ASTORGIO di Duraforte
Così è denominato generalmente nelle cronache e storie italiane ed anche nelle fonti documentarie, ma il suo vero nome era Hector de Durlort; il nome fu tradotto in Estorre, Astorre, e Astorgio. Allo scopo di assoggettare alla Chiesa i signori di Romagna, soprattutto i Pepoli di Bologna, i Manfredi di Faenza, gli Ordelaffi di Forlì, che si erano ormai regi quasi del tutto indipendenti, papa Clemente VI mandò in Italia nel 1349 Ettore di Durfort, cavaliere della diocesi di Limoges e suo nipote, da lui creato in tale occasione conte di Romagna. Conduceva 400 cavalieri provenzali e con gli aiuti dei signori lombardi poteva contare su un esercito di 1800 lance. Prima si prefisse di punire Giovanni Manfredi, signore di Faenza, che s'era staccato dai Guelfi, e raccolse milizie dai signori vicini, ma il Manfredi pure ne radunò con l'aiuto di altri signori di Romagna minacciati della stessa sorte (Ordelaffi, Malatesta, da Polenta). Il Durfort vinse al Ponte di San Procolo presso Faenza, ma non riuscì a prendere Solarolo. Si finse quindi amico di Giovanni e Giacomo Pepoli, dal 1347, dopo la morte di Taddeo Pepoli, signori di Bologna; nel luglio del 1350 seppe adescare Giovanni, con il pretesto di un trattato da concludersi con lui e con il Manfredi, e a tradimento lo imprigionò e condusse in Imola. Il fatto suscitò grande sgomento nel fratello Giacomo Pepoli e varia impressione a Firenze, a Milano e nei signori lombardi, ciascuno dei quali ambiva alla conquista di Bologna; ma il Durfort poco vantaggio trasse dal tradimento: poiché in mezzo alle strettezze di denaro, non potendo pagare i suoi mercenarî si acconciò a lasciar libero Giovanni Pepoli, dietro il pagamento di cospicua somma, e promosse un accordo da trattarsi coi Fiorentini; senonché i Pepoli vendettero nascostamente la città ai Visconti di Milano. Il Durfort, deluso, si unì a Mastino della Scala, assoldò la compagnia del duca Guarnieri di Urslingen e tentò di muover guerra ai Visconti; ma, poiché da Avignone non giungeva denaro ma solo la scomunica contro i Visconti, dovette al principio del 1351 consentire ai suoi soldati di trattare col nemico. Anche il papa poco dopo si acconciò al fatto compiuto, e al Durfort rimase il puro e vano titolo di rector Romandiolae pro Ecclesia (così si chiamava ancora il 4 maggio 1352).
Bibl.: A. Sorbelli, La signoria di Giovanni Visconti in Bologna, Bologna 1902, pp. 1-67.