ASTI (V, p. 76)
È stata restituita al rango di capoluogo di provincia con r. decreto legge 1° aprile 1935.
Tra le opere pubbliche più importanti compiutesi in questi ultimi anni, ricordiamo: la fognatura generale della città, lo stabilimento bagni, le due modernissime centrali del latte, la scuola Arnaldo Mussolini, la Casa di riposo "Umberto I", l'Istituto magistrale, il nuovo acquedotto, la caserma della M.V.S.N., la Casa Littoria. Quest'ultima fa parte di un unico grande edificio in corso di costruzione, che comprenderà il Palazzo del governo, il Palazzo del comune e varî altri uffici pubblici della provincia. Di imminente realizzazione sono la nuova Casa della madre e del fanciullo, e il campo sportivo del Littorio. Nel 1937 si procedette alla demolizione del quartiere denominato Canton del Santo, il quale sarà sostituito da una grandiosa costruzione moderna; è in corso la pavimentazione permanente di tutte le vie cittadine e di molte strade della provincia. Per i figli del popolo fu istituita la Colonia marina permanente di Andora (Savona); molto curate sono le numerose colonie stagionali.
Nella vita economica della città, ha assunto grande importanza la manifestazione dell'"Autunno astigiano" organizzata di recente accanto alle altre fiere. Il commercio annuo dell'uva barbera è salito a più di 12.000 quintali e a 8000 quello delle uve comuni. Fonderie, ferriere, fabbriche di biciclette e accessorî si sono affiancate alle altre industrie cittadine. La superficie agraria e forestale del comune può farsi ascendere a 13.405 ha. sopra una superficie totale di 15.087 ha.
Importanti linee automobilistiche uniscono la città a Montemagno-Casale, a San Damiano-Canale, a Costigliole, Canelli, Bubbio, Mombercelli, Govone, Acqui, e ai vari altri centri della provincia. Percorrono la zona astigiana anche linee automobilistiche di gran turismo, quali la Asti-Acqui, la Asti-Crea, il giro delle Langhe, ecc.
Fra gl'istituti di cultura più importanti della città ricordiamo il Museo Alfieri, il Museo archeologico di San Pietro, le varie biblioteche, l'Istituto di cultura fascista e infine il Centro nazionale di studî alfieriani, istituito recentemente dal consiglio dei ministri. Asti è inoltre sede provinciale dell'Istituto per la storia del Risorgimento.
Monumenti (p. 77). - Oltre agli edifici moderni di cui si è accennato ricordando le principali opere pubbliche eseguite nella città, Asti ha provveduto al restauro e all'isolamento di alcuni dei suoi più importanti monumenti. Così è stata restaurata e isolata la Torre rossa (o di S. Secondo, non di S. Caterina), costruzione romana completata in alto verso il 1000: è a 14 lati fino alla metà, poi rotonda. Pure restaurata e isolata è stata la Torre troiana o "dell'orologio". Resti di capitelli e di decorazioni romane sono stati raccolti nel Museo archeologico del Battistero di S. Pietro, testé isolato e restaurato: la costruzione dell'edificio - all'esterno del periodo gotico - è fatta risalire al sec. VI: saremmo quindi in presenza del più notevole monumento di architettura longobarda esistente in Piemonte. Ricordiamo infine che la parte N. della città è tuttora circondata da bastioni medievali costruiti su fondazioni romane, ancora ben conservati e imponenti
La Provincia di Asti.
La provincia di Asti, la 94ª in ordine di tempo del Regno d'Italia, è stata costituita con r. decr. 1° aprile 1935, distaccando da quella di Alessandria 105 comuni. Misura una superficie di chilometri quadrati 1512,01 e confina con le provincie di Alessandria, Savona, Cuneo, Torino. È una regione eminentemente collinare (97,4% dell'intero territorio), mentre solo il 2,6% è costituito da pianura (medio corso del Tanaro). La massima altezza si ha nella sezione meridionale, al confine con la provincia di Savona, con il Bric Puschera (m. 845). Comprende tre regioni distinte: alto e basso Monferrato e conca astigiana, costituita per i 9/10 da rocce del Terziario, con prevalenza dell'astiano e fossaniano, composti per lo più da sabbie, marne, arenarie, ottime per il vigneto. La provincia è caratterizzata da clima continentale, con inverni freddi, ricchi di nevosità, estati assai calde; le piogge non sono molto abbondanti, oscillando nel periodo 1920-1930 da un minimo di 502 a un massimo di 862 mm., distribuite con prevalenza nelle stagioni primaverile e autunnale; la siccità si manifesta soprattutto nell'estate, con grave danno per l'agricoltura. Sono frequenti le grandinate estive, specie nella porzione settentrionale.
