ASTERIO di Amasea
Vescovo di questa città (nel Ponto), successe ad Eulalio che, cacciato da Amasea per opera degli ariani, vi ritornò dopo la morte di Valente (9 agosto 378); nell'omelia contro la festa delle calende parla della morte di Rufino (395) e dell'eunuco Eutropio (sotto Arcadio) come di fatti recenti. Al dire di Fozio (Quaest. Amphil., 312), pervenne a un'estrema vecchiaia. Il suo successore fu Palladio, che prese parte al concilio di Efeso (431). Possiamo ritenere come approssimative date estreme della sua vita il 330 e il 410. Possediamo sotto il suo nome 21 omelie.
Di esse, cinque furono pubblicate, per la prima volta, sul cod. Vat. gr. 388, da Giovanni Brant (Anversa 1615), con una traduzione latina di Filippo Rubens: altre sette, con traduzione latine a note, dal Combefis (Parigi 1648). È fra esse (omelia V) una Enarratio in martyrium praeclarissimae martyris Euphemiae che, più che un'omelia, è una descrizione d'una pittura rappresentante il martirio di S. Eufemia (sotto Diocleziano): esercitazione retorica, per altro assai importante. È ricordata come genuina, e poi anche riportata per intero, negli atti del secondo concilio di Nicea (del 787: in Mansi, SS. Concil. coll., XIII, pp. 16-17 e 308 segg.). Un'altra (In S. Stephanum protomartyrem) era stata da Vincenzo Riccardi (Roma 1630) attribuita a Proclo, ma venne dal Combefis rivendicata ad Asterio. Sette omelie sui Salmi V, VI e VIII furono pubblicate dal Cotelier (in Eccl. Gr. monum., II, Parigi 1681,1-81). Fozio ricorda altre omelie di Asterio, una delle quali (In Iairum et mulierem haemorrhoissam) è menzionata anche da Niceforo costantinopolitano. Di altri scritti genuini non abbiamo memoria. Varî frammenti sotto il nome di A. compaiono qua e là nelle Catenae (cfr. A. Mai, Scriptor. veter. nova coll., IX, Roma 1837, pp. 669 segg.). L'edizione completa delle omelie (salvo i frammenti) è in Patrol. Graeca, XL, coll. 163-478.
A. è scrittore forbito, senza troppi fiori retorici. Le sue omelie possono ben stare accanto a quelle di Giovanni Crisostomo e di Basilio. È da notare, infine, ch'egli preferì argomenti d'indole pratica e morale; la teologia puramente teoretica non lo attrae.
Bibl.: M. Bauer, Asterius, Bischof von Amaseia, Würzburg 1911; K. Fr. W. Paniel, Pragm. Geschichte d. christl. Beredsamkeit, I, ii, Lipsia 1841, p. 566 segg.; L. Koch, in Zeitschrift f. d. histor. Theologie, XLI, p. 77 segg.; O. Bardenhewer, Patrologie, Friburgo in B. 1910, p. 268; id., Gesch. der altkirchl. Literatur, III, 2ª ed., Friburgo in B. 1912, p. 228 segg.; V. De Buck, in Acta Sanctorum, Octobr., XIII, p. 330 segg.; J. Strzygowski, Orient oder Rom, Lipsia 1901, p. 118 segg. (sull'omelia V); M. Schmid, Beiträge zur Lebensgesch. d. A. von Am. und zur philol. Würdigung seiner Schriften, Berna e Lipsia 1911.