gravidanza, aspetti psicologici della
In tutto il periodo che va dal concepimento al parto, l’organizzazione psicologica della donna muta sensibilmente e si avvia a un’accentuazione degli aspetti orali del carattere, ossia di tutte quelle tendenze ricettive e ritentive di dipendenza dagli altri che caratterizzano di solito il bambino piccolo. Il feto diventa oggetto della proiezione della libido della madre, che sviluppa fantasie consce e inconsce molto strutturate sul bambino futuro, sul suo aspetto fisico e sul suo carattere; in parte tali fantasie hanno lo scopo di compensare e risolvere i pregressi conflitti inconsci con la propria madre rispetto alle richieste, più o meno soddisfatte, di accudimento e protezione. Infatti, la g. mette la donna in una condizione di potenziale identificazione (➔) con la propria madre, a seconda della qualità del loro rapporto passato, la g. può essere vissuta in modo più o meno pacifico. Durante la gestazione, infatti, la madre ripercorre i propri vissuti di bambina, in partic. di come è stata amata o non amata dalla propria madre, ed è importante che le pulsioni di vita prevalgano stabilmente su quelle di morte, per assicurare sin da questa fase un saldo rapporto tra la madre e il suo bambino ed evitare reazioni di rifiuto. Secondo la psicoanalista Helen Deutsch, nel terzo trimestre di gravidanza le reazioni di tipo depressivo (stanchezza, ottundimento emotivo, chiusura sociale), piuttosto frequenti, sono interpretabili come una regressione narcisistica, ossia con un ritiro della libido dal compagno, dalle relazioni sociali e, più in generale, dal mondo esterno. Solitamente queste reazioni si attenuano via via e si estinguono del tutto al momento del parto o poco dopo; se tuttavia persistono, possono aggravarsi fino a sfociare in una grave depressione post-partum e così compromettere seriamente non solo la salute della madre, ma anche le sue capacità di accudimento del neonato.