astrochimica
astrochìmica s. f. – Settore della chimica che studia la composizione e le proprietà chimico-fisiche delle nubi interstellari. L'identificazione, negli enormi ammassi di atomi, molecole e particelle solide che si trovano negli spazi vuoti tra le stelle, di specie chimiche più complesse degli atomi e delle semplici molecole biatomiche ha ricevuto impulso sin dagli anni Sessanta del 20° sec., grazie in particolare allo sviluppo della spettroscopia a radiofrequenze e dei telescopi infrarossi montati su satelliti al di fuori dell’atmosfera terrestre. Si è così accertato che, oltre alle specie semplici dominanti nello spazio interstellare, quali idrogeno (90%, in varie forme) ed elio (10%), le nubi contengono quantità minori di altri elementi chimici quali ossigeno, carbonio, azoto, nichelio, zolfo, calcio, alluminio e ferro. A partire dalla scoperta, nel 1968, della prima molecola poliatomica, l’ammoniaca NH3, si sono susseguite molte altre scoperte rilevanti: la formaldeide HCHO, l'etanolo C2H5−OH, la serie dei cianopoliini H–(C≡C)n–CN, il metano CH4, l'acido acetico CH3COOH, il benzene C6H6, l’acetammide CH3CONH, il propilene CH3−CH=CH2. L'interesse verso l'astrochimica è così cresciuto a mano a mano che si veniva disvelando l'inattesa complessità della chimica interstellare. La presenza maggiore di molecole complesse è stata rilevata nelle nubi cosiddette oscure, cioè quelle che, contenendo piccole quantità di microparticelle solide (grani interstellari), non lasciano passare la parte visibile e ultravioletta della luce delle stelle, responsabile della distruzione delle molecole complesse. Tra le scoperte più interessanti avvenute nel primo decennio del 21° secolo c'è l'identificazione di alcuni semplici amminoacidi, la glicina, H2N−H2C−COOH, nel 2003, e l'amminotrile, nel 2008. L'identificazione degli amminoacidi nello spazio è di grande interesse nell'ambito delle ricerche miranti a comprendere la comparsa (o l'arrivo) degli organismi viventi sulla Terra.