assettare
. Nel senso proprio di " mettere in ordine ", " sistemare ", " regolare " (cfr. Chiaro La gioia e l'alegranza 67), il verbo è usato una sola volta, in Pd I 121 La provedenza, che cotanto assetta, / del suo lume fa 'l ciel sempre quïeto, con riferimento all'ordine dato da Dio all'universo. In tutti gli altri luoghi a. è usato sempre in forma riflessiva o come intransitivo pronominale: così in If XVII 22 lo bivero s'assetta a far sua guerra, in cui ha il valore di " prepararsi ", " disporsi a un'azione ", che nel caso è la caccia; analogamente nel passo di Fiore XL 11 non posso già vedere / che sanza dilettar non vi s'assetti / a quel lavor: cfr. anche i vv. 3 e 7. Due volte nel Convivio (I I 12 e 13 ad esso [convivio] non s'assetti alcuno male de' suoi organi disposto... ad una mensa con li altri simili impediti s'assetti) e una volta nella Commedia (If XVII 91 I' m'assettai in su quelle spallacce) è usato nel senso, più vicino al suo valore etimologico (dal latino volgare *asseditare, frequentativo di sedere), di " sedersi ", " mettersi seduto ", rimasto poi soltanto nell'uso regionale, e presente tra gli altri in Bonvesin Quinquaginta curialitatibus 14 e nel Detto di Matazone (v. 159), ma anche in Chiaro Volete udire 5.