aspettare
Nel significato primo di " essere in attesa " dell'arrivo di una persona o del verificarsi di un fatto, il verbo ha esempi in Rime LXXXIX 3 non s'aspetta / per me se non la morte; Cv IV II 10 lo agricola aspetta lo prezioso frutto de la terra; If XXIX 77 ragazzo aspettato dal segnorso; Pg XVII 59 quale aspetta prego e l'uopo vede, / malignamente già si mette al nego, e, seguito da proposizione oggettiva (o interrogativa indiretta?) : Altre [donne] v'erano che mi guardavano, aspettando che io dovessi dire (Vn XVIII 3). Altri esempi in Rime L 54 e LXVIII 11; If VI 111, VIII 11, XVIII 39, XXXII 69; Pg III 75, IV 95, XIII 10, XIV 122, XXVII 139, XXXI 59 e 61; Pd VII 54, VIII 60, X 75, XIX 48, XX 30, XXI 46, XXII 18, XXIII 8, XXVII 145, XXXI 124; Cv IV XI 8.
In lf XXXII 82 or qui m'aspetta, / sì ch'io esca d'un dubbio per costui, e Pg X 85 Or aspetta / tanto ch'i' torni, l'attendere implica l'interrompersi di un'azione, che in quel punto è subordinata ad altri avvenimenti. Più chiaramente esprime il concetto della sospensione dell'azione interrotta in attesa o no che qualche cosa si compia, in usi assoluti: " Or aspetta ", / disse; " a costor si vuole esser cortese... " (If XVI 14); " Aspetta, / e poi secondo il suo passo procedi " (XXIII 80); Tra l'altre vidi un'ombra ch'aspettava / in vista (Pg XIII 100); O fronda mia in che io compiacemmi / pur aspettando (Pd XV 89), e ancora in Cv IV II 9 coloro a cui non incresce d'aspettare; If XXII 32; Pg VIII 24 e XXIII 89; Pd XX 25. In Cv IV Le dolci rime 9 E poi che tempo mi par d'aspettare (ripreso in II 2 e 5) è invece costruito transitivamente, come risulta dal commento di D. stesso: E qui non è da trapassare con piede secco ciò che si dice in ‛ tempo aspettare ' (IV II 5); e poco più oltre, sempre nel commento della canzone: io sentendo in me turbata disposizione... a parlare d'Amore, parve a me che fosse d'aspettare tempo (II 9). Il complemento è omesso, ma chiaramente sottinteso, al § 11, ancora relativo agli stessi versi della canzone. Cfr. inoltre Pd XX 81 tempo aspettar tacendo non patio.
Un attendere più inerte e passivo, l'indugiare, viene espresso in Pg XXVIII 4 sanza più aspettar, lasciai la riva, e in Pd XXII 34 perché tu, aspettando, non tarde / a l'alto fine; cfr. anche Rime dubbie v 12.
In Cv IV Le dolci rime 138 contemplando la fine che l'aspetta, e in If XXXI 128 lunga vita ancor aspetta, equivale in genere, sia pure in costruzioni sintatticamente diverse, ad " avere in sorte ".
Un valore più aderente all'etimologia e più complesso, quasi rivolgere lo sguardo a qualcuno facendo in lui affidamento per riceverne cosa desiderata, ha, nella forma dell'intransitivo pronominale, in Pg XVIII 47 da indi in là t'aspetta / pur a Beatrice, e in Pd XVII 88 A lui t'aspetta e a' suoi benefici.
Il verbo ricorre ancora in Rime XCI 47 aspetto tempo che più ragion prenda (Moore; il Barbi legge spero), ed è variante, assai diffusa nella tradizione toscana (accolta persino dal Boccaccio), in Pg XXVIII 123 come fiume ch'aspetta e perde lena, in luogo di ch'acquista (indicherebbe, secondo il Petrocchi, "la precarietà della sorgente").