PIERALLI, Assunta
PIERALLI, Assunta. – Nacque nel 1807 a Lippiano, nell’Aretino, da Giuseppe e Francesca Capacci, di condizione agiata.
Ebbe tre fratelli: Ottavio, sacerdote; Giacomo, avvocato; Sante, fattore. La sua prima istruzione si svolse nella biblioteca di famiglia e con l’aiuto di alcuni prelati della zona (conosciuti tramite il fratello Ottavio, parroco nel vicino paese di S. Giuliana) che le diedero lezioni di latino. Il proposto della cattedrale di Città di Castello, don Antonio Lignani, la cui nipote aveva sposato Vincenzo Capacci, cugino di Assunta, ne scoprì il talento e la introdusse nell’ambiente accademico. Più tardi, già adulta, la sua educazione si arricchì attraverso l’incontro con due letterati che ne influenzarono la formazione culturale: Antonio Mezzanotte, antichista, legato alla tradizione del classicismo aulico, e Averardo Montesperelli, perugino, anche lui poeta, esule, dopo la restaurazione pontificia del 1831, a Lippiano (che allora faceva parte del Granducato di Toscana), dal quale prese lezioni di francese.
Fin dalla prima giovinezza, l’ambito accademico fu, per lei, uno spazio di riferimento decisivo: nei primi decenni dell’Ottocento queste istituzioni mantenevano un ruolo di prestigio e rivestivano particolare significato per le donne, alle quali permettevano di entrare in comunicazione con il mondo della cultura ‘alta’ e di veder riconosciuto il loro lavoro intellettuale, coerentemente con la tradizione arcadica. L’Arcadia, infatti, fu la prima accademia cui Assunta aderì, nel 1828, con il nome di Partenia Idèa, recitandovi un carme In morte di Cesare e una serie di componimenti di ispirazione religiosa. L’anno successivo entrò a far parte dell’Accademia dei Liberi di Città di Castello, esponendovi, come prima lettura, un testo sulla morte di monsignor Fuccioli, che aveva istituito una borsa di studio per giovani tifernati poveri. Il suo curriculum accademico si intensificò in seguito con una serie di adesioni a molte di queste istituzioni, da Urbino a Prato, fra Marche e Toscana. Dopo il trasferimento della famiglia a Perugia, verso la fine degli anni Trenta, Pieralli fece parte della locale Accademia dei Filedoni, animata da professionisti borghesi, possidenti e qualche membro dell’aristocrazia. Uno spazio prediletto dall’élite locale e caratterizzato da iniziative mondano-culturali, che affiancava i balli e l’intrattenimento a un gabinetto di lettura dove non mancavano libri e periodici internazionali. In diverse circostanze si esibì in quel contesto per declamare testi d’occasione, spesso in onore di illustri concittadini defunti, come era d’uso in quelle istituzioni (ad esempio, E questa ancor tra le tue spente glorie, per la morte del letterato Giuseppe Antinori, nel 1839, stampato nella raccolta In morte di Giuseppe Antinori, perugino. Prose e versi, Perugia 1839).
Dopo l’elezione di Pio IX al soglio pontificio i Filedoni andarono nettamente orientandosi in senso neoguelfo, caratterizzando politicamente le iniziative culturali, spesso dedicate ad avvenimenti pubblici che ne suscitavano gli entusiasmi poetici e cui Pieralli partecipava molto attivamente. Così vi recitò componimenti per la designazione del nuovo arcivescovo di Perugia (monsignor Gioacchino Pecci) da parte del papa, nel 1846 e, l’anno successivo, per l’elezione a deputato della Provincia di Roma del concittadino Luigi Donini. La visita di Vincenzo Gioberti in città, nel giugno del 1848, divenne l’occasione per organizzare nell’Accademia un intrattenimento letterario-musicale che fu anche pubblico riconoscimento del suo progetto politico: in quella circostanza la poetessa si esibì con una canzone dal titolo evocativo,Voti della città. Ma furono diversi, tra il 1846 e il 1848, i componimenti scritti in onore di Pio IX, per lo più stampati su fogli volanti, come A Pio IX P. M. che pose del mitissimo impero le basi nel cuore dei figli (Perugia s. d., ma presumibilmente 1847).
Nel 1848 Pieralli fu chiamata a collaborare a La donna italiana, periodico militante che si pubblicava a Roma con l’intento di coinvolgere le donne nel processo rivoluzionario risorgimentale e che si avvalse di un determinante apporto femminile, pur essendo diretto da un uomo, il giornalista e letterato Cesare Bordiga. Qui Pieralli pubblicò due poesie di impostazione patriottica, Sulla sacra guerra dell’indipendenza italiana e In morte del barone Pompeo Danzetta di Perugia capitano aiutante maggiore nelle legioni romane caduto nella battaglia di Cornuda il dì 9 maggio 1848, rispettivamente nei numeri del 10 giugno e del 1° luglio 1848.
