assimilazione
L’assimilazione è il fenomeno per il quale un suono (tecnicamente, un fono; ➔ fonetica) assume in tutto o in parte i tratti di un altro suono vicino (o di altri suoni vicini). Si tratta, quindi, della propagazione di uno o più tratti distintivi da un suono (quello assimilante) a un altro (quello assimilato) (De Dominicis 1997: 70). Il processo opposto prende il nome di ➔ dissimilazione.
Si ritiene che i suoni si assimilino a causa dell’influenza che hanno l’uno sull’altro durante la fonazione (➔ fonetica sintattica). Tale fenomeno è conseguenza del fatto che nella fonazione i margini delle articolazioni adiacenti si sovrappongono (Ladefoged 1975: 48-52). Questo processo, noto come coarticolazione, fa sì che la catena fonica formi un continuum lungo il quale i confini tra le unità sfumano a livello sia articolatorio sia acustico, al punto che spesso non è possibile stabilire percettivamente dove finisca un suono e dove cominci l’altro.
L’assimilazione, oggetto di studio della linguistica diacronica sin dai suoi esordi, è stata vista soprattutto come uno dei meccanismi attivi nel mutamento fonetico e fonologico; il suo studio in sincronia è un’acquisizione relativamente recente, connessa con l’abbandono del punto di vista tradizionale che considerava il flusso del parlato come una sequenza di unità discrete.
A seconda del numero di tratti che si propagano da un suono a un altro si usa distinguere l’assimilazione totale da quella parziale. Nel primo caso il suono interessato diviene in tutto uguale al suono assimilante (come per [k] e [t] nell’italiano fatto rispetto al latino factum o nella pronuncia settentrionale [ˈtɛnːiko] della parola tecnico). Nel secondo caso, invece, il suono assimilato diviene in parte simile all’altro da cui riceve solo alcuni tratti, per lo più inerenti al luogo di articolazione o al valore di sonorità (così in [iɱˈfatːi] infatti, ove la nasale è pronunciata come labiodentale in ragione della sua coarticolazione con la consonante seguente, e in [ˈzgɛmbo] sghembo in cui la fricativa alveolare è pronunciata sonora come la consonante successiva).
A seconda della direzione del processo, si suole distinguere tra assimilazione anticipatoria (o regressiva) e assimilazione perseverativa (o progressiva).
Nell’assimilazione anticipatoria i tratti articolatori di un suono vengono anticipati, in tutto o in parte, nei tratti di un suono precedente; è detta anticipatoria, quindi, incentrando la sua denominazione sull’elemento fonico che riceve il cambiamento. Lo stesso fenomeno può essere osservato da un punto di vista opposto, cioè prendendo come riferimento il fono che, invece, trasmette il cambiamento; in questo caso l’assimilazione è detta regressiva (è quest’ultima la denominazione con cui il fenomeno è indicato tradizionalmente e che, nella fonetica e nella fonologia contemporanee, è stata accantonata in ragione di una supposta maggiore perspicuità del termine anticipatorio).
A questo tipo di assimilazione possono esser ricondotti numerosi fenomeni sistematici dell’italiano, che interessano soprattutto gruppi consonantici. Le nasali, ad es., subiscono spesso mutamenti dovuti ad assimilazione anticipatoria: una nasale preconsonantica cambia luogo di articolazione assumendo quello della consonante seguente:
[impoˈsːibile] impossibile
[ˈfaŋgo] fango
[iɱˈveʧe] invece
[ˈkoŋka] conca
[ˈgoɱfjo] gonfio
[ˈdɛnte] dente
[ˈfondo] fondo
Tra i gruppi consonantici che subiscono sistematicamente assimilazione ci sono quelli costituiti da una fricativa alveolare con una consonante. In questi casi il contatto modifica il valore di sonorità della fricativa dentale, che sarà sorda se seguita da una consonante sorda, come in [ˈstaɲːo] stagno, [ˈspiːa] spia, [ˈskonto] sconto, [ˈsfaʃːo] sfascio; sarà invece sonora se seguita da una consonante sonora, come in [ˈzbaʎːo] sbaglio, [ˈzdeɲːo] sdegno, [ˈzgombro] sgombro, [zveˈlaːre] svelare.
