‛ASĪR (A. T., 91)
Regione della penisola arabica affacciantesi sul Mar Rosso e compresa all'incirca fra i 17° ed i 21° di latitudine N., i 40° ed i 45° di long. E. da Greenwich. Confina a N. col Ḥigiāz; a S. col Yemen; a oriente si spinge verso le steppe centrali del Neǵd.
È regione assai poco conosciuta. Costituisce quasi una zona di transizione fra il Ḥigiāz e il Yemien, dei caratteri delle quali regioni largamente partecipa. È costituita da una più o meno larga fascia costiera calcarea e corallina, la Tihāmah, sormontata dall'orlo montagnoso costiero della penisola, che si eleva a larghi gradini sino ad un'altezza di oltre 2000 metri, per digradare poi abbastanza lentamente verso l'immensa regione steppica dell'Arabia centrale. Abbastanza numerosi e importanti i widiān (plur. di wādī) che discendono al mare dall'orlo montuoso, rendendo fertili le vallate che si aprono sulla costa; inoltre qualche wādī di non trascurabile entità dalla cresta scorre verso l'interno, mandando le proprie acque nel maggior wādī Dawāsir.
La fascia costiera, calcarea, è povera di vegetazione e i suoi abitatori vivono soprattutto dei prodotti della pesca, da essi largamente esercitata, e che fornisce anche tartaruga e perle, specie presso le isole. Nelle valli, invece, e sui ripiani della montagna è possibile l'agricoltura, con produzione di cereali e di frutta. Nel versante interno predomina la steppa con oasi di palme da dattero dove si raccoglie l'acqua e anche con vere e proprie colture dove riesce possibile l'irrigazione. La principale occupazione degli abitanti dell'interno, però, è costituita dall'allevamento. Non pare che sia diffusa altra industria all'infuori della lavorazione del burro e della preparazione delle pelli, ma si fabbricano anche tessuti grossolani e si estrae il sale.
I centri abitati nella zona costiera sono dovuti per lo più ad insenature naturali e, spesso, allo sbocco in mare di qualche wādī. Nell'interno del tavolato, s'incontrano dove vi sono le oasi o dove fu possibile scavare pozzi più profondi. La capitale è Ṣabyā di circa 20.000 ab. I porti più importanti sono Qunfuda e Lohiya (Luḥayyah), da cui si esporta principalmente pellame, bestiame, datteri, gomma, vinaccia, tessuti e burro. La popolazione si valuta a circa un milione di abitanti.
La maggiore via di traffico è la strada percorsa dai pellegrini che si recano alla Mecca. Proveniente dal Yemen, e precisamente da Ṣan'ā, tocca le sedi più importanti dell'interno.
Storia. - La regione che costituisce l'odierno ‛Asīr conta nel suo territorio alcune località che sono menzionate nella storia dell'Arabia preislamica (p. es. il Wādī Bīshah, noto per la sua fertilità e uno dei centri delle tribù Khatham e Bagīlah); ma nell'epoca islamica essa rimase priva di qualunque importanza politica e segregata dal resto del mondo musulmano. Soltanto al principio del sec. XIX si ha notizia del formarsi di un emirato nell'‛Asīr, con capitale Abhā (o Ibhā), sotto un capo arabo, ‛A'iḍ ibn Mar'ī, seguace e propagatore delle dottrine dei Wahhābiti. L'affermarsi della potenza di ‛A'iḍ provocò nel 1834 una spedizione egiziana, in connessione con la lotta intrapresa dal pascià d'Egitto Mohammed Ali contro i Wahhābiti; ma il paese, impervio e abitato da tribù bellicose, non fu sottomesso; anzi il figlio di ‛A'iḍ, Muhammad, giunse a tal grado di potenza da costituire una seria minaccia per il dominio dei Turchi nel Yemen. Una spedizione ottomana, nel 1870, riuscì a occupare stabilmente il paese, che fu ordinato a sangiāq dipendente dal vilāyet del Yemen; ma la dinastia degli ‛A'iḍ continuò a sussistere in qualità di vassalla del governo turco, e talora, a causa della debolezza di questo, esercitò effettivo dominio sul paese.
Le cose mutarono bruscamente con la sollevazione, scoppiata nel 1909, del sayyid (discendente degli Alidi [v.]) Muḥammad al-Idrīsī, pronipote del famoso santo Aḥmed al-Idrīsī (v.), il quale si dichiarò indipendente dalla Turchia e riuscì a impadronirsi di gran parte della regione, stabilendo la sua capitale a Ṣabyā, soprattutto grazie all'appoggio datogli dall'Italia durante la guerra per la Libia del 1911-12. Ma occasione anche migliore di sottrarsi al dominio turco fu fornita a Muḥammad al-Idrīsī dalla guerra mondiale e dall'aiuto che l'Inghilterra gli diede col trattato del 30 aprile 1915, in cui s'impegnò ad aiuti finanziarî e riconobbe l'indipendenza dell'emirato dell'‛Asīr. La potenza di questo venne accresciuta dalla cessione fattagli dall'Inghilterra del porto di Ḥodeidah, da essa occupato nel 1918 e sgombrato il 31 dicembre 1921. Ma ciò suscitò l'inquietudine dell'imamato del Yemen, il quale, rivendicando la sovranità sull'intero ‛Asīr e in particolare il possesso di Ḥodeidah, invase il paese (1922). L'emiro Muḥammad cercò l'appoggio del re del Ḥigiāz, ma questi parve favorire piuttosto la dinastia di ‛A'iḍ, che si era mantenuta nella regione montuosa del settentrione e dell'oriente del paese. Morto frattanto Muḥammad (20 marzo 1923), gli successe il figlio ‛Alī giovane e inesperto, che fu ben presto travolto negl'intrighi degli zii al-Ḥasan e Muṣṭafà. Le truppe yemenite occuparono Ḥodeidah (aprile 1925) e i territorio circostante, e l'imām Yaḥyá consentì a un accordo soltanto a condizione che l'‛Asīr riconoscesse la sua sovranità. Se non che il sultano del Neǵd, ‛Abd al-'Azīz ibn ‛Abd ar-Raḥmān (noto col nome di Ibn Sa‛ūd), che aveva tolto alla dinastia di ‛A'iḍ la regione da essa occupata e se l'era fatta formalmente cedere dall'emiro Muḥammad fin dall'ottobre 1920, mosse contro ‛Alī e lo depose, facendo eleggere emiro suo zio al-Ḥasan (febbraio 1926), col quale strinse un accordo (trattato del 21 ottobre 1926) che poneva l'‛Asīr sotto il suo protettorato assoluto. Ciò costituiva un grave scacco per il Yemen, già preoccupato dall'estensione del regno di Ibn Sa ‛ūd sul Ḥigiāz, poiché non solo esso si vedeva tolta ogni speranza di riacquistare l'‛Asīr, ma si trovava a diretto contatto con l'ambizioso e potente sovrano dell'Arabia centrale. Le ostilità non cessarono durante tutto il 1927 e il 1928, benché la guerra non fosse formalmente dichiarata; ma poi il Yemen, anche a causa del suo conflitto con l'Inghilterra, aprì con Ibn Sa‛ūd trattative le quali, benché non ancora conchiuse, confermeranno probabilmente le clausole del trattato del 1926 e l'annullamento di fatto dell'indipendenza dell'‛Asīr.
Bibl.: A. J. Toynbee, The Islamic world since the peace settlement (Survey of international affairs, I), Londra 1927, pp. 321-323; Oriente Moderno, Roma 1921-1929, I-IX, passim; M. F. Jacob, Kings of Arabia, Londra 1923; Amīn ar-Riḥānī, Mulūk al-Arab ("i re degli Arabi"), Beirut 1924, I, pp. 268-302.