ASTANA.
- La nuova vita della città. Un singolare laboratorio di architettura. Bibliografia
La nuova vita della città. – La storia di A. è cominciata nel 1998 quando, dopo circa due secoli dalla sua fondazione e vari cambi di nome (prima Akmolinsk, poi, dal 1961 al 1992, Tselinograd e dal 1993 Akmola), un decreto presidenziale e un piano urbanistico la posero all’attenzione internazionale con il nome attuale, che in kazako significa «capitale».
Nel 1998 era stata infatti preferita alla vecchia capitale, Almaty, collocata ai confini del Kazakistan, nell’estremo Sud. La prima fase del progetto di A., vinto dal giapponese Kisho Kurokawa (1934-2007) dopo un concorso internazionale a inviti, prevedeva alcuni interventi su grande scala, mirati a proteggere gli insediamenti futuri dalla minaccia delle alluvioni e dal vento di sud-ovest, contribuire a realizzare le migliori condizioni climatiche e ambientali per la nascita della nuova città e pianificarne lo sviluppo fino al 2030. Il masterplan, approvato dal governo nel 2001, intendeva realizzare una foresta a sud-ovest per deviare il vento e rivitalizzare l’ecosistema della steppa e consisteva in uno zooning lineare, esteso da sud-est a nord-ovest lungo le direzioni del fiume Ishim e della linea ferroviaria, al fine di consentire la crescita continua della città. Il progetto incorporava i concetti chiave di metabolismo-metamorfosi simbiosi che Kurokawa considerava portatori di nuovi sviluppi per l’«architettura della vita». L’idea di un layout fisso e completo in se stesso venne rifiutata: l’intento era quello di disegnare una città capace di crescere ed espandersi, come un organismo vivente.
Queste le premesse di un piano che era necessario approvare per attrarre investitori stranieri, dal momento che nel bilancio non c’erano risorse, nemmeno nel Fondo della nuova capitale. Il progetto di Kurokawa portava in dote un contributo della Japan international cooperation agency (JICA), il cui obiettivo è fornire aiuto ai Paesi in via di sviluppo per contribuire alla crescita delle loro infrastrutture.
Nonostante l’approccio innovativo, tale piano risultò ben presto sottodimensionato perché non tenne conto a sufficienza delle dinamiche di crescita della popolazione nella capitale e del ritmo di sviluppo economico del Kazakistan. La previsione di un incremento di 800.000 abitanti per il 2020 risultò errata già nel 2003, quando il numero dei cittadini aveva superato la quota di 500.000. Fu necessario così condurre studi demografici più approfonditi per rendere fondate le previsioni a lungo termine. Secondo il KIMEP (Kazakhstanskiy Institut Menedzhmenta, Ekonomiki i Prognozirovaniya, traducibile come Istituto di gestione, economia e ricerche strategiche del Kazakistan), entro il 2030 A. raggiungerà infatti più di 1 milione di abitanti.
Nel 2007 il RDI (Research Design Institute) ha presentato un progetto di aggiornamento dello schema generale del masterplan e un quadro normativo in grado di soddisfare gli standard della nuova capitale. Vladimir Laptev, attuale amministratore e responsabile del piano di A., ha affermato di non voler dar vita a una capitale meramente amministrativa, motivo per cui artisti e intellettuali sono stati invitati a partecipare al progetto. Alla base del piano c’è la volontà di sviluppare la città come il centro amministrativo, commerciale, scientifico, educativo, culturale, sportivo e industriale più innovativo dell’Asia centrale. Tra i principi fondamentali del documento ci sono il policentrismo, la complessità e la densità che permettono di realizzare un ambiente di vita sicuro e confortevole per gli abitanti e i turisti. Il potenziamento delle infrastrutture è stato dunque considerato un obiettivo prioritario, così come già programmato nel piano proposto da Kurokawa, del quale è stata realizzata la struttura del centro amministrativo e le aree verdi attorno alla città. Laptev, condividendo la visione di Nursultan Nazarbaev (nel 2011 eletto per la quarta volta alla presidenza della Repubblica), ha abbracciato l’originario progetto dell’architetto giapponese: quello di una città la cui immagine è rivolta al futuro e che si fonde con le quattro stagioni dell’anno, rispettando i mutevoli ritmi della natura. L’integrazione di urbano e rurale, uomo e natura, Oriente e Occidente rimane dunque centrale in tutti i piani di A. e deriva dalla ‘filosofia della simbiosi’ che è il lascito di Kurokawa al mondo dell’architettura e della pianificazione urbana.
Un singolare laboratorio di architettura. – Scendendo di scala, è evidente che l’architettura postsovietica della città di A. si impone per le sue forme stravaganti e per un uso, a volte spregiudicato, della tecnologia e del colore. Il risultato è una fusione di stili differenti: dall’imponente architettura sovietica alle piramidi, dalle chiese alle moschee. Gli obelischi che punteggiano la città, gli archi grandiosi e un novero di grattacieli dai vetri scintillanti e dalle forme sinuose, definiscono il caleidoscopico skyline di A. e appaiono come un miraggio nella steppa sconfinata del Kazakistan. Del classicismo socialista, che ben rappresentava la monumentalità degli edifici nelle Repubbliche ex sovietiche, è rimasta traccia in alcuni tipi residenziali in linea e in un’aggregazione di volumi (di cui il più alto si sviluppa su 39 piani) che contengono uffici, residenze e un hotel (Triumph of Astana, 2006); il complesso, realizzato dalla Bazis international, è una citazione del gruppo di grattacieli moscoviti noti con il nome ‘Sette sorelle’.