Quelli appena citati sono casi di assimilazione anticipatoria parziale. L’assimilazione anticipatoria totale è invece una delle ragioni della nascita di consonanti geminate, come nella diacronia dei nessi seguenti:
[b] + consonante: it. sollevo < lat. sublevo, it. otturo < lat. obturo
[k] + consonante: it. fatto < lat. factum, it. letto < lat. lectum, it. asse < lat. axem
[d] + consonante: it. affetto < lat. adfectum, it. aggravare < lat. adgravare, it. allegare < lat. adlegare
[g] + consonante: it. giullare < provenz. joglar, it. freddo < lat. frig(i)dum, it. ficcare < lat. *fig(i)care
[j] + consonante: it. fummo < lat. fuimus
[m] + consonante: it. danno < lat. damnum, it. autunno < lat. autumnum
[n] + consonante: illegale < inlegale, irreale < inreale, colla < con la
[p] + consonante: it. scritto < lat. scriptum, it. scrissi < lat. scripsi
[t] + consonante: it. spalla < lat. spat(u)la, it. maremma < lat. marit(i)ma
A questo tipo di assimilazione si deve spesso anche la geminazione consonantica che si osserva in alcuni dialetti e che coinvolge quasi sempre consonanti nasali, laterali e vibranti. Si confrontino, ad es., le coppie seguenti:
sicil. lanna e lat. lam(i)na
roman. guardàllo e it. guardarlo
sicil. orient. canne e it. carne
sicil. orient. babba e it. barba
tosc. volg. entronno e it. entror(o)no
ant. padovano roesso e lat. reversum
calabrese merid. caddu e it. caldo.
Nell’assimilazione perseverativa i tratti di un suono permangono (o perseverano: Anttila 1972: 72; Ladefoged 1975: 98) in tutto o in parte nel suono o nei suoni successivi; è detta perseverativa o progressiva, quindi, perché la denominazione s’incentra sull’elemento fonico da cui si propaga il cambiamento.
In sincronia l’assimilazione perseverativa è un fenomeno poco sistematico in italiano e poco frequente nelle lingue in generale. Le cause di ciò non sono chiare: se fosse verificata l’ipotesi della facilità articolatoria come motivazione dell’assimilazione (Zipf 1935), rimarrebbe comunque da spiegare la tipicità della direzione di quest’ultima, ovvero il fatto che di solito è la prima consonante che si assimila alla seconda e non il contrario. In anni recenti, alla motivazione articolatoria è stato affiancato un tentativo di spiegazione di tipo acustico-uditivo, secondo cui la fonte del mutamento fonetico va rintracciata non più nella produzione del parlante, bensì nell’orecchio dell’ascoltatore (Ohala 1981; 1987; 1990 a e b).
L’assimilazione perseverativa totale si osserva in italiano solo in gruppi consonantici in cui il primo elemento è una nasale, una laterale o una vibrante. Essa si presenta principalmente in fenomeni di variazione diacronica e diatopica (in special modo nei dialetti meridionali) e interessa gruppi consonantici quali:
[ld] > [lː] in it. bargello < lat. barigildus, sicil. centr. callu ~ it. caldo
[ln] > [lː] in it. giallo < ant. fr. jalne
[rl] > [rː] in sicil. parrari ~ it. parlare
[nd] > [nː] in roman. monno ~ it. mondo, quanno ~ it. quando e in sicil. munnu ~ it. mondo, quannu ~ it. quando
[mb] > [mː] in roman. piommo ~ it. piombo, sammuco ~ it. sambuco, palomma ~ it. palomba («colomba»), in napol. tammurro ~ it. tamburo, strummolo < lat. strombulum «trottola» e in sicil. chiummu ~ it. piombo, cummattiri ~ it. combattere
È possibile attribuire ad assimilazione anche il passaggio [ɱv] > [mː] che si osserva sistematicamente in alcuni dialetti meridionali:
sicil. [ˈmːirja] mmìria ~ it. [iɱˈvi:dja] invidia, anche al confine di parola, [uˈmːiːu] um míu ~ it. non vedo
napol. [ˈmːidja] ’mmidia ~ it. [iɱˈviːdja] invidia, [noˈmːoʎːo] nom moglio ~ it. [noɱˈvɔʎːo] non voglio
calabrese [kuˈmːɛntu] cummentu ~ it. [koɱˈvɛnto] convento, [boˈmːɛsperu] bom mèsperu ~ it. [bwɔɱˈvɛspro] buon vespro.
L’assimilazione perseverativa parziale è molto rara in italiano standard. Il fenomeno più significativo è la sonorizzazione di consonanti sorde precedute da nasali. Rohlfs (1966: 363) localizza il mutamento «a sud di una linea che va dai monti Albani fino ad Ancona attraverso l’Umbria», ritenendolo, quindi, sistematicamente diffuso a tutti i dialetti centro-meridionali.
La sonorizzazione postnasale è di norma ricondotta a una motivazione articolatoria: in una parola come [ˈgwanto] guanto l’occlusiva sorda si trova in un contesto di elevata sonorità, sicché la vibrazione delle pliche vocali cui si deve questa sonorità deve arrestarsi solo in corrispondenza della [t] per riattivarsi subito dopo in corrispondenza di [o]; ciò produrrebbe, secondo i fautori di questa ipotesi, la sonorizzazione [t] > [d] (Albano Leoni & Maturi 20023: 65).
