di soli sei anni) e la proclamazione della Repubblica. La Prima guerra mondiale e l’esigenza di contenere le numerose forze straniere che minacciavano l’integrità nazionale resero molto instabile il nuovo Stato cinese, lacerato dallo scontro fra comunisti e nazionalisti (1927-49). La nascita dell’URSS (1922), la cui egemonia si consolidò gradualmente su gran parte dell’A. continentale, e gli esiti della Seconda guerra mondiale (le vittorie sovietiche e in specie statunitensi sul Giappone, alleato di Italia e Germania) giocarono un peso determinante nella storia dell’Estremo Oriente. La proclamazione della Repubblica popolare cinese (presieduta da Mao Tse-tung) sancì la fine della guerra civile e la vittoria del Partito comunista, mentre l’opposizione nazionalista si confinò sull’isola di Taiwan (Repubblica di Cina, 1949). Ottennero frattanto l’indipendenza anche Filippine (1946) e Indonesia (1949). In India, il lungo processo che pose termine all’egemonia britannica (1905-47) fu caratterizzato soprattutto dalle campagne di disobbedienza civile di massa teorizzate e promosse da Gandhi, divenuto un riferimento spirituale e culturale anche per popoli non asiatici. Alla nascita dei tre Stati indiani indipendenti (India, Pakistan e Ceylon, 1947) seguì la completa decolonizzazione dell’Indonesia (1949), dell’Indocina francese (1954), della Malesia (1957) e la fine del protettorato statunitense in Giappone (1951). Anche l’attuale assetto del Medio Oriente andò in massima parte definendosi fra primo e secondo dopoguerra, ma ancora fra antiche e profonde divisioni politiche, religiose ed economiche. La dissoluzione dell’impero ottomano (1922) determinò la nascita del moderno Stato turco ma rafforzò d’altro canto la presenza inglese e francese, che divenne il primo bersaglio del nazionalismo arabo. L’affermazione di quest’ultimo (indipendenza di Siria e Libano, 1946) venne bilanciato dalla creazione dello Stato ebraico di Israele (1948) e in seguito dal consolidamento degli interessi politici ed economici degli Stati Uniti in quest’area. Gli interventi americani in A. orientale nel corso della Guerra fredda tesero al contenimento della Cina comunista e al controllo delle zone più esposte all’influenza sovietica (Corea e Vietnam). Affiancati da coalizioni internazionali, gli Stati Uniti sono tornati alla politica dell’impegno militare in Medio Oriente (Iraq, 1990-91 e 2003) e nel vicino Afghanistan (dal 2001), determinando la fine di due regimi. L’intera A. mediorientale è alla ricerca di un duraturo equilibrio politico e religioso, e rimane un’area caratterizzata da spiccate differenze sociali ed economiche (le maggiori riserve petrolifere del pianeta e d’altro canto vaste sacche di povertà). Il recente sviluppo dell’A. orientale è contrassegnato dai medesimi forti contrasti, dall’ingresso della Repubblica popolare cinese (con le nuove regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao, 1997-99) nell’economia di mercato e dalla vertiginosa crescita (2003-07) del suo prodotto interno lordo. Questa tendenza va correlata all’aumento demografico della regione cinese e indiana, e obbliga ad attente valutazioni sulla distribuzione delle risorse mondiali.