ASTRINGENTI (fr. astringents; sp. astringentes; ted. Astringenzien; ingl. astringents)
In farmacologia si chiamano astringenti quelle sostanze che agiscono localmente sui tessuti dell'organismo, e che, non avendo, a concentrazione opportuna, azione irritante, sono comunemente usate per diminuire i processi infiammatorî locali.
Gli astringenti sono in generale dotati di un'azione precipitante sulle proteine, così che si originano combinazioni colloidali più o meno stabili e insolubili in mezzi neutri o debolmente acidi. Una parte dell'azione prodotta da questi farmaci è dovuta certamente alla precipitazione della sostanza che cementa l'endotelio dei capillari; fatto, questo, che si può render visibile trattando i tessuti con nitrato d'argento. In tal modo viene a formarsi un involucro che riveste la parete dei capillari e ne diminuisce la permeabilità.
L'intensità d'azione dei diversi astringenti fu stabilita con varî metodi, e fra gli altri col metodo di Dreser, determinando la diminuzione di estensibilità del polmone di rana immerso, per tempi uguali, in soluzioni all'1% di questi farmaci. La sostanza dotata di maggior potere astringente apparve il nitrato di argento: vengono poi in ordine decrescente il tannino, l'acetato basico di piombo, l'acido picrico, l'allume, il solfato di zinco, ecc.
Nella pratica medica molti sono gli astringenti adoperati: fra i sali metallici si possono ricordare il nitrato d'argento, il solfato di zinco, l'allume, ecc., che in soluzione, in pomate si collocano sulle ferite, sugli ascessi, sulle ulceri, o si usano per medicare la congiuntiva o altre mucose infiammate. Per via interna si somministra frequentemente il sottonitrato di bismuto nella cura delle diarree e d'altre malattie intestinali: questo sale subisce nell'intestino una trasformazione passando a solfuro, e in tal modo sottrae l'idrogeno solforato che è un eccitante naturale della peristalsi, così che i movimenti intestinali esagerati si calmano.
Fra i composti organici viene in prima linea il tannino, che esternamente, in pennellazioni e per gargarismi, è largamente adoperato, e anche internamente nelle malattie intestinali. Anche i suoi derivati, quali la tannalbina (albuminato di tannino), il tannigeno (etere acetico dell'acido tannico), il tannocol, il tannoformio, ecc., sono rimedî d'uso comune.