astore
Col nome di questo uccello rapace, che B. Latini descrive minuziosamente nei capitoli IX e X del libro V del Tresor, D. chiama gli angeli che nella valletta dei principi, scendendo dall'alto, mettono in fuga la biscia tentatrice: Io non vidi, e però dicer non posso, / come mosser li astor celestïali; / ma vidi bene e l'uno e l'altro mosso (Pg VIII 104).
Circa il motivo della scelta, nota l'Ottimo: " E chiamali astori, però che lo astore è inimico del serpente ". Altri interpreti, con riferimento al rapidissimo volo degli angeli, insistono invece sulla velocità oltre che sulla forza degli. a.: " Angeli... merito assimilantur avibus quia sunt alati et velocissimi... et praecipue asturibus quia sunt aves fortes multum " (Benvenuto); " denota la prontezza e la forza " (Tommaseo).