ASINARI
. Una delle famiglie più antiche del patriziato di Asti. Si divise in molti rami; sono estinti quelli di Burio, di Virle, di Castigliole e di Camerano, al quale appartenne Federico (v. sotto); nei due rami principali, di San Marzano e di Bernezzo o di Rossillau, ancora fiorenti, vantò lunga serie di uomini d'armi, di ecclesiastici, di servitori devoti dei Savoia. Non si conosce il punto di distacco dei due rami, ma si sa che dal capostipite Giorgio Asinari, infeudato nel 1341 di Costigliole d'Asti, discesero i tre personaggi più notevoli della linea di San Marzano.
Filippo Antonio A., marchese di San Marzano, nato a Torino il 12 novembre 1767, entrò giovanissimo nella milizia e nelle cariche di corte. Il 28 giugno 1798 firmò col generale Brune la convenzione con la quale i Francesi occupavano la cittadella di Torino. Napoleone console non poté staccarlo dalla ferma sua devozione alla casa sabauda; imperatore, lo costrinse ad accettare la carica di consigliere di stato e in seguito lo mandò suo ambasciatore a Berlino. Caduto Napoleone, fu dagli alleati nominato presidente del consiglio di reggenza e del governo civile degli stati sabaudi di terraferma (11 maggio 1814). Inviato poi ministro plenipotenziario col conte Rossi al congresso di Vienna, vi sostenne vigorosamente il programma sardo per ottenere lo sgombero delle truppe austriache dal Piemonte, per il riconoscimento del principe di Carignano, per l'annessione della Liguria, e per avere intera la Savoia secondo il trattato militare. A lui si deve la fondazione dell'Accademia militare di Torino (2 novembre 1815); nominato dal re Vittorio Emanuele I primo segretario di guerra, ebbe, dopo le dimissioni del Vallesa, il Ministero degli affari esteri, in cui cercò di barcamenarsi fra i reazionarî e i liberali. Nel 1821 si recò a Lubiana a rappresentare il re al congresso e vi sostenne l'assolutismo. Tornato a Torino nei giorni della rivoluzione, accasciato per la ribellione del figlio Carlo Emanuele, lasciò il ministero. Nominato ciambellano di corte, morì a Torino il 19 luglio 1828.
Carlo Emanuele, figlio del precedente, nato a Torino nel 1791, percorsa la carriera militare, fu nel 1814 scudiere del re, nel 1816 suo aiutante di campo; ma di principî liberali, essendo nel '21 colonnello in seconda dei dragoni del re, fu tra i capi ribelli che si proposero di strappare al re la costituzione spagnola. Recatosi da Torino ad Alessandria insorta, ne partì il 12 marzo con 300 uomini di fanteria e con 250 dragoni per Vercelli, dove pubblicò la costituzione spagnola; si diresse poi a Novara, ma quando il 2i marzo vi giunse il principe di Carignano, egli ricevette l'ordine dal Ministero della guerra di ripartire per Alessandria. Fallita la rivoluzione, fu tra i condannati in effigie alla pena capitale: riparò prima in Svizzera, poi in Francia. Nel 1835 ottenne da Carlo Alberto la grazia di soggiornare parte dell'anno a Costigliole d'Asti. Morì a Torino il 22 agosto 1841.
Ermolao, altro figlio di Filippo Antonio, nato nel 1800 a Costigliole d'Asti, percorse la carriera diplomatica, coprendo il posto di ministro sardo prima in Baviera, poi a Napoli. Nel 1847 successe al Solaro Della Margarita, e come segretario di stato agli Esteri prese parte ai consigli di conferenza che decisero della concessione dello statuto; dai verbali dei consigli di conferenza, risulta che egli dapprima fu alquanto titubante, poi, piegatosi anch'egli alle circostanze, ammise il principio discutendone le modalità. Nominato senatore il 3 aprile 1848, non prese più parte attiva alla vita politica. Morì a Torino il 15 ottobre 1864.
Bibl.: Sulla famiglia Asinari di San Marzano: L. Viarengo, Memorie su Loreto e Costigliole d'Asti, Asti 1890; A. Manno, Il patriziato subalpino, Firenze 1895. - Su Filippo Antonio: G. Casalis, Dizionario geografico degli stati sardi, Torino 1833-56, s. v. Costigliole d'Asti; Sauli d'Igliano, Reminiscenze della propria vita, Milano-Roma 1908, I, p. 413 segg. - Sull'opera sua al congresso di Vienna: N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia dall'anno 1812 all'anno 1866, Torino 1867, I; nel periodo della Restaurazione: A. Segre, Vittorio Emanuele I, Torino 1928; e nel congresso di Lubiana: M. Avetta, Al Congresso di Lubiana coi ministri di re Vittorio Emanuele I, in Il Risorgimento italiano, 1923, fasc. 2. - Su Carlo Emanuele: A. Manno e A. Segre, op. cit. Sulla sua opera nel '21 particolarmente il rapporto del De Maistre, capo di stato maggiore della divisione di Novara, in A. Colombo, La rivoluzione piemontese del '21 nelle carte austriache, vol. II degli Studi e documenti sulla rivoluzione piemontese del '21, per cura della Società storica subalpina, Torino 1927. Sulle sue suppliche dall'esilio e relative pratiche, v. Archivio di Stato di Torino, Gabinetto di Polizia, cartella 3ª, 1841. - Su Ermolao, la commemorazione di G. Manno in Senato il 28 ottobre 1864, Atti del Senato, 1864, particolarmente sulla sua opera come ministro degli affari esteri, Solaro Della Margherita, Memorandum, Torino 1861; A. Manno, La concessione dello statuto, Pisa 1885; D. Zanichelli, Lo statuto di Carlo Alberto secondo i processi verbali del Consiglio di conferenza dal 3 febbraio al 4 marzo 1848, Milano 1921; A. Colombo, Dalle riforme allo statuto di Carlo Alberto, Casale 1924.
Federico A., del ramo dei conti di Camerano, nato ad Asti nel 1527, morto nel 1576, fu uomo di guerra e di corte, che si dilettò di poesia volgare con certo buon gusto. Rime di lui si hanno a stampa, sparse in diverse raccolte del Cinquecento, e altre cose restano inedite nella biblioteca di Torino e nella Marciana di Venezia. L'opera sua più nota è una tragedia, tratta dalla famosa novella boccaccesca di Ghismunda (Dec., IV, 1): con questo nome fu pubblicata a Parigi nel 1587, come opera di T. Tasso; ma l'anno dopo ripubblicata a Bergamo col titolo Il Tancredi e col nome del vero autore. L'A. volle rendere "più onesta e ragionevole" la novella boccaccesca, a scapito però della verosimiglianza.
L'opera, di scarso valore poetico, è da annoverarsi tra le molte imitazioni dell'Orbecche del Giraldi.
Bibl.: F. Neri, F. A. conte di Camerano poeta del sec. XVI, in Memorie dell'Accad. d. scienze di Torino, serie 2ª, II (1902).