Assiria Babilonia Elam
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
I contrasti fra Assiria e Babilonia e i loro continui rovesci di fortuna caratterizzano gran parte del periodo compreso fra il XII e il VII secolo a.C.: nell’alternanza di figure grandiose e meschine, di grandi re e usurpatori, si assiste al fiorire degli ultimi grandi imperi mesopotamici e alla progressiva affermazione dell’Elam, destinata ad avere un ruolo di primo piano nei secoli a venire
Nel XII secolo a.C. anche l’Impero assiro conosce una fase di eclisse dovuta a diversi fattori, non ultimo la difficile successione di Tukulti-ninurta I (sovrano dal 1243 al 1207 a.C.). Mentre l’espansione verso i territori occidentali è complicata da intensi movimenti di popolazioni che coinvolgono specialmente i Popoli del Mare, una situazione difficile si profila anche a Oriente, verso l’area babilonese che, dopo la parentesi della dinastia cassita – la quale vede gli Assiri tributari dei re Melishipak II e Marduk-apla-iddina I – e la fase di controllo medio-elamita, conosce una ripresa con la II Dinastia di Isin (1150-1030 a.C.)e specialmente con il suo quarto re, Nabucodonosor I (sovrano dal 1124 al 1103 a.C.). Nabucodonosor viene però sconfitto dall’assiro Assur-resh-ishi e il figlio di questi, Tiglat-pileser I (sovrano dal 1114 al 1076 a.C.), intraprende una serie di spedizioni vittoriose – non sempre del tutto risolutive, seppur descritte enfaticamente nella fonte principale del periodo, una serie di testi di fondazione – dapprima a nord, quindi a nord-est e a occidente, verso l’area ittita e quella fenicia, imponendo il tributo a città quali Arwad, Byblos e Sidone. Verso oriente, dal suo XXI anno di regno, Tiglat-pileser I marcia più volte su Babilonia, colpita con durezza anche per vendicare l’uccisione, da parte babilonese, di uno dei suoi figli; impresa che, sebbene non frutti la vera conquista del Paese, gli consente almeno a fini propagandistici di recuperare il titolo di “Re di Sumer e di Accad”.
Il nuovo impero, strutturato in varie province in cui, in qualche caso, i governanti portano il titolo di “re” (così per esempio a Mari) è tuttavia destinato a durare poco, nuovamente minato da sovrani meno capaci e, soprattutto, dalle pressioni esterne. Già indebolita dal confronto con gli Urartei sul versante settentrionale, l’Assiria non riesce a controllare, internamente, la pressione demografica degli Aramei ed entra in una lunga fase di oscurità da cui riemerge solo al termine del X secolo a.C., quando Adad-nirari II (sovrano dal 911 all’891 a.C.) riesce a ricompattare il territorio e ottenere una significativa affermazione sulle popolazioni aramee, pur rinunciando a ulteriori espansioni territoriali, che prevedibilmente non sarebbero state mantenute a lungo.
