Vedi Association of Southeast Asian Nations dell'anno: 2015 - 2016
L’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico è fondata da Thailandia, Indonesia, Malaysia, Filippine e Singapore nel 1967 tramite una dichiarazione congiunta nota come Dichiarazione di Bangkok: obiettivi principali della neonata organizzazione erano la salvaguardia della stabilità regionale e la cooperazione tra i paesi aderenti in funzione anticomunista – e quindi in funzione di argine all’espansione della Repubblica Popolare Cinese e dell’Unione Sovietica nell’area.
La contrapposizione ideologico-strategica e l’influenza degli attori extra-regionali, proprie del contesto bipolare in cui sorse l’organizzazione, ne determinarono la stessa conformazione. I cinque membri fondatori erano, infatti, tutti schierati nel campo occidentale al fianco della superpotenza statunitense. Inoltre, uno dei fattori che più incise sulla decisione di istituire l’organizzazione fu il proposito di Washington e dei suoi alleati regionali di favorire la stabilità dell’area attraverso l’inserimento dell’Indonesia – l’attore più popoloso e da cui negli anni precedenti erano pervenute le maggiori minacce nella regione – in un meccanismo multilaterale di cooperazione economica e politica, che ne frenasse e moderasse la politica estera.
La contrapposizione che connotò i primi decenni di vita dell’Asean, oltre che ideologico-strategica, fu anche di natura geografica in quanto, dei cinque membri originari, solo la Thailandia apparteneva alla fascia continentale del sud-est asiatico.
Dopo l’adesione all’Asean del neo-indipendente sultanato del Brunei nel 1984, nel 1992 i sei membri dell’organizzazione si riunirono a Singapore per firmare un accordo di libero scambio (Afta), volto a ridurre entro la soglia del 5% la tassazione sul commercio di beni, a eliminare progressivamente le barriere non tariffarie e a incrementare così la competitività dell’intera area. I firmatari si posero come termine il 2008, ma già nel 2003 gli obiettivi erano conseguiti. L’Afta lascia completa autonomia agli aderenti per ciò che attiene i rapporti commerciali con paesi terzi, ma li vincola a imporre una tassazione non superiore al 5% per gli scambi intra-Asean. Il Segretariato, tuttavia, non ha competenza a giudicare in caso di disputa tra gli stati membri, e dunque in ultima analisi la risoluzione delle controversie rimane a livello bilaterale.
Se nel corso degli anni Ottanta ebbero luogo incontri regolari – focalizzati su questioni economiche – tra i ministri degli Esteri dell’Asean e i loro omologhi occidentali, con il superamento delle logiche della contrapposizione bipolare fu possibile non solo estendere la partecipazione a tali conferenze a Vietnam, Laos, Cina e Russia, ma anche includere nell’agenda questioni legate alla sicurezza. Si giunse così all’istituzione del Forum regionale dell’Asean (Arf) che venne inaugurato nel luglio del 1994 a Bangkok e che, da allora, avrebbe fornito una piattaforma diplomatica dove poter discutere e affrontare le problematiche legate alla sicurezza nella regione: una funzione che l’Arf svolse fin da subito permettendo, ad esempio, ai membri dell’Asean di relazionarsi con le rinnovate ambizioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.
Oggi l’Arf raggruppa 27 paesi e costituisce un foro istituzionale di dialogo che promuove misure di confidence-building e diplomazia preventiva, pur non avendo ancora la capacità di giocare un ruolo nella soluzione delle controversie. Oltre all’Arf, nel 1997, in risposta alla crisi economica che aveva colpito i paesi asiatici, fu creato il meccanismo Asean+3, ovvero un meeting annuale a livello ministeriale che si sarebbe istituzionalizzato a partire dal 1999 e che include Cina, Giappone e Corea del Sud, al fine di favorire il confronto e lo scambio economico, culturale e strategico. Con la pacificazione della regione indocinese, determinatasi nel corso degli anni Novanta con il ritiro del Vietnam dalla Cambogia prima e con la fine della guerriglia dei Khmer Rossi poi, si ebbero i presupposti per un allargamento dell’Asean agli stati continentali. Successivamente all’adesione del Vietnam nel 1995, con l’inclusione di Myanmar e Laos nel 1997 e della Cambogia due anni più tardi, la composizione geografica dell’Asean divenne effettivamente corrispondente al nome dell’organizzazione, passando ad abbracciare tutta la zona continentale dell’Asia sudorientale. Oggi i 10 membri dell’Asean rappresentano un polo demografico che, con 601 milioni di abitanti, supera l’Unione Europea.
L’Asean fu istituita per promuovere la stabilità regionale e di conseguenza lo sviluppo economico dei paesi aderenti. Nove anni dopo la data di fondazione è stato firmato un Trattato di amicizia e cooperazione in Asia sudorientale che prescriveva l’utilizzo di mezzi pacifici nella risoluzione delle dispute, la non interferenza negli affari di uno stato sovrano e la promozione delle attività di cooperazione: tutti ingredienti che costituirono la ‘Asean way’. Tali obiettivi furono riproposti nell’‘Asean Vision 2020’, concordata dai capi di stato dell’Asean nel corso del summit tenutosi in occasione del trentesimo anniversario dell’Associazione. Con il ‘Bali Concord II’ del 2003 venne invece introdotto il concetto di ‘pace democratica’, presupposto chiave per un’effettiva stabilità regionale. Infine, tra le finalità dell’organizzazione occupa un posto di rilievo la tutela dell’ambiente.
Durante il 27esimo summit Asean del novembre 2015 i paesi membri hanno adottato la dichiarazione di Kuala Lumpur per la costituzione della Comunità dell’Asean, fondata sulla libera circolazione dei beni, delle persone e dei capitali. Tale Comunità è basata su tre pilastri: la Comunità politica e di sicurezza (Apsc), la Comunità economica (Aec) e quella socio-culturale (Ascc). Nel 2007 l’Asean si è inoltre dotata di una Costituzione che, ratificata nel corso del 2008 da tutti gli stati membri, è entrata in vigore nel dicembre dello stesso anno e ha rappresentato un passo in avanti sostanziale nella direzione di una maggiore integrazione, sul modello dell’Unione Europea. La Costituzione è diventata anche il documento chiave per il funzionamento istituzionale dell’Asean. Il Leaders’ Formal Summit è composto dai capi di stato o di governo dei 10 stati membri e si tiene due volte all’anno, a rotazione nei vari stati membri secondo il criterio alfabetico. Questo costituisce l’organo decisionale principale dell’organizzazione: elegge al proprio interno il direttore generale e delibera sulle principali questioni sottopostegli dal Consiglio di coordinamento (composto dai ministri degli esteri e con cadenza semestrale), dal Consiglio della Comunità (che racchiude al suo interno Apsc, Aec e Ascc) e da organi ministeriali settoriali. Il direttore generale viene eletto per un mandato non rinnovabile di cinque anni a rotazione tra i paesi membri ed è la guida amministrativa dell’Asean, essendo deputato a supervisionare tutte le attività dell’organizzazione. La Presidenza, invece, ha cadenza annuale.
Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia, Vietnam.
Papua Nuova Guinea ha lo status di membro osservatore dal 1976, mentre Timor Est ha presentato domanda di adesione ed è membro osservatore dal 2002.