ĀŠRAMA (sanscrito: letteralmente "esercizio religioso", dalla radice śram, "esercitarsi")
I quattro āśrama designano i quattro stadî in cui doveva dividersi la vita di ogni indiano ārya, cioè appartenente alle prime tre caste: ogni stadio, o condizione, era governato da speciali prescrizioni religiose, etiche e ascetiche. Ogni ārya avrebbe dovuto essere: 1. brahmachārin, discepolo presso un maestro, studiando le sacre scritture e praticando la religione in totale obbedienza; 2. gṛhastha, o capo di famiglia; 3. vānaprastha, o eremita in una selva (vāna), praticando austerità; 4. sannyāsin, asceta (anche parvrājaka, monaco errante, o bhikṣu, monaco mendicante), ultimo grado religioso, in cui l'ārya, libero da attaccamenti terreni, attendeva la morte. Questo ideale di vita, estraneo al più antico periodo vedico, si va formando a gradi: dapprima si fissano solo i primi tre stadî, considerando il quarto come "al disopra degli āśrama"; poi divengono quattro, ma tutti considerati alla pari, senza obbligo di percorrerli tutti, uno dopo l'altro, tanto che dal primo si può passar subito al quarto. I testi di legge considerano la condizione di gṛhastha o paterfamilias come la più perfetta. La teoria dei quattro stadî successivi appare soprattutto nei Purāîa e nel Mahābhārata, e rappresenta forse il compromesso fra due correnti, di cui l'una dava la preminenza alla vita ascetica, l'altra alla pietà delle opere.
Bibl.: M. Winternitz, Zur Lehre von den Āśrramas, in Beiträge z. Literaturwiss. und Geistengeschichte Indien, Festschrift H. Jacobi, Bonn 1926, pp. 214-227.