Esempi di questo tipo di assimilazione sono:
napol. [anˈʤiːnə] uncino, [ˈrombə] rompere
umbro merid. [ˈbjaŋgo] bianco, [ˈdɛnde] dente
molisano [anˈdikə] antico, [kamˈbana] campana
barese [ˈdɛndə] dente, [ˈlambə] lampo
sicil. centro-merid. [ˈprondo] pronto, [iɱˈvathːi] infatti
Sonorizzazione si ha anche al confine di parola: vedi il napol. [ˈŋgwɔlːə] in collo, il barese [nənˈdɛŋgə] non tengo, il sicil. centro-merid. [uɱˈvjɔre] un fiore.
Il meccanismo assimilatorio può pure essere al contempo anticipatorio e perseverativo quando un suono si modifica a causa dell’influenza congiunta del suono precedente e di quello successivo. Questo tipo di assimilazione (detto bidirezionale o bilaterale, o anche reciproco, fusionale, coalescente) in italiano settentr. riguarda, ad es., il comportamento delle fricative alveolari che, in posizione intervocalica (quindi in ambiente sonoro), vengono sistematicamente sonorizzate:
[ˈkaːza] casa
[ˈkɔːza] cosa
[ˈpiːza] Pisa
Pertanto la distinzione tra fricativa alveolare sorda e sonora non risulta distintiva in italiano settentr. perché sempre determinata dal contesto.
I tipi di assimilazione sin qui esaminati sono tutti determinati dal contatto tra suoni adiacenti. Esistono però anche casi di assimilazione a distanza, in cui il suono assimilato è separato da quello assimilante da uno o più elementi. In italiano standard (e in tosc.) questo tipo di assimilazione non è produttivo; si riscontrano, però, esempi del tipo anticipatorio nei dialetti settentr. e centro-merid., ove la vocale, soprattutto se tonica, muta per effetto di una vocale seguente ma non contigua, tipicamente innalzandosi e assimilandosi a una vocale alta finale di parola. Questo fenomeno (noto come ➔ metafonia o metafonesi) riguarda, ad es., il dialetto abruzz. della zona tra i fiumi Tronto e Trigno [ˈkjavə] chiave, [ˈkjævə] chiavi, il sicil. centr. [ˈbiɖːu] bello, [ˈbiɖːi] belli ~ [ˈbeɖːa] bella, il sardo [ˈnɔa] nuova ~ [ˈnou] nuovo.
Un altro tipo di assimilazione a distanza si osserva in alcune varietà dialettali, nei sistemi caratterizzati dal raro fenomeno dell’armonia vocalica, ove la qualità di una vocale si modifica assimilandosi, in tutto o in parte, ai tratti di un’altra vocale della stessa parola. Esempi di armonia vocalica si riscontrano a sud delle Marche e della Toscana, in alcune parti dell’Umbria, al nord e al centro del Lazio, in zone limitate della Sicilia orient.:
Santa Francesca di Veroli (Lazio): [ˈasunu], [ˈasini], [ˈasena] asino/i /a; [ˈvituvu], [ˈveteva] vedovo/a
Umbertide (Umbria): [fraˈgwala] fragola, [fraˈgwele] fragole
Caronia (Sicilia): [ˈsɔdːʒuru] < *soceru, [ˈsɔdːʒira] < *socera
Molto ben documentato è il sistema del piemontese di Piverone nel quale le vocali finali non basse si assimilano alle vocali accentate e mutano in [e] e [o] se precedute da vocale accentata bassa o medio bassa, e in [i] e se precedute da vocale tonica alta o medio alta:
[a ˈkrɛdo] essi credono ~ [a ˈrumpu] essi rompono
[ˈkɑtlo] compralo ~ [ˈpurtlu] portalo
[ˈdame] dammi ~ [ˈmusmi] mostrami
Infine, esistono casi in cui il suono da cui si propaga il cambiamento può sia precedere sia seguire quello che lo riceve. È questo il caso della nasalizzazione di vocali adiacenti a nasali, dovuta alla frequenza con cui il velo palatino muta configurazione durante la produzione alterna di suoni orali e nasali. Quando il velo palatino rimane abbassato, le vocali adiacenti a suoni nasali si nasalizzano, come in [ˈkãnẽ] cane, [ˈtõnːõ] tonno, [ˈlẽnĩ] leni. Questa nasalizzazione, lieve e perciò difficilmente percepita, diviene evidente nell’analisi acustica.
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