La città è un laboratorio di sperimentazione architettonica a cielo aperto, dove gli edifici rispondono al desiderio di stupire. Colpisce per dimensioni e design la torre di osservazione (Bayterek, 1997) che è diventata il simbolo del trasferimento della capitale da Almaty. Voluto da Nazarbaev e progettata dallo studio Foster+Partners, il fascio ferroso del Bayterek, sormontato da una sfera di 22 m di diametro, ha aperto ad A. la stagione del contemporaneo in architettura. Aspirazioni monumentali, postmodernismo e culto dell’high tech caratterizzano gli interventi più rilevanti. Improntati alla tecnologia con una forte inclinazione al risparmio energetico si segnalano ancora due edifici dello studio Foster+Partners. Il primo, il Palace of peace and reconciliation (2006), è una piramide a base quadrata – la misura del lato di 61,80339887 m, pari all’altezza, recupera la sequenza di Fibonacci – che ospita il centro per gli studi della religione e della tolleranza. Il secondo, il Khan Shatyr entertainment centre (2010), è uno degli edifici simbolo della capitale: con una base ellittica di 300 m è la più grande tenda del mondo (chiaro riferimento alla tradizione nomade kazaka della iurta) sotto la cui struttura – una rete d’acciaio sulla quale è fissata una copertura di polimero termoplastico (ETFE, Etilene TetraFluoro Etilene) – trova posto un centro per il commercio e lo svago. A completare l’intervento la riproduzione di uno scorcio maldiviano con palme, onde artificiali e sabbia riscaldata a una temperatura costante di 35 °C.
Va segnalato, inoltre, l’Auditorium di Stato (Central concert hall Kazakhstan, 2009) dello Studio Nicoletti Associati, una composizione di gusci dagli angoli acuti che definisce un bozzolo al cui interno sono distribuiti un vasto auditorium, due sale minori e una piazza interna animata da negozi, logge, ristoranti e spazi espositivi. Il complesso partecipa alla definizione planimetrica, come un ideale ippodromo, del nucleo direzionale di A., costituendo, insieme al palazzo presidenziale (Ak Orda presidential palace, 2004), una delle terminazioni dell’area rettangolare di 3,5×1,5 km. Il Vodno-Zelyony boulevard che l’attraversa, un asse longitudinale est-ovest, si articola in un sistema di tre piazze, un abaco di fontane azionate con avanzate soluzioni tecnologiche, viali decorati da fiori e sculture nel tipico vivace linguaggio kazako. Lungo questo viale pedonale sorgono importanti edifici che costituiscono il quartiere amministrativo della città e danno forma al dichiarato eclettismo kazako di cui si è già detto: tra questi, due singolari edifici a tronco di cono, rivestiti di vetro giallo a specchio, incorniciano, come due propilei, il palazzo presidenziale alla cui sommità spunta una grande cupola color pervinca.
A soddisfare le aspirazioni monumentali di A. contribuisce, tra gli altri, il progetto del nuovo Museo della storia del Kazakistan (National museum of Kazakhstan, 2014): una struttura di dimensioni imponenti (74.000 m2) progettata da un gruppo di architetti sudcoreani e locali, dedicata all’arte del popolo kazako e alla formazione della sua identità nazionale.
In ultimo, a testimoniare un post modern d’antan, con influenze di classicismo socialista, la sede della società petrolifera nazionale (Head office of the JSC KazMunaiGas, 2003); tale complesso, situato nel centro di A. sulla riva sinistra dell’Ishim, consiste di set te edifici collegati da un arco colossale.
In un Paese che per il 70% è di religione musulmana la presenza delle moschee nella capitale è un dato evidente. Tra queste si segnalano: la moschea (Masjid Hazrat sultan, 2012) del kazako Sagyndyk Zhanbolatov di 17.000 m2 di superficie, realizzata in stile islamico tradizionale con l’applicazione di ornamenti kazaki; e la moschea (Nur-Astana, 2008) realizzata dal libanese Charles Hazif che è incorniciata da quattro minareti alti 62 m ed è la seconda più grande del Paese e dell’Asia centrale. Questo imponente edificio è il risultato di unaccordo tra Nazarbaev e l’emiro del Qaṭar, Šayḥ Ḥamad ibn Halīfa Al Ṯānī. Il presidente Nazarbaev ha fortemente sostenuto un islam moderato o quella che si potrebbe definire una ‘via kazaka’ per la convivenza pacifica tra culture e religioni diverse.
A. è forse l’ultima metropoli utopica realizzata a condividere le aspirazioni delle città di fondazione disegnate da progettisti consapevoli del ruolo che l’architettura può ancora avere ai fini della propaganda. La città infatti raggiunge l’obiettivo di Nazarbaev di dare forma alla potenza energetica del Paese, la cui eco si diffonderà su scala globale con l’Expo 2017 che si svolgerà proprio ad A.; il tema scelto dagli organizzatori è Future energy: l’energia (con particolare riferimento alle energie rinnovabili) e il suo rapporto con l’ambiente.
Bibliografia: K. Kurokawa, Each one a hero. The philosophy of symbiosis, Tokyo-New York-London 1997. Si vedano inoltre:http://strategy2050.kz; http://astana.gov.kz/en/modules/material/47 (14 febbr. 2015).