Vedi ASSISI dell'anno: 1958 - 1994
ASSISI (v. vol. I, p. 741)
Numerose indagini, effettuate all'interno dell'antico tessuto urbano nel corso degli ultimi anni, hanno contribuito a precisare la fisionomia del centro e le diverse scansioni cronologiche secondo le quali venne attuato il programma urbanistico, frutto di un grandioso progetto, molto probabilmente concepito in forma unitaria ancora in età preromana, e attuato da una classe dirigente locale ricca e attiva che, senza soluzione di continuità, dimostra di mantenere la propria rilevanza politica ed economica anche successivamente al conseguimento dello status municipale nell'89 a.C.
Un nuovo esame della cinta muraria ne ha precisato il tracciato, assai esteso, con un perimetro di c.a 2500 m, evidentemente concepito per comprendere ampi spazi non edificati, al di là di ogni prevedibile espansione dell'abitato interno. In mancanza di elementi oggettivi, la cronologia delle mura può essere fissata grazie al confronto con quelle di Perugia (seconda metà II sec. a.C.?), con le quali esse presentano alcuni punti di contatto, nell'unica porta monumentale superstite (Palazzo Fiumi-Roncalli) e nel grandioso bastione NE, ancora parzialmente visibile al piano terreno delle case di Via dell'Acquaraio.
Le numerose iscrizioni che ci conservano i nomi dei magistrati locali responsabili delle singole realizzazioni edilizie, insieme all'esame dei monumenti dal punto di vista architettonico, hanno consentito di stabilire che il programma urbanistico ebbe inizio dalla terrazza superiore; un testo in lingua umbra, menzionante una porta, ci restituisce l'attestazione di un'opera monumentale sicuramente relativa alla fase preromana. Agli anni terminali di quest'ultima sembra ancora riferibile l'iscrizione latina, apposta sopra l'ingresso della cisterna di S. Rufino, menzionante i nomi di sei marones. Il testo dell'epigrafe, che assume come termine di riferimento topografico il circo, documenta la preesistenza di quest'ultimo rispetto alle prime opere di monumentalizzazione del centro urbano.
È probabile che esso fosse ubicato nella stretta e lunga spianata corrispondente all'attuale Piazza Nuova e che sia stato in seguito parzialmente obliterato dalla costruzione dell'anfiteatro, in corrispondenza della sua estremità N. L'edificio sembra databile alla prima metà del I sec. d.C., come risulta dalla tecnica edilizia (opera cementizia con paramento a blocchetti e opera reticolata) e dal ritrovamento di un'epigrafe, redatta in duplice copia, che ne ricorda la decorazione, frutto di una disposizione testamentaria di un importante membro dell'aristocrazia locale, Petronius Decianus, al quale non sarà forse azzardato riferire la pertinenza del grandioso mausoleo, immediatamente alla base della terrazza all'opposta estremità meridionale. L'esame diretto delle strutture superstiti ha viceversa permesso di escludere che i resti di arcate, costruite su due ordini sovrapposti, con accentuata pendenza in direzione della Piazza Nuova, potessero appartenere, come si è sempre pensato, al teatro, dal momento che esse risultano perfettamente parallele tra loro e non presentano affatto l'obliquità necessaria per la cavea.
Edificata nel corso del I sec. a.C., e culminata nella costruzione del Tempio della Minerva (terzo quarto del I sec. a.C.), che ne costituisce l'elemento di maggior rilievo, la terrazza centrale è stata Oggetto negli ultimi anni di numerosi studi e interventi di scavo. L'individuazione di un'iscrizione inedita sul lastricato della piazza ha restituito i nomi dei magistrati che provvidero alla sua costruzione; molto interessante risulta quello di T. Olius C.f., probabilmente identificabile con un antenato del T. Olio, questore nel 31 d.C. e padre dell'imperatrice Poppea, l'interessamento della quale nei confronti di Α., documentato dall'epigrafe CIL, XI, 5418, sarebbe pertanto da riconnettere a legami diretti di ordine familiare. L'accurato rilievo del muro di sostruzione che delimita anteriormente la piccola terrazza del tempio ha provato che esso era in origine chiuso, senza le aperture simmetriche che in un secondo momento avrebbero condotto al piano superiore, e rivestito da una ricca decorazione applicata in bronzo su due registri, quello superiore con clipei, patere e bucrani, l'inferiore con un tralcio vegetale ricurvo, mentre il settore E era destinato all'applicazione di tabulae, con ciò confermando la funzione forense dell'area. Nel basamento rettangolare centrale, ai piedi di tale muro, si è proposto di riconoscere un sostegno per thymiatèria, probabilmente connesso con la particolare valenza assunta in età imperiale dal culto praticato nel tempio. Questo era in origine determinato dalla presenza di una fonte sacra, significativamente rispettata nel corso della sistemazione monumentale, ed era forse tributato ai due Dioscuri, le cui statue di culto sarebbero state reduplicate nel tetrastilo successivamente eretto al centro della piazza sottostante.
Resti di terrazzamenti e sostruzioni sottostanti la grande terrazza centrale sono stati rinvenuti nel corso di uno scavo di emergenza in Via dei Macelli Vecchi, con ambienti in opera quadrata, uno dei quali pavimentato con un bel tessellato a cubetti di cotto e travertino. In Via Arco dei Priori sono stati portati alla luce altri muri di sostruzione che sigillavano strati con numeroso materiale di età ellenistica. Nell'attuale Piazza del Comune, a lato dell'antica terrazza centrale, è stato ritrovato un tratto di grossa canalizzazione, con cunicoli in parte costruiti, in parte scavati nella roccia.
Altri interventi hanno interessato la terrazza NO che costituiva il grandioso accesso al tempio dalla parte di Perugia: inferiormente essa era sostenuta da un alto muro di contenimento in opera quadrata, integralmente conservato sul fondo delle case dell'odierna Via Portica. Il muro di contenimento superiore correva in corrispondenza della Via S. Paolo e presentava, al centro, un'alta cisterna rettangolare incassata, le cui pareti si concludevano superiormente con una grandiosa volta a botte, tuttora integra.
Si segnala infine un recente scavo in Via Mazzini, dove sono stati ritrovati i resti di una sorta di grande bastione, appartenente però a un terrazzamento interno. Ancora inedita, a trent'anni dallo scavo, è la lussuosa casa privata scoperta sotto S. Maria Maggiore: l'ipotesi di M. Guarducci, che riconnetteva la raffinata decorazione pittorica degli ambienti e la presenza di epigrammi graffiti in lingua greca al poeta Properzio, che della casa sarebbe stato il proprietario, sembra urtare contro difficoltà cronologiche, dal momento che le pitture appartengono all'avanzato III stile.
Per quanto riguarda il territorio della città, si ricorda il ritrovamento di alcune tombe ellenistiche a Sterpaticcio di Bastia e lo scavo di un monumentale ninfeo a facciata, in località Santureggio. Il riesame di alcuni bronzetti votivi provenienti dal monte Subasio attesta l'esistenza di un luogo di culto, attivo sin dal V sec. a.C.
Di recente pubblicazione sono la silloge delle epigrafi romane di A. e un'edizione organica di tutte le stele funerarie.
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