Per quanto riguarda Babilonia, nel XII secolo a.C. la sua storia politica si avvia a essere sempre più dipendente da quella dell’Assiria e a subire, a periodi alterni, anche l’interferenza dell’Elam, confinante sul versante orientale. Dopo la lunga dominazione cassita su Babilonia è infatti questo Paese, posto sull’altopiano iranico (e nell’area sud-occidentale dell’attuale Iran), a esercitare per qualche tempo un’influenza diretta sulle vicende mesopotamiche e, in seguito, sui rapporti assiro-babilonesi. Ciò avviene, inizialmente, perché il regno medio-elamita si trova, nel XII secolo a.C., nel suo momento di massimo fulgore, sotto la dinastia fondata da Shutruk-nakhkhunte I (sovrano dal 1185 al 1155 a.C.), cui si deve la presa di Sippar, Eshnunna e Dur-Kurigalzu, che i Cassiti avevano affiancato a Babilonia come capitale. Nella parte nord-orientale dell’area babilonese viene dunque insediato suo figlio maggiore, Kutir-nakhkhunte II, il quale riesce a porre fine alla dinastia cassita. Kutir-nakhkhunte occupa Babilonia cogliendo l’occasione per trasferire a Susa una serie di monumenti altamente simbolici della civiltà mesopotamica, quali la stele con il Codice di Hammurabi, quella di Naram-Sin di Accad e la statua del dio Marduk. Questo apogeo, tuttavia, dura pochi anni: con la cosiddetta II Dinastia di Isin si assiste infatti a una prima rinascita babilonese, che vede il Paese reagire sia contro gli Assiri sia contro gli Elamiti: Ninurta-nadin-shumi (sovrano dal 1132 al 1115 a.C.), terzo re della II Dinastia di Isin, riesce a penetrare nel territorio assiro fino ad Arbela e suo figlio Nabucodonosor I, nel corso di un’aspra battaglia presso il fiume Ulaya, riesce a sconfiggere definitivamente gli Elamiti. Nabucodonosor marcia fino a Susa e riesce a riconquistare, con l’indipendenza del suo popolo, anche la statua di Marduk, riportata trionfalmente in patria, affermando Marduk al vertice del pantheon babilonese (è probabilmente di questo periodo la composizione del celebre Poema della creazione, Enuma elish) e il sovrano nel ruolo di restauratore nazionale. Ciò si verifica anche grazie alla circolazione di alcuni testi epici che lo riguardano e ne collegano il destino a quello di Marduk, saldando in un’unica ideologia politico-teologica il ruolo del monarca con quello dell’essere supremo.
Molto attento alla propaganda e all’immagine pubblica, il nuovo re babilonese si fregia nelle iscrizioni di epiteti significativi quali “conquistatore di Amurru” e “saccheggiatore dei Cassiti” ma, nonostante le vittorie, la realtà del territorio è ancora modesta, come emerge dalla documentazione che è peraltro assai scarsa. Le principali vie di comunicazione sono distrutte o malmesse, gli scambi commerciali con gli Ittiti e l’Egitto inesistenti, mentre il declino demografico, che sembra inarrestabile, unito al calo delle risorse materiali, rende impossibile mantenere in efficienza, fra l’altro, il sistema irrigativo e la manutenzione dei canali, conducendo l’agricoltura al tracollo e l’economia di ampi strati della popolazione a un livello di pura sussistenza. Una certa fioritura si ha, tuttavia, in campo culturale: l’età di Nabucodonosor I è nota per la ripresa degli studi e per l’avvio di una nuova stagione di traduzioni dal sumerico.
Le vicende babilonesi fra XI e VII secolo a.C. non sono entusiasmanti. Gli eredi di Nabucodonosor I non riescono a mettersi d’accordo e, dopo alcuni avvicendamenti al trono, sale al potere un usurpatore di origine aramea, Adad-apla-iddina (sovrano dal 1068 al 1057 a.C.). Il dettaglio dell’origine non è casuale: sotto il suo regno infatti s’intensificano le migrazioni e le razzie degli Aramei, che nel giro di poche generazioni si stabiliscono massicciamente nel Paese, diventando una componente importante del tessuto demografico specialmente della bassa Mesopotamia. All’ultimo re della II Dinastia di Isin, Nabu-suma-libur (sovrano dal 1034 al 1027 a.C.), farà seguito una nuova dinastia proveniente appunto dal meridione, chiamata Seconda Dinastia del Paese del Mare.
Dal fronte occidentale, Babilonia continua a essere oggetto di mire e ripetute invasioni da parte degli Assiri, che non intendono rinunciare alla sua inclusione nei propri domini, anche per il prestigio politico e culturale che l’annessione comporta. Questo desiderio si realizza però solo a fasi alterne. Dopo l’inizio delle offensive sotto Adad-nirari II, è l’esercito di Tukulti-ninurta II che, nell’885 a.C., invade più a fondo l’area babilonese, indebolendola con saccheggi e tributi. Malgrado alcuni momenti di distensione – per esempio già durante il regno di Nabu-apla-iddina (sovrano dall’888 all’855 a.C.), in cui si registra una ripresa del culto nel santuario dell’Ebabbar – a complicare le cose si aggiungono le tensioni dinastiche nella famiglia Marduk-zakir-shumi (sovrano dall’854 all’819 a.C.): costui, per liberarsi del fratello, non trova di meglio che rivolgersi proprio agli Assiri, coinvolgendo in questo insolito ruolo Salmanassar III, che riesce effettivamente a pacificare il Paese. Il sovrano babilonese ricambierà il favore sostenendo a sua volta Shamshi-Adad V nei momenti difficili, ma è questo stesso monarca a invadere Babilonia nell’814 a.C. e a determinare il lungo declino della regione, che resta praticamente consegnata ai Caldei, salvo la breve parentesi del dominio diretto assiro sotto Tiglat-pileser III, che assume addirittura un nuovo nome dinastico locale, Pulu.
