ASPERGILLO (lat. scient. Aspergillus; dal lat. aspergo "spruzzo")
Genere di funghi della famiglia delle Aspergillacee, istituito dal Micheli (1729). È caratterizzato dai conidiofori, i quali per la loro forma ricordano un aspersorio, essendo costituiti da un filamento eretto, cilindrico, la cui estremità superiore è più o meno dilatata o vescicolosa e rivestita di numerose catenelle di conidî portate da sterigmi semplici o ramificati. Quando il fungo è maturo forma delle colonie che sono per lo più di colore grigio-bluastro o giallo-verdognolo, più di rado bianche, gialle, rossastre, brune o nerastre, a seconda del colore dei conidî maturi, mentre il micelio vegetativo, formato da ife più o meno abbondantemente ramificate e settate, immerse nel substrato e dalle quali sorgono i conidiofori, è incoloro. Le fruttificazioni ascofore sono costituite da minuti periteci puntiformi, chiusi, con parete più o meno sottile, e a maturità ripieni di aschi ellissoidali od ovali, ciascuno dei quali contiene 8 spore unicellulari.
Alcuni autori riferiscono al genere Aspergillo soltanto le specie con sterigmi semplicí, mantenendo per quelle a sterigmi ramificati il genere Sterigmatocystis, ma la distinzione non è sempre facile, riscontrandosi talvolta forme di transizione o miste.
Di questo genere, inteso in senso lato, sono state descritte forse un centinaio di specie, ma non più della metà si possono ritenere sufficientemente studiate, e soltanto di una diecina si conosce la forma ascofora.
Agli Aspergilli appartengono alcune tra le comuni muffe più diffuse su detriti vegetali e nel terreno, capaci di produrre, per enzimi da esse elaborate (l'A. niger, per es., può elaborare amilasi, proteasi, lipasi, glucosidasi, tannasi, ossidasi, zimasi, emulsina, ecc.), trasformazioni diverse di sostanze organiche ternarie e quaternarie, che possono talvolta adattarsi a vita parassitaria e cagionare affezioni più o meno tipiche nell'uomo e negli animali.
La specie più nota e più diffusa è l'A. glaucus (Eurotium glaucum, E. herbariorum) che si riscontra su detriti vegetali umidi e spesso anche sul pane ammuffito, su cui forma un'efflorescenza grigioverdognola dovuta ai conidiofori, cosparsa poi di minutissimi punti gialli, che sono i periteci.
Anche assai diffusi sui detriti vegetali sono l'A. niger (Sterigmatocystis nigra) e l'A. fumigatus, i quali si sviluppano bene a temperatura elevata, e perciò contribuiscono al riscaldamento naturale del fieno e anche, il primo, all'ammarcimento nero del tabacco durante i processi di cura e di fermentazione. Ambedue queste specie sono state riscontrate patogene per l'uomo, la prima in casi di otiti e di dermatosi, la seconda in casi analoghi e, più spesso, in affezioni delle vie respiratorie (aspergillosi polmonare) e dei reni (aspergillosi renale), e anche in qualche caso di cheratomicosi. Anche l'A. nidulans (St. nidulans) è stato più volte riscontrato patogeno per diversi animali e per l'uomo in casi di micetomi o in micosi delle vie respiratorie e dei reni, come pure l'A. flavus in casi di otomicosi e cheratomicosi, l'A. ochraceus (St. ochracea) in forme di otite e di micosi della cavità orale, ecc.
Alcune specie di Aspergilli, capaci in alto grado di saccarificare l'amido, vengono per tale loro proprietà usate, insieme con altri microrganismi, nella preparazione di particolari sostanze: così l'A. oryzae serve nella prima fase della preparazione del saké, o birra giapponese, saccarificando l'amido del riso cotto, che viene così trasformato nella sostanza detta koji, e analogamente l'A. batatae (probabilmente semplice varietà dell'A. niger) entra nella prima fase della preparazione dell'acquavite di batata, pure in Giappone. Dall'A. oryzae si ricava una diastasi di uso medicinale, che ha preso il nome di taka-diastasi, studiata dal chimico giapponese Jokichi Takamine.
Qualche specie di Aspergillo (A. clavatus, fumigatus, glaucus, virens, candidus) appartiene al gruppo delle cosiddette arseniomuffe, capaci di determinare una pronta e intensa produzione di gas tossici dai composti arsenicali fissi, e utilizzabili perciò nella ricerca dell'arsenico col metodo biologico proposto dal Gosio.