Le frequentazioni accademiche l’avevano messa in contatto con l’élite perugina: Pieralli venne scelta come educatrice per le tre figlie – Altavilla, Ludovica e Cecilia – di Ginevra Ramirez di Montalvo e Carlo Emanuele II di Sorbello, importante esponente del locale ceto nobiliare, per passare poi verso il 1860, dopo circa diciotto anni, in casa di Zeffirino Faina, membro di spicco del liberalismo perugino. Non a caso, i rappresentanti dei gruppi dirigenti cittadini culturalmente e politicamente più dinamici sceglievano come istitutrice una donna letterata, di sentimenti nazional-patriottici, in linea con una tendenza all’apertura e alla modernizzazione che passava anche attraverso opzioni familiari e private come quelle sull’educazione delle ragazze. In seguito alla repressione del movimento liberale e nazionale da parte delle truppe pontificie, nel giugno del 1859 Pieralli lasciò Perugia con la famiglia di Faina (che aveva fatto parte del governo provvisorio cittadino) e dimorò con loro a Firenze fino al 1860, anno in cui i Faina tornarono nella città umbra. Nel 1861 fu chiamata a insegnare storia e geografia alla Scuola normale femminile di Perugia, istituita dal governo unitario e allora diretta da Giovanni Pennacchi.
Morì a Perugia il 31 ottobre 1865.
Pieralli appartenne all’intellettualità femminile che, nei decenni centrali dell’Ottocento, unì l’espressione poetica all’impegno civile e pedagogico, rendendosi protagonista del processo di unificazione nazionale. In questo contesto si colloca la sua produzione poetica, caratterizzata da un classicismo retorico piuttosto pesante, in linea con la formazione accademica, ma attraversata dai motivi ricorrenti nella letteratura risorgimentale, presenti anche nei testi di circostanza, scritti in occasioni di eventi rilevanti nella comunità di cui faceva parte (matrimoni, decessi, visite di personaggi illustri): l’esaltazione delle bellezze naturali e della ricchezza storica della ‘piccola patria’ di origine, l’Umbria, idealmente collegata a un più ampio contesto ‘italiano’ dalle comuni memorie; la rievocazione di episodi significativi del passato; il ricordo di personaggi illustri, proposti come esempio di vita. La condizione geograficamente e socialmente periferica di Pieralli, che visse nella provincia dello Stato pontificio, lontano dai più importanti centri editoriali e in ruolo subordinato, da semplice istitutrice, fece sì che molti suoi componimenti rimanessero inediti, affidati alla trascrizione a mano. La biblioteca Augusta di Perugia conserva un discreto gruppo di testi a stampa, per lo più poesie di occasione, diverse delle quali dedicate a membri della famiglia Ranieri di Sorbello. Una scelta postuma dei testi poetici, all’epoca comparsi su fogli sparsi o strenne, soprattutto umbre, fu pubblicata a Perugia nel 1890 per iniziativa di un’allieva, Celeste Ghirga Rossi (Poesie).
Fonti e Bibl.: Perugia, Archivio storico del comune; Perugia, Fondazione Uguccione Ranieri di Sorbello, Archivio carte di famiglia, Carte Bourbon di Sorbello, b. 2, f. 6; Archivio storico fotografico, 247, 1-4; Roma, Biblioteca Angelica, Fondo Arcadia, Ms. 40, Componimenti poetici della Zitella Assunta Pieralli, cc. 600r-601v; Città di Castello, Biblioteca comunale Giosue Carducci, Fondo antico, b. 29. Inoltre: P.L. Ferri, Biblioteca femminile italiana Padova 1842, ad vocem; In morte di A. P., Perugia 1865; O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia 1875, ad vocem; C. Ghirga Rossi, Introduzione, in A. Pieralli, Poesie, Perugia 1890, pp. V-XXX; G. Degli Azzi, Poesie patriottiche di A. P., in Archivio storico del Risorgimento umbro, I (1905), 4, pp. 294-297; A. Lupattelli, Cari ricordi. Donne egregie del secolo XIX che in Perugia si distinsero nelle lettere, nelle scienze e nelle arti, con un’antologia di prose e di poesie, Perugia 1908, pp 22-24, 92-101; Id., I salotti perugini del secolo XIX e l’Accademia dei Filedoni nel primo secolo di sua vita (1816-1916), Empoli 1921, pp. 164-167, 233; C. Villani, Stelle femminili. Dizionario biobibliografico, Napoli 1915, ad vocem; G. Cecchini, Saggio sulla cultura artistica e letteraria in Perugia nel secolo XIX, Foligno 1921, pp. 164-167; Dizionario del Risorgimento nazionale, a cura di M. Rosi, III, Le persone, Milano 1933, ad vocem; M. Bandini Buti, Poetesse e scrittrici, Roma 1941, ad vocem; Passato e presente di una biblioteca di famiglia. Rassegna di libri e carte della Uguccione Ranieri di Sorbello Foundation, Catalogo della mostra, a cura di L. Zazzerini, Perugia 2003, pp. 23 s.; L. Zazzerini, Percorsi educativi della nobiltà perugina nelle scelte di esponenti della famiglia Bourbon di Sorbello nei secoli XVIII-XIX, in Educare la nobiltà, Atti del convegno nazionale di studi, a cura di G. Tortorelli, Bologna 2005, pp. 307-347; A. Lignani, Una voce femminile del Risorgimento Altotiberino: A. P., in Pagine Altotiberine, 2011, vol. 44, pp. 157-184; M.T. Mori, Figlie d’Italia. Poetesse patriote del Risorgimento (1821-1861), Roma 2011 pp. 67, 73, 81, 95, 100, 160 s., 165; Libere e generose sorelle. «La donna italiana», 1848, a cura di R. De Longis - P. Gioia, Roma 2011 pp. 2, 32, 44, 47, 65; D. Brillini, L’Archivio dell’Accademia dei Liberi di Città di Castello. Inventario (1783-1903), tesi di laurea magistrale in scienze archivistiche e biblioteconomiche, Università degli studi di Firenze, 2014, p. 215.