assegnare
Vicino al senso proprio di " attribuire " - per cui cfr. Fiore CLXVIII 4 si de' ben la femina avvisare / d'assegnare a ciascun la sua giornata -, ma equivalente a " restituire ", " far risultare un determinato profitto " (secondo la terminologia mercantile del tempo di D.; cfr. Castellani, Nuovi testi, glossario, sub v.), si trova una sola volta in Pd VI 138, ove Giustiniano, esaltando l'anima giusta e generosa di Romeo, dice: li assegnò sette e cinque per diece; non solo, cioè, amministrò con grande rettitudine i beni del conte di Provenza Raimondo Beringhieri, ma gli " rese " più di quanto doveva.
Nel senso poi di " stabilire ", a. è in Cv IV Le dolci rime 66, , dove D. confuta le false opinioni di molti intorno al concetto di nobiltà : onde lor ragion par che sé offe da / in tanto quanto assegna / che tempo a gentilezza si convegna; il ragionamento di costoro pare contraddittorio (con ciò che s'è detto prima), in quanto " stabilisce " che " occorre del tempo per costituire la condizione della nobiltà " (Pernicone).
Sette volte, in prosa, vale " allegare ", " esporre ", " portare a sostegno ", e, in questo significato, ha sempre per oggetto ‛ cagione ' o ‛ ragione ': Vn XXVIII 3 n'assegnerò alcuna ragione, " ne esporrò i motivi "; Cv II VI 3 assegno due ragioni (così al § 5 ragioni assegnate, " motivi allegati "; cfr. ancora III X 4 e 5, IV II 3 e la cagione assegno). Avendo invece per oggetto fede, a. s'incontra una volta in Rime L 49 col senso di " prestar fede ": La fede ch'eo v'assegno / muove dal portamento vostro umano.
Infine, in Cv II III 5, il gerundio assegnando è usato assolutamente nel senso di " calcolando ": vi s'accenna infatti allo spazio di tempo in cui si compie il moto del Primo Mobile.