Nel tardo VII secolo a.C., il caldeo Marduk-apla-iddina (sovrano dal 721 al 710 a.C.) riesce, tramite un’alternanza di alleanze, a impegnare notevolmente l’Assiria. Dapprima costretto a riparare in Elam, ove trova il sostegno di Khumbanigash (sovrano dal 743 al 717 a.C.), il sovrano deve infine lasciare Babilonia alla mercé di Sennacherib, che la sottomette con particolare energia. Segue un periodo di alternanze fra governatorato assiro e principati caldei, questi ultimi non senza influenze elamite. La distruzione di Babilonia del 689 a.C. sembra per un momento segnare la fine della città e della regione circostante diventata, secondo gli annali assiri, “simile a una palude”. Ma è lo stesso Sennacherib, forse ispirato da scrupoli religiosi, a segnarne la rinascita, ponendovi quale governatore suo figlio Esarhaddon. Una volta asceso al trono assiro, Esarhaddon non dimentica l’area babilonese, dando avvio ad una serie imponente di opere pubbliche e ristrutturazioni palatine e templari, che interessano anche Borsippa, Nippur, Sippar e Uruk, e ponendo a sua volta il figlio Shamash-shumu-ukin come governatore. Dopo il fallimento della rivolta contro il fratello Assurbanipal, a Shamash-shumu-ukin succede un certo Kandalanu, il quale secondo molti non è altri che Assurbanipal con un nuovo nome dinastico locale.
Sugli anni successivi la documentazione appare confusa, ma le oscurità si dipanano con l’avvento di un nuovo sovrano babilonese, Nabopolassar (sovrano dal 626 al 605 a.C.) che, approfittando dell’ormai inarrestabile decadenza della potenza assira, riesce, coalizzandosi con i Medi, a distruggerne l’Impero con la presa di Assur nel 612 a.C. e infine di Ninive. È la nascita dell’Impero neobabilonese che durerà meno di un secolo (626-539 a.C.), ma la cui eredità nella storia culturale dell’antico Oriente sarà molto più duratura, lasciandovi un’impronta profonda.
Per quanto riguarda l’Elam, dopo un lungo periodo di conflitti sia con i Babilonesi sia con gli Assiri, il nuovo Regno elamita s’indebolisce ulteriormente con una guerra civile, che favorisce nel 647 a.C. il sacco di Susa ad opera di Assurbanipal, raffigurato anche in un celebre bassorilievo e celebrato trionfalmente nei suoi annali: “La grande e santa città, Susa, dimora dei loro dèi e sede della loro fede, io conquistai. Sono penetrato nei suoi palazzi, ho divelto i suoi forzieri, colmi d’oro e d’argento … I templi dell’Elam ho ridotto a nulla; i loro dèi e dee ho sparso ai quattro venti; le tombe dei loro re, quelli antichi e quelli recenti, ho profanato, messe sotto il Sole, e le loro ossa ho deportato ad Assur. Dell’Elam ho distrutto anche le province, le loro terre ho cosparso di sale.”
Pochi anni dopo, nel 640 a.C., viene catturato l’ultimo re elamita, Khumma-Khaldash III e negli anni successivi il regno si frammenta in minute autonomie locali, mentre il potere degli Achemenidi, già egemoni nel Regno di Anshan (già prima capitale elamita), aumenta velocemente finché, nel 540 a.C., questi riescono a imporre il proprio dominio anche sulla capitale.