La provincia comprende 105 comuni, contando nell'aprile 1936 una popolazione di 242.216 abitanti presenti (245.764 residenti), in notevole diminuzione rispetto al 1931 (253.216 ab.) e più ancora al 1901 (280.828), diminuzione causata interamente dall'eccedenza dell'emigrazione sull'immigrazione, ché l'eccedenza dei nati sui morti, seppure modesta, mantiene un saldo attivo. La densità media della provincia è notevole, pari a 160 ab. per kmq. nel 1936 1167 nel 1931): più popolata si presenta la collina (161) che la pianura (133), per evidenti ragioni economiche. La popolazione vive in centri di modeste dimensioni, raramente superanti i 2000-3000 abitanti, fatta eccezione di Asti capoluogo con 26.500 ab. nel 1936, grande nodo stradale, ferroviario e centro industriale importante. Le caratteristiche eminentemente agricole della provincia spiegano perché il 68,5% della popolazione attiva viva dell'agricoltura e solo il 18,3% dell'industria, dell'artigianato e dei trasporti.
La superficie improduttiva è molto scarsa, pari al 4,6% di quella totale. Su 100 ettari di superficie agraria-forestale il 41% è costituito da seminativi semplici ed arborati con le produzioni principali del frumento e del mais. L'agricoltura è peraltro ostacolata dalla difficoltà dell'irrigazione, dalle prolungate siccità, dalla natura eminentemente sabbiosa dei terreni. Le acque vengono ricavate soprattutto dal Tanaro (Canale San Marzano, con un comprensorio irriguo di 2200 ettari), oppure dalla falda freatica per innalzamento meccanico (Villafranca d'Asti). Ma la base economica è offerta dalle colture legnose specializzate 133,1%), soprattutto dal vigneto, costituito da 12.231 ha. a coltura pura e da 32.047 a coltura mista prevalente. La produzione complessiva di uva s'aggira su 1,5 milioni di quintali, destinati soprattutto alla vinificazione; una minima parte dell'uva prodotta è consumata fresca, oppure è destinata per la preparazione di sciroppi e marmellate. La produzione enologica della provincia è meritamente celebre anche fuori d'Italia, per la qualità dei suoi vini, fra i quali primeggiano il Barbera, il Freisa, il Grignolino, il Dolcetto e soprattutto il Moscato e lo Spumante di Asti. L'industria enologica dispone di una buona attrezzatura tanto presso i privati viticoltori, quanto presso le istituzioni cooperative e le grandi organizzazioni. Un'altra attività notevole è quella orticola, che nei territori di Asti, Isola d'Asti, Motta, Nizza Monferrato dà prodotti di larga fama, come pure la frutticoltura sta assumendo sempre maggiore importanza (pescheti di S. Damiano d'Asti, Cisterna d'Asti, Asti); noccioleti, ciliegieti, ecc.
Non molto diffusi sono i prati naturali e i pascoli (14,8%), che insieme con i prati avvicendati, dànno tuttavia una produzione di 1,8-2 milioni di q. di fieno all'anno, ciò che permette un discreto allevamento, pari a 114.877 capi nel 1930 (9220 equini; 77.480 bovini; 13.601 suini; 6756 ovini; 7810 caprini). La maggiore importanza è data dai bovini che presentano un aumento del 29,1% rispetto al censimento del 1908; molto aumentati anche i suini (108,7%), mentre ovini e caprini sono in forte diminuzione. Molto diffuso è anche l'allevamento a carattere familiare dei volatili da cortile e del coniglio; fiorente anche la bachicoltura, effettuata da 12-13.000 famiglie, con una produzione media annua di circa 500.000 kg. di bozzoli. Molto scarsi sono infine i boschi e i castagneti, pari al 10% della superficie totale produttiva.
L'industria non ha grande importanza: compreso l'artigianato, erano occupate (1936) solo 20.512 persone, con i valori massimi di Asti (9504), Canelli (1067), Nizza Monferrato (1006), specie nell'enologia, nella lavorazione del legno, dei metalli, nel vestiario.
Data la sua posizione geografica, la provincia è attraversata da numerose strade ferrate, di cui la principale è quella a doppio binario, elettrica, unente Torino con Genova; Asti è collegata per ferrovia anche con Casale, Chivasso, Alba, Acqui.
Anche nella provincia sono state eseguite notevoli opere pubbliche: prima fra tutte la costruzione dell'acquedotto del Monferrato, che fornisce l'acqua a gran parte dei comuni della provincia (per l'acquedotto, v. alessandria, App.); varî altri comuni hanno invece provveduto per un acquedotto autonomo. Furono costruiti numerosissimi edifici scolastici, tra i quali quello grandioso di Costigliole d'Asti; ogni comune creò la propria colonia solare. La rete stradale della provincia si va rapidamente avvicinando alla pavimentazione totale con sistema permanente, per quanto riguarda le strade provinciali, e alla sistemazione completa delle strade secondarie.
Monumenti. - Numerose sono le opere di particolare interesse storico-artistico sparse nel territorio della provincia di Asti; tra le più importanti si notano: la chiesetta di Viattosto, sulla collina a N. della città, apprezzato monumento di architettura gotico-piemontese (sec. XIII; dal piazzale anteriore si gode una magnifica vista del territorio cittadino); la chiesa di S. Nazario in Montechiaro, con campanile, costruzione risalente al Mille e ancora ben conservata; la chiesa di San Secondo in Cortazzone, pure risalente ad epoca prossima al Mille, con ricche decorazioni interne in mattoni e tufo; infine, la storica abbazia di S. Maria in Vezzolano (Albugnano) il più antico, completo e cospicuo monumento in stile lombardo esistente in Piemonte: la facciata è riccamente decorata in pietra e mattoni; taglia trasversalmente la chiesa il tramezzo, decorato da un grande bassorilievo rappresentante la beatitudine della Madonna. Un'iscrizione latina ne fissa la data di esecuzione al 1189, regnante Federico Barbarossa; l'annesso chiostro quadrato è decorato da dipinti discretamente conservati del sec. XIV. Sia l'architettura, sia la scultura di questa chiesa sono fortemente influenzate dall'arte francese (borgognona e provenzale). Una caratteristica della provincia astigiana è costituita dal rilevante numero di castelli medievali che coronano quasi tutti i centri abitati e la sommità delle colline; tra i più notevoli il castello di Costigliole d'Asti, i castelli di Cisterna d'Asti, Cortazzone, Cossombrato, San Martino Alfieri, Montechiaro, Frinco, ecc.
Bibl.: E. Masi, Asti e gli Alfieri nei ricordi della Villa di San Martino, Firenze 1903; C. Borelli, Asti, Ivrea s. a.; Min. Educ. Nazion., Elenco degli edifici monumentali, I, Provincia di Alessandria, Roma 1911; N. Gabiani, Le torri, le case-forti ed i palazzi nobili medievali in Asti, Pinerolo 1906; id., La cattedrale d'Asti nella storia e nell'arte, Asti 1920. Sulla chiesa dell'abbazia di Vezzolano, v.: G. Manuel di S. Giovanni, Notizie e documenti di S. Maria di V., in Miscellanea di st. ital., 1872, p. 251 segg.; A. Bosio, Storia dell'antica abbazia e santuario di V., Torino 1872; L. Motta Ciaccio, Gli affreschi di S. Maria di V. e la pittura piemontese del Trecento, in L'Arte, XIII (1910), pp. 335-352; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I: Il Medioevo, Torino 1927 (v. l'indice); A. Motta, Vezzolano, 2ª ed., Milano 1933.