aspettativa
L’a. di una variabile economica è il valore che si prevede quella variabile assumerà in un momento (o periodo) successivo a quello in cui la previsione viene compiuta. Un’a. si dice realizzata quando la variabile effettiva assume il valore previsto. Affinchè siano realizzate le a. di tutti gli operatori, è necessario che tutti formulino la stessa previsione. Secondo J.M. Keynes, la formulazione delle a. economiche somiglia a quei giochi a premi, in cui i partecipanti devono scegliere i 6 volti più interessanti fra centinaia di fotografie e il premio è assegnato a chi opera la scelta più vicina alle preferenze medie degli altri concorrenti, i quali, naturalmente, si trovano ad affrontare la medesima questione. Nel formulare un’a., quindi, il problema non è indovinare quale sia l’opinione media, ma cosa l’opinione media si aspetti che l’opinione media sia. Stando così le cose, secondo Keynes, qualsiasi teoria formalizzata delle a. rischia di essere largamente smentita dai fatti.
Un’a. si dice regressiva quando gli operatori, a fronte di un valore effettivo della variabile superiore (inferiore) a quello ritenuto normale, aggiustano al ribasso (al rialzo) l’a. della variabile stessa. Per es., nella sua teoria sulla preferenza per la liquidità, Keynes adotta l’ipotesi di un’a. regressiva, secondo la quale aumenti del tasso di interesse generano diffuse a. di una sua futura riduzione, e diminuzioni del tasso di interesse creano ipotesi di un suo futuro incremento.
J. Cagan e M. Friedman si sono concentrati sulle modalità empiriche di modifica delle a., introducendo l’ipotesi di a. adattive. Supponendo che la variabile da prevedere sia il tasso di inflazione relativo al periodo t, l’ipotesi di a. adattive implica una revisione delle a. di inflazione, fra t e t−1, basata sull’errore commesso nel periodo precedente, cioè sulla differenza tra inflazione effettiva e inflazione attesa in t−1: πte−πte−1=λ (πt−1−πte−1). Se λ assume valore uguale a 0, le a. di inflazione sono statiche, cioè gli operatori non aggiustano le proprie a., anche se molto lontane dall’inflazione effettiva; se invece λ è uguale a 1, le a. divengono estrapolative, cioè gli operatori si attendono, per il periodo t, esattamente il tasso di inflazione sperimentato nel periodo t−1, aggiustando quindi rapidamente le loro a. all’esperienza; infine, se 0< λ<1, gli operatori adattano le loro a. con velocità tanto maggiore quanto più λ è vicino a 1. Quando l’economia viene colpita da uno shock e viene, dunque, a trovarsi fuori dallo steady state (➔ stazionarietà economica), la modalità adattiva di revisione delle a. implica sempre ‘errori sistematici’, perché gli operatori guardano soltanto ai valori passati della variabile su cui devono formare l’a., senza sfruttare altre informazioni di cui pure dispongono. Ciò comporta un costo: per es., le imprese che formano a. sbagliate di inflazione potrebbero decidere di impiegare più (o meno) lavoratori rispetto a quanti dovrebbero occuparne per massimizzare i profitti; i sindacati potrebbero contrattare un salario nominale inferiore a quello che consentirebbe loro di ottimizzare la soddisfazione dei propri iscritti, ecc.
Per evitare i difetti dell’ipotesi di a. adattive, è stata formulata quella radicalmente diversa delle a. razionali (J. Muth, 1961), successivamente adottata tanto nella nuova macroeconomia classica degli anni 1970 e 1980 (➔ Lucas, Robert E. junior), quanto nella nuova macroeconomia keynesiana (➔ Blanchard, Olivier). Secondo questa ipotesi, gli operatori economici utilizzano al meglio tutte le informazioni disponibili al momento in cui devono formulare le loro previsioni. Tra queste rientrano anche le informazioni contenute nelle equazioni che costituiscono il modello economico utilizzato per spiegare e descrivere il fenomeno sul quale formano le loro aspettative. Se il modello rilevante dell’economia non è deterministico ma stocastico (ovvero l’economia è contrassegnata da shock casuali e imprevedibili), le a. razionali non si traducono in previsioni perfette, ma in previsioni corrette in media. Gli errori di previsione non sarebbero comunque sistematici, ovvero tra gli errori non sarebbe possibile individuare alcuna correlazione temporale. Se una correlazione tra gli errori vi fosse, del resto, questa farebbe parte dell’informazione disponibile agli operatori ed essi potrebbero sfruttarla per formare previsioni. L’a. razionale, circa il valore che per es. l’inflazione π assumerà nel periodo t, formata alla fine del periodo t−1, è il valore atteso del tasso di inflazione, condizionato all’informazione (I) disponibile nel periodo t−1 ed è definita da: πet=E[πet|It−1]. Ciò significa assumere che l’a. di inflazione da parte di un individuo – basata sulle probabilità che tale individuo soggettivamente attribuisce alle diverse possibili realizzazioni del tasso di inflazione – coincida con il valore atteso del tasso di inflazione stesso, ovvero con la media della sua distribuzione di probabilità oggettiva.
Secondo l’ipotesi di a. razionali, ogni operatore economico si comporta come se conoscesse il ‘vero’ modello dell’economia e come se tutti lo condividessero, fossero a conoscenza del fatto che gli altri lo condividono e fossero in grado di risolverlo per ricavarne informazioni utili a fini previsionali. Solo così è possibile aggirare il problema del beauty contest, evidenziato da Keynes, e assicurare che le a. siano omogenee. Se invece gli operatori (proprio come gli economisti) credono in modelli teorici differenti, anche le strategie di previsione saranno differenti ed emergeranno a. eterogenee.
L’ipotesi di a. razionali, come descrittiva del modo in cui gli operatori formano le loro attese, appare meno plausibile nel 2011 di quanto non fosse 40 anni prima, sul piano teorico. Essa è scossa dalle frequenti crisi dei mercati finanziari, che sembrano smentire l’ipotesi di mercati efficienti, a sua volta strettamente connessa a quella di a. razionali, in congiunzione con l’assunto che tutti gli operatori abbiano gli appropriati incentivi a ricercare l’informazione atta a formulare previsioni corrette sui prezzi delle attività finanziarie.