assolvere [participio assolto, asciolto e assoluto]
Il verbo è usato due volte nel senso specifico dell'assoluzione sacramentale: finor t'assolvo, e tu m'insegna fare / sì come Penestrino in terra getti (If XXVII 101); assolver non si può chi non si pente (XXVII 118). Non mancano però gli esempi che ci riportano al suo significato primitivo di " sciogliere ", " liberare " genericamente: la donna... mi vide assolto / de l'attendere in sù (Pd XXVII 76; per la variante asciolto in questo passo, cfr. Petrocchi, ad l.); la intellettuale vertude sia bene astratta e assoluta da ogni ombra corporea (Cv IV XXI 8).
Nella forma del participio ‛ asciolto ' (assolti nell'edizione del '21) ricorre in Pd XXXII 44 ché tutti questi son spiriti asciolti / prima ch'avesser vere elezïoni, dove si può intendere " liberi dai legami del corpo ", cioè " morti ", come vogliono parecchi dei commentatori, ma anche " assoluti e liberati dal peccato originale " (Buti), assolti " a vita, vel a poena " (Benvenuto).
In Pd XXV 25 Ma poi che 'l gratular si fu assolto, significa " aver termine ", valore comune al passivo del latino absolvo.