ASINARI di San Marzano, Ermolao
Cavaliere, poi conte di San Marzano, nacque a Costigliole d'Asti nel 1800 dal marchese Filippo Antonio e da Polissena della Chiesa di Cinzano. Datosi anche lui come il padre alla carriera diplomatica, esordì in Spagna come segretario di legazione del ministro C. Solaro Della Margherita. Passò quindi a Vienna e resse interinalmente quell'ambasciata per qualche tempo, cercando invano di dissuadere l'imperatore e il Mettemich dalla neutralità nelle vicende di Francia (aprile 1832). Osservatore acuto, ha lasciato eccellenti rapporti sulle condizioni dell'impero asburgico. Non liberale come il fratello Carlo Emanuele, ma devoto alla monarchia assoluta fondata sulle libertà civili, l'A. scriveva in uno di quei rapporti: "Io trovo ridicolo intendere parlare in questo paese [l'Ungheria] di principii liberali e di diritti dell'uonio, quando 10 vedo otto milioni d'iloti obbedire a qualche centinaio di migliaia di signori, privati del più prezioso di tutti i diritti: quello di acquistare una proprietà fondiaria" (10 apr. 1835). Destinato come ministro alla legazione di Baviera (1835), andò al convegno di Toeplitz (27 sett.-4 ott. 1835) come osservatore piemontcse. Il 30 maggio 1838 venne trasferito dalla Baviera in Olanda e il 12 apr. 1841 dall'Olanda a Napoli. A Napoli, l'A. riconfermò le sue doti di osservatore con una serie di rapporti, nei quali erano esattamente analizzate tutte le istituzioni napoletane e non poche delle cause della prossima crisi della monarchia borbonica.
Negoziò e concluse, il 7 febbr. 1846, un trattato di commercio tra il Regno di Sardegna e quello delle Due Sicilie e mantenne cordiali rapporti tra i due regni. Destituito il Solato dal ministero degli Esteri, l'A. fu chiamato a succedergli (25 ott. 1847), secondo il Solaro perché lo si sapeva inclinato a politiche mutazioni, secondo altri proprio perché era creatura di Solaro. Alla prova, l'A. si mostrò tutt'altro che incline alla trasformazione dello Stato: non era liberale e temeva la guerra all'Austria, ma era troppo realistico per non piegare alla forza delle cose e non riconoscere la necessità di una costituzione per salvare la monarchia e dominare gli avvenimenti. Tuttavia tentò limitare la libertà di stampa nei verbali sullo Statuto e, lo ebbe appena firmato, si dimise (10 marzo 1848). Fu fatto senatore il 3 maggio 1848 e non prese più parte alla vita politica. Morì a Torino il 15 ott. 1864.
Bibl.: G. Manno, Commemorazione, in Rendiconti del Parlamento ital. Discussioni del Senato del Regno, Roma 1873, p. 1879, tornata del 28 ott. 1864; N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia dal 1814 al 1861, V, Torino 1869, pp. 47, 137; A. Manno, La concessione dello statuto, Pisa 1885, pp. XXIII, 28; M. Degli Alberti, La politica estera del Piemonte sotto Carlo Alberto, I, Torino 1913, passim; II,ibid. 1914, p. 213; III, ibid. 1919, p. 317; D. Zanichelli, Lo statuto di Carlo Alberto secondo i processi verbali del consiglio di conferenza,Roma 1898, passim; A.Colombo, Dalle riforme allo statuto di Carlo Alberto, Casale 1924, passim; F. Lemni, La politica estera di Carlo Alberto nei suoi primi anni di regno,Firenze 1928 p. 280; G. Quazza, La diplomazia del Regno di Sardegna durante la Prima guerra d'indipendenza, III, Relazioni con il Regno delle Due Sicilie, Torino 1952, v. Indice.