ASIDEI
. Termine derivato dalla voce greca 'Ασιδαῖοι, con la quale si suole rappresentare, nel 1° e 2° libro dei Maccabei (v.), il termine ebraico ḥasīdīm ("pii"), quando esso designa gli appartenenti a un gruppo o partito giudaico. Gli Asidei, intendendo la voce in questo senso, compaiono per la prima volta come difensori della legge e del culto nazionale ebraico contro le tendenze ellenistiche ai tempi di Antioco Epifane. Da principio la loro resistenza fu puramente passiva, e molti di essi andarono incontro al martirio; poi, scoppiata l'insurrezione maccabaica sotto la guida di Mattatia e dei suoi figli, gli Asidei si collegarono con gl'insorti, ma pare abbiano continuato a costituire un gruppo a sé: tanto è vero che essi figurano tra coloro che si presentarono con intenzioni pacifiche al sommo sacerdote Alcimo, avversato da Giuda Maccabeo e dai suoi. È verosimile che, dopo che gli Ebrei ebbero conseguito la libertà di culto e l'indipendenza nazionale, gli Asidei si ritirassero. Essi non compaiono più con questo nome, ma sono probabilmente da identificarsi con gli Asidei i santi (ὅσιοι) che appaiono nei Salmi di Salomone come oppositori dei monarchi Asmonei del sec. I a. C. Alcuni storici ritengono che continuatori degli Asidei siano i Farisei, altri gli Esseni. Nulla di particolare sappiamo intorno alla speciale dottrina e alla vita degli Asidei, né se essi si differenziassero dagli altri fedeli alla Legge più che per una maggiore esattezza nell'osservanza di essa.
Bibl.: Schürer, Gesch. d. jüd. Volkes, 3ª e 4ª ed., Lipsia 1898-1901, I, pp. 203, 217; II, pp. 403-404; Schlössinger, in Jewish Enc., VI, New York 1904, pp. 250-251; G. F. Moore, Judaism in the first centuries of the Christian era, Cambridge Mass. 1927, I, pp. 59-61; II